Non dimenticarmi
Mirella, una storia d’amore
L’Alzheimer è una malattia comune a tantissime famiglie nel mondo, destinata ad aumentare. Eppure c’è ancora tanta ignoranza intorno ad essa e l’ignoranza aumenta la sensazione di impotenza, moltiplica il dolore e l’incertezza
Chi non desidera trascorrere gli ultimi anni di vita in discreta salute e lucidità mentale? Riconoscere i propri cari, dialogarci, accudirli con tutta la sapienza acquisita e tutto l’ amore ancora da dare. Ma con questa malattia i ricordi svaniscono giorno dopo giorno, la vita vissuta scompare e anche le forze per lottare e tutto quello che era semplice routine (pulirsi, mangiare, riposare) diventa un compito pesante da delegare a qualcun altro.
Nel Rapporto Annuale 2015 sulla malattia dell’Alzheimer ci sono una serie di raccomandazioni tra cui:
– La riduzione del rischio di demenza deve diventare una priorità esplicita nelle attività condotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
– Gli investimenti nella ricerca devono essere potenziati e proporzionati al costo sociale della malattia; devono essere equamente distribuiti tra prevenzione, trattamento, assistenza, e cura.
– Tutte le nazioni del mondo dovrebbero sviluppare Piani Nazionali per la Demenza, monitorarli e aggiornali regolarmente.
Le raccomandazioni non cambiano, ma cambiano le percentuali. Oltre 9,9 milioni di nuovi casi all’anno, un nuovo caso ogni 3,2 secondi (report Organizzazione Mondiale della Sanità 2012).
Eppure l’ Alzheimer continua a essere una malattia sottovalutata e le risorse dedicate alla cura, ai servizi, all’assistenza e alla ricerca sono insufficienti.
Questo può capirlo solo chi viene travolto dalla malattia e comincia a conoscerne il mondo. Io ho solo conosciuto Mirella. Non personalmente, non direttamente ma attraverso le parole e le immagini di Fausto Podavini, il cui lavoro sull’Alzheimer, per l’ appunto”Mirella“, gli è valso il primo premio nella sezione Daily Life del World Press Photo 2013.
Fausto, chi è Mirella?
E’ una donna di 71 anni che ne ha vissuti 43 insieme a suo marito, compresi gli ultimi sei, il periodo della malattia che ha travolto le loro vite.
C’è un coinvolgimento personale nel racconto?
Non è questo l’ importante.
E rispondendo accenna un sorriso.
Le immagini comunque trasmettono una certa familiarità. Sono intense e amorevoli. Ci sono dentro gli oggetti familiari, la quotidianità, ci sono dentro tutte le ore del giorno. Il marito viene ritratto con doverosa discrezione, mentre sorride, durante un abbraccio, o con lo sguardo perso nel vuoto.
Mirella accudisce, Mirella ama, Mirella si stanca, Mirella resiste. Mirella fuma tante sigarette. Mirella in fondo è sola.
Perchè hai deciso di raccontare in bianco e nero?
Per evitare le distrazioni del colore. Non importa quel vestito, non importa quell’oggetto, né quella tappezzeria.
Concentriamoci su quello che è il tema del racconto…
Concentriamoci su Mirella e la più grande difficoltà mai vissuta, fatta di speranze e incredulità, angoscia e rassegnazione, dolore e impotenza.
Affronterai ancora questo argomento?
Adesso voglio parlare d’altro. Questo è un racconto cominciato nel 2006 e inevitabilmente finito nel 2011.
http://www.faustopodavini.eu/
http://www.alzheimer.it/report2015_summary.pdf
La mostra fotografica “Mirella” è visitabile presso Photo Gallery a Catania, Tremestieri Etneo, fino al 15 maggio 2016.