giovedì, Novembre 21, 2024
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Non lasciamo solo Luciano, non lasciamo sole le sue idee

Al Sindaco Avv. Enzo Bianco

Al Prefetto Dott.ssa Maria Guia Federico
Al Questore Dott. Salvatore Longo
Al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania Dott. Giovanni Salvi

 

Non lasciamo solo Luciano, non lasciamo sole le sue idee.

 

Siamo donne e uomini di Catania, associazioni e movimenti, semplici cittadini e cittadine. Ci siamo uniti attorno a Luciano Bruno in una partecipata stretta di solidarietà attiva dopo la vile aggressione mafiosa subita al palazzo di cemento, nella quale ha perso un dente  e gli è stata sottratta la fotocamera, suo strumento di lavoro. Siamo convinti che l’aggressione subita da Luciano è, in realtà, rivolta a tutta la cittadinanza. Quell’atto di violenza significa che alcune zone della città fuoriescono dalla sovranità dello stato e che il controllo del territorio, economico e sociale, è nelle mani delle famiglie mafiose. Luciano stava facendo il suo mestiere di giornalista e, come a tanti altri, gli è stato impedito di farlo. Stava lavorando/ricordando Pippo Fava, come recita il motto de I Siciliani giovani, della cui redazione fa parte.

E’ capitato a Luciano, poteva capitare a qualsiasi altro che avesse voluto fotografare i luoghi del degrado e dell’abbandono, a Librino o in qualunque altro quartiere popolare di Catania. Sarebbe potuto capitare a qualcuno dei ragazzi della “Periferica”, il giornale autogestito di Librino chiuso per la totale mancanza di sostegni che potessero aiutare quel progetto di libera informazione.

Oggi però non basta la solidarietà, molte volte di facciata, delle istituzioni. Non serve agli abitanti di Librino, non serve a Luciano. Non sono necessarie promesse né mostrine da attaccare al petto. Oggi noi esigiamo degli impegni concreti su Librino e sugli altri quartieri popolari. Le responsabilità del dente spezzato a Luciano, così come della morte del piccolo Peppe Cunsolo o dei sedicenni indotti a spacciare, è da imputare ad una presenza deficitaria delle istituzioni alla quale supplisce, sempre più incisivamente, l’intervento della mafia. Il palazzo di cemento è l’esempio più chiaro: enorme base di spaccio che vede “arruolati” decine e decine di giovani con poche prospettive e utilizzati come manovalanza mafiosa.

Questa situazione, a Librino e negli altri quartieri popolari, può sconfiggersi solo con una seria antimafia sociale, con asili nido e scuole, con eserciti di maestri e professori che invadano i quartieri popolari, combattendo la fuga scolastica. 
A questa deve però accompagnarsi una decisa antimafia istituzionale che appoggi e supporti tutti i percorsi di legalità in questi quartieri, da sempre numerosi e che hanno rappresentato, nel corso degli anni, unici baluardi di socialità.

E’ intollerabile infatti che in un quartiere di 70.000 abitanti esistano ben tre parrocchie ma neanche una scuola superiore.

Cosi come è inaccettabile che a Librino manchino assolutamente spazi pubblici di socialità e che questi, quando presenti, vengano vandalizzati e riconsegnati all’abbandono e alla criminalità organizzata, come villa Fazio o il teatro Moncada. L’assenza delle istituzioni si misura anche dalla mancanza di iniziative pubbliche: si continua ad illuminare il salotto buono, mentre risulta praticamente nulla la presenza di eventi culturali nelle periferie.

Non possiamo sopportare, in una città dove si eseguono improbabili abbattimenti e nuove speculazione cementizie, risposte che negano la presenza di fondi pubblici per intervenire. Il palazzo di cemento, Librino e tutti gli altri quartieri popolari della città devono essere considerati la priorità più stringente per tutte le amministrazioni comunali, di qualunque colore esse siano.

Chiediamo in sintesi allo stato di ritornare a essere Stato facendosi prossimo al quartiere, con strutture pubbliche, con servizi sociali territoriali, con una visione di promozione e non di repressione.

Noi associazioni e singoli chiediamo quindi alle autorità competenti di intervenire per risolvere immediatamente tre problemi-simbolo della realtà di Librino:

1. Il Palazzo di cemento: nonostante tale costruzione sia stata sgomberata diverse volte dalle forze dell’ordine, essa è ancora oggi uno dei più importanti centri di spaccio. Chiediamo che si decida in tempi immediati se si voglia procedere alla bonifica o se invece non sia il caso di abbattere una volta per tutte questo edificio emblema della potenza criminale nella nostra città.

2. La scuola media superiore: chiediamo che venga accellerato al massimo il processo per la creazione di più istituti superiori a Librino, così da dare ai ragazzi del quartiere un radicamento ed una speranza per il futuro.

3. Il trasferimento immediato del Commissariato di Polizia a Villa Nitta. E’ intollerabile che a Librino l’unico commissariato di polizia si trovi all’interno di un condominio, senza una vera struttura operativa che possa rappresentare, non un avamposto di repressione, ma  segno tangibile della presenza dello stato. 
4. Inoltre chiediamo all’amministrazione di mettere a disposizione un teatro comunale, affinchè Luciano Bruno possa portare in scena il suo spettacolo, innescando quel meccanismo di solidarietà nei suoi confronti, attiva e fattiva, che tutti quanti auspichiamo.

Noi associazioni catanesi siamo coscienti che i problemi di Librino non si limitano certamente a quelli esposti. Siamo però convinti che la gravità della situazione sociale, esemplificata dal vile pestaggio di Luciano Bruno, imponga alle autorità l’obbligo di dare un immediato segnale di cambiamento, a partire da queste richieste.

 

I Siciliani giovani
Gapa – Centro di aggregazione popolare
Fondazione Giuseppe Fava
Fondazione “La città invisibile”
CittàInsieme
ASAEC 
Libera coordinamento regionale Sicilia
Libera Catania
Osservatorio su Catania
Comitato “Porto del Sole”
Associazione Universitaria Nike

Catania Bene Comune
Rifondazione Comunista Catania
Circolo PRC “Rosa L.” 
MoVimento 5 Stelle Catania – Gruppo “Catania5Stelle.it”
Sinistra Ecologia e Libertà Palagonia
 

 

Giovanni Caruso
Riccardo Orioles 

Raffaella Carrara

Elena Fava
Nunzia Catalfo
Goffredo D’Antona
Massimo Malerba
Fabio d’Urso
Titta Prato
Rosalba Cancellieri
Giuseppe Chinnici
Leandro Perrotta
Saro Romeo 
Elena Majorana 

Santo Della Volpe

Salvo Ognibene

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

2 pensieri riguardo “Non lasciamo solo Luciano, non lasciamo sole le sue idee

  • Comitato Cittadino Porto del Sole

    Piena solidarietà a Bruno per la vile aggressione che ha colpito Lui e tutta la Catania civile che ancora resiste.

    Rispondi
  • PIPPUZZO CHINNICI

    SONO PIENAMENTE D’ACCORDO E MI ASSOCIO A NON LASCIARE SOLO LUCIANO

    Rispondi

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