Non toccate Salemi!
Potrebbe sembrare che ce l’avete con la mafia…
Per carità non toccate Salemi, non ne pronunciate nemmeno il nome che basta niente per fare scatenare le ire dell’ex sindaco Vittorio Sgarbi o del suo “gostwrither”, addetto stampa, Nino Ippolito. Sono state sufficienti poche frasi del neo prefetto di Trapani Leopoldo Falco perché si scatenasse l’ennesima buriana, fatta al solito di male parole, ingiurie, notizie… false. Al solito ce ne sono state per tanti, a cominciare dall’ex ministro all’Interno Cancellieri per continuare con il successore di questa, Angelino Alfano, la prima rea di avere sciolto per inquinamento mafioso gli organi politici e amministrativi della città trapanese, il secondo colpevole di avere prorogato di sei mesi la scadenza naturale del mandato commissariale. Quannu viriti na muntagna di issu, chissa è Salemi, passatici arrassu; sunnu nimici di lu Crucifissu e amici di Satanasso, recita una antica filastrocca popolare siciliana risalente, forse, ai tempi in cui a Salemi era insediata una comunità ebraica. Un detto che sarà da riaggiornare, non c’entra però la religione ma diciamo così la politica.
Volete star quieti? Lasciate che a parlare di Salemi siano solo Sgarbi e qualche altro suo adepto. Voi magari si, noi no. Ne vogliamo parlare. E desideriamo far contento l’ex sindaco Vittorio Sgarbi. La commissione straordinaria che ha gestito il Comune in questi ultimi 18 mesi ha fallito. Si avete letto bene, ha fallito.
E sapete chi ne ha dato conferma? L’ex commissario e oggi prefetto di Trapani Leopoldo Falco. Si proprio lui che adesso, nominato rappresentante del Governo a Trapani ha ceduto il suo posto alla guida della commissione straordinaria al prefetto Benedetto Basile. Ma il fallimento non è quello che però ha indicato l’ex sindaco Sgarbi, cioè musei chiusi o smantellati, affari con le imprese dell’eolico, ed altre amene “bugie”, il forfait è stato determinato dal fatto che a Salemi a comandare è l’ex deputato della Dc, capo corrente degli andreottiani trapanesi, Pino Giammarinaro, il politico che qui fa il rais almeno dalla metà degli anni ’80 e indiscutibilmente dal 1992, anno che segnò la reazione violenta della mafia corleonese verso i potentati di un tempo e che colpì indirettamente anche Salemi con l’omicidio eccellente, commesso però a Palermo, dell’esattore Ignazio Salvo ammazzato a Santa Flavia il 17 settembre 1992 con un complotto al quale partecipò il genero di suo cugino Nino, l’altro esattore, il medico Sangiorgi. Il 20 settembre 1992 nella chiesa madre di Salemi i funerali di Ignazio Salvo, qui venerato come un pater civitas furono affollati, tanta gente addolorata e per davvero.
Giammarinaro non c’era a quel funerale e la sua assenza non passò inosservata. Oggi, come allora, viene letta come una presa di distanza dagli esattori. Cosa che gli sarebbe servita “a far carriera”. Oggi Giammarinaro, uscito assolto da un processo per mafia, ex sorvegliato speciale, è al centro di una nuova indagine, c’è un procedimento in corso, la Questura di Trapani ha riproposto per lui una sorveglianza speciale per 5 anni e nel frattempo ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Trapani un sequestro di beni per 30 milioni di euro. In questa indagine si parla tanto di politica e sanità nelle mani dell’ex deputato, dell’arrivo di Sgarbi a Salemi, del Comune rimasto nelle mani del “rais”. Ci sono raccolte le ragioni che hanno portato il Governo Monti a sciogliere per inquinamento mafioso Giunta e Consiglio comunale. Chiacchere infondate per Vittorio Sgarbi che continua a ripetere che “l’antimafia è peggio della mafia” e che “la mafia non esiste”. Il prefetto Falco la pensa però diversamente dall’ex sindaco e al suo esordio da prefetto di Trapani parlando ai giornalisti ha detto a chiare lettere “che in questa parte di Sicilia, in provincia di Trapani, la mafia c’è ed è ancora forte”.
E a Salemi? “Il segno che non c’è cambiamento – ha detto – è dimostrato dal fatto che a Salemi Giammarinaro è chiamato (con rispetto ndr) vecchio zio. Sa – ha raccontato – quante volte anche funzionari comunali sono venuti a dirmi io la rispetto, ho stima di lei, però la stessa cosa devo anche dire del vecchio zio. Ho sempre risposto che se si ha rispetto e apprezzamento per la mia persona la stessa cosa non può riservarsi all’on. Gioammarinaro, sono due cose incompatibili”. Risultato, l’interlocutore di turno ha sempre girato le spalle e mosso i tacchi, preferendo il vecchio zio.
A Salemi vogliono ancora bene a Giammarinaro, “non potete – ha spesso ripetuto pubblicamente il prefetto Falco da commissario e la stessa cosa è tornato a dire da prefetto di Trapani – omaggiare Falcone e poi andare a cercare il vecchio…”. A Salemi solo tra sei mesi si tornerà a votare e lo scenario non è differente da quello che portò alla candidatura di Vittorio Sgarbi, se le cose non mutano sarà ancora Pino Giammarinaro a determinare il successore del critico d’arte, nel frattempo alle ultime elezioni amministrative si è speso anche per eleggere suoi uomini in altri Consigli comunali, il primo degli eletti del Pd al Comune di Alcamo è un personaggio a lui vicino, a Mazara del Vallo ha dato il suo “silenzio assenso” perché l’ex consigliere e assessore provinciale Vito Torrente, anche questo della sua cordata, sostenesse l’attuale capogruppo alla Regione del Pd, Baldo Gucciardi, adesso Torrente è in predicato di andare a fare il sindaco a Mazara. Così per citare alcuni casi.
Il fallimento quindi dove sta? Risiede nella circostanza che al “vecchio zio” continuano a concedere fiducia. Il procedimento che è in corso frattanto resta sotto traccia nelle cronache di giornale. Poche le notizie che trapelano, o almeno le notizie ci sono ma vengono sottaciute dalla stragrande maggioranza della stampa locale che preferisce soffermarsi sui “pianti” in aula dell’on. Giammarinaro. L’ex deputato pare un piagnisteo, alcuni testi hanno raccontato dei suoi pianti a dirotto quando in una occasione fu preso a male parole da Oliviero Toscani, per un periodo assessore della Giunta Sgarbi e che con il sindaco ruppe proprio per le ingerenze dell’on. Giammarinaro. Toscani e Giammarinaro avrebbero litigato anche per la vicenda delle case del centro storico, abbandonate dopo il terremoto del 1968, che la Giunta Sgarbi decise di vendere ad un euro purchè l’acquirente si facesse carico della ricostruzione.
Non c’era giorno che l’ufficio stampa del Comune, Ippolito, non diffondeva comunicati su nuovi acquirenti, a leggere quei comunicati il prefetto Falco avrebbe dovuto trovare decine di migliaia di proposte di acquisto, ma invece non è stato così, e quelle case ancora oggi sono abbandonate e diroccate, nessun acquirente. La commissione straordinaria ha invece scoperto che per decenni sono stati erogati contributi per la ricostruzione che nella maggioranza dei casi non sono stati rendicontati, soldi pubblici finiti chissà dove. In soldoni? Tre milioni di euro volatilizzati. In questi 44 anni, è stato calcolato che a Salemi sono state esaminate 3750 pratiche per la ricostruzione post terremoto (del 1968) sono stati solo 1600 circa i progetti finanziati. Di questi progetti ben 524 non sono arrivati a definizione.
“Ci sono casi di chi, dopo l’approvazione del progetto – ha scritto Franco Lo Re – che ha intascato il 50% del contributo, ma nulla ha più comunicato agli uffici del Comune. Taluni risalirebbero addirittura a tantissimi anni addietro. In altri casi è avvenuto che il beneficiario del sussidio statale abbia venduto l’immobile, anche per pochissimi euro, senza spendere un centesimo del contributo percepito”. Ma non fatelo sapere a Sgarbi, vi dirà che è tutta opera dell’antimafia.