domenica, Novembre 24, 2024
-rete-

Nostalgia canaglia

Il 30 gennaio 2016 centinaia di catanesi sono scesi in piazza. Un lungo striscione blu apriva il corteo in via Etnea. Una scritta bianca e rossa: “Fuori la mafia dal Comune”. I Siciliani giovani portavano un lenzuolo bianco “via i Ciancio, via i Bianco”. Il Movimento 5 stelle e la sinistra gridavano “Bianco dimettiti”.

Era stata appena pubblicata l’intercettazione tra Enzo Bianco e Mario Ciancio, circa l’approvazione in consiglio comunale della varante al piano regolatore che avrebbe consentito di cementificare la playa. Proprio nei terreni di Ciancio. La Commissione regionale antimafia aveva appena approvato una relazione che denunciava le potenziali interferenze della mafia sul consiglio comunale e su alcuni esponenti di primo piano della maggioranza. La discoteca Empire, dove l’amministrazione comunale svolgeva alcune sue attività culturali, era stata da poche settimane confiscata alla mafia.

Nel 2013 Bianco era stato eletto sotto l’effetto di un grande sentimento popolare: la nostalgia. E gli affari.

Nel 2018, alla scadenza del mandato di Bianco, la città era, di fatto, in dissesto finanziario. Il fallimento amministrativo della coalizione al governo, gli scandali, l’arroccamento di Bianco nel palazzo, circondato da una dannosa cricca di yesman, ha spalancato le porte a Salvo Pogliese, vincitore al primo turno, con un plebiscito.

A Bianco sono rimasti due processi, quello per il dissesto finanziario del Comune e quello per il ruolo nello scandalo Università Bandita sui concorsi truccati all’Università di Catania.

Oggi rieccoci arrivati alle elezioni comunali a Catania. All’accorato appello dell’arcivescovo perché la città cambi, perché non si candidino persone che hanno avuto incarichi amministrativi in passato, perché non si presentino persone con carichi pendenti con la giustizia, arriva la risposta di Enzo Bianco, 71 anni, 6 volte candidato e 4 volte Sindaco: mi ricandido a Sindaco!

La macchina di quel che resta del suo potere riparte da dove si era fermata nel 2018. La Sicilia di Mario Ciancio, 90 anni, nel frattempo sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, sbatte in prima pagina un sondaggio commissionato e diffuso dallo stesso entourage di Bianco che lo da clamorosamente vincente. A stretto giro Totò Cuffaro dichiara la disponibilità della Democrazia Cristiana a sostenerlo. Il Cavaliere Francesco Starace, amministratore delegato dell’Enel, dirigente nazionale di Confindustria, in occasione dell’inaugurazione a Catania, del mega stabilimento per la produzione di pannelli fotovoltaici, ringrazia Bianco per il lavoro svolto. Il Direttore Generale dell’Ospedale Garibaldi Fabrizio De Nicola mette il suo nome nell’iniziativa con conclusioni di Bianco, che si svolgerà all’interno dell’ospedale.

Bianco su facebook finge di riflettere sulla sua candidatura mentre prepara le liste ed è già nel pieno della campagna elettorale. Vorrebbe poter dire che lo hanno implorato, che è un sacrificio, un atto d’amore per la città. Lo dirà tra qualche giorno.

Da certa politica un vecchio mantra: “è il più forte, come lui non ce n’è, se ci fosse stato l’avremmo scelto, ma chi potrebbe competere con lui?”. Parole che, forse, avevano dieci anni fa. La nostalgia è ormai scaduta e avariata. Restano solo gli affari, il giornale di Ciancio e Totò Cuffaro.

 

*** Nostalgia ***

 

“Pronto? Enzo Bianco. Carissimo Enzo, come stai? Bene, Mario. Benissimo, non bene. Niente ti volevo salutare, mi pare che ieri… Poi ci vediamo, è andato tutto secondo le previsioni. Eh, esattamente, come ti avevo detto, come vedi sono… Ma ti voglio dire…mantieni…ma lo avevo detto ieri sera questo, non so se ti è arrivato il mio giudizio. No…Che inizialmente ero preoccupato perché D’Agata non aveva detto con chiarezza che si… No…no…no. Asteneva. Assolutamente. Però poi…diciamo i fatti sono fatti… Assolutamente, esattamente…Va bene Enzo. Ci sentiamo nei prossimi giorni quando sei…io, io sabato apro la campagna come sai eh! Ho già autorizzato la, la Giuffrida a fare l’articolo. Perfetto. Della campagna. Perfetto. Ti abbraccio. Un abbraccio ciao.”

(18 aprile 2013, elezioni comunali di Catania, telefonata tra Enzo Bianco, allora candidato Sindaco e Mario Ciancio, padrone del quotidiano La Sicilia. Parlano dell’approvazione della variante al piano regolatore (PUA) che consente la cementificazione di alcuni terreni di proprietà di Ciancio alla playa di Catania).

“Ulteriore elemento di contraddittorietà che emerge dalla tecnica di indagine effettuata, è costituito da una importante, secondo questo giudice, conversazione ambientale captata nel 2008. Uno degli interlocutori era Enzo Aiello la cui importanza all’interno di cosa nostra catanese è costituita dal fatto che lo stesso fosse rappresentante provinciale di cosa nostra nella Sicilia orientale ed appartenente al clan Santapaola, Orbene, tale esponente della mafia a Catania, in poche battute, traccia un quadro sintetico ma molto significativo della situazione a Catania: egli parla di una “Iobby” che esiste a Catania; una “lobby” di cui fanno parte alcuni imprenditori i quali si disinteressano della politica ma badano solo ai loro interessi; viene sottolineato che altri imprenditori non esistono più e ciò ha fatto venire meno molti posti di lavoro; durante la conversazione viene fatto il nome anche di Bianco Vincenzo. Tale conversazione viene ritenuta irrilevante dalla Procura perché l’Aiello parlava con una donna e perché, all’inizio della discussione, venivano citati anche fatti storici. Tutto è possibile in tema di indagini. Ma non si può non rilevare la notevolissima caratura criminale di colui’ che parla e che, lucidamente, indica degli imprenditori non come “cosa nostra” ma come soggetti che perseguono loro precisi interessi, non sappiamo di quale natura. Significativo appare il termine usato -“lobby”- che rimanda ad una congregazione di soggetti che trafficano tra loro: appare evidente la interpretazione della parola in oggetto inserita nella discussione in disamina e cioè che lui – cioè l’Aiello – parla di loro – cioè della “Iobby”- come di qualcosa di estraneo alla famiglia di cosa nostra catanese. E, d’altra parte, il fatto che in tale contesto venga citato anche Bianco, avrebbe reso opportuno nel 2013, dopo la telefonata di Bianco e Ciancio, appena due mesi prima delle elezioni amministrative a sindaco, di approfondire le indagini in siffatta direzione. Ma non sono state svolte indagini in tal senso, benché l’Aiello, proprio quando si riferisce ad una lobby con termini che inducono a ritenere che si tratti di una consociazione estranea a cosa nostra catanese (e dove il Ciancio viene accomunato ad altri, molto noti, imprenditori catanesi), dica pure “Hanno la magistratura dalla loro parte” (frase captata nel corso di una conversazione ambientale con valore probatorio pieno e di notevole ricaduta negativa per la magistratura catanese). Indagini che ora sarebbe superfluo effettuare, atteso il rilievo mediatico, dato di recente alla vicenda, della telefonata del 18\4\2013 tra il Ciancio ed il Bianco. Vi è una pervicace ricerca di aderenze tra il Ciancio e la mafia, ma non si cerca all’interno della pubblica amministrazione per delinearne l’ambito di azione, eventuali coimputati e tempo di commissione dei reati”.

(12 febbraio 2016, Giudice Barnabò Distefano, sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Mario Ciancio, poi ribaltata. Oggi Mario Ciancio è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *