mercoledì, Ottobre 30, 2024
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Noi sappiamo

Dall’alto, ‘u Liotru guardava la piazza con un sorriso soddisfatto nel vedere quella marea di gente, di ogni estrazione sociale, di ogni età

Imprenditori, professionisti, insegnanti, commercianti si mescolavano con gli abitanti dei quartieri popolari, con gli studenti, gli operai, le casalinghe, insomma la città tutta era li ad aspettare la festa della democrazia di ateniese memoria, quando la polis decideva insieme ai governanti che cosa fare per la città

Conferenza del sindaco Enzo Bianco, 23 aprile 2016

Il brusio del popolo si placò, apparve il sindaco con la sua giunta.

“Son già passati tre anni – cominciò – che con amore e onestà governiamo la città di Catania. E oggi ci sottoponiamo al vostro giudizio: abbiamo governato bene? Avete critiche da farci, voi tutti e tutte?”.

La stampa, un po’ in disparte, ascoltava e prendeva appunti, mentre fotografi e operatori cercavano di cogliere le facce e le azioni della gente.

Tra la folla, ragazze e ragazzi giravano con un microfono per dare voce al popolo catanese. E il popolo parlò…

* * *

Scusateci, ci siamo fatti prendere la mano. Il nostro era un sogno visionario, non la realtà.

Invece è cronaca vera che stamattina, il ventitrè aprile del 2016, al nuovo centro direzionale di San Leone, il sindaco Bianco e la sua giunta hanno incontrato “la città”.

Ma non quella del nostro visionario sogno, bensì la “Catania bene”.

In un primo momento agli esponenti dell’opposizione non è stato consentito l’ingresso

Un incontro che era l’apoteosi dell’autocelebrazione, del culto della personalità, del Trionfo del Re. Ma il re, per chi realmente conosce la società reale, il re era nudo. Addosso aveva solo le chiacchiere dei suoi assessori, di Confindustria Sicilia, dei manager delle municipalizzate, dei comitati d’affari, delle “associazioni” che lo servono con encomiabile fedeltà.

E intanto le slide scorrevano, alla renzesca, su un grande schermo. Grafici, statistiche, planimetrie del “buon governo” del re. La “fabbrica del decoro” (col viso di Renato Camarda presidente), i buoni sacerdoti che danno da mangiare alla povera gente, i responsabili delle associazioni sportive che parlano di mens sana in corpore sano, della gioventù catanese, e infine la brillante Alfia Milazzo (quella dell’orchestra giovanile Falcone-Borsellino), che ringrazia più volte – come tutti gli altri – sua maestà il sindaco per l’eccelsa bravura nell’amministrare la città e l’ex scuola generosamente concessale; se i ragazzini di San Cristoforo avranno una scuola in meno, che importa?

Magnifici gli interventi di due assessori. La prima, signora Scialfa  (politiche “scolastiche”): “Tutto va bene, le scuole sono sicure, va giù l’evasione scolastica, bla, bla, e ancora bla”. Dimenticando di dire che l’istituto comprensivo Caronda sarà accorpato con altre scuole, e che la Caronda aspetta da ottobre che venga ricostruito il muro di cinta crollato per le piogge, e che questo danno ha provocato furti delle attrezzature scolastiche e messo a rischio l’andamento delle lezioni.

Il secondo assessore è Villari (politiche “sociali”): ”Quanto siamo efficienti, come va bene l’assistenza ai disagiati…”. E giù grafici colorati. Ma dell’emergenza case non ne parla, nè degli sgomberi che hanno gettato in strada famiglie intere.

* * *

Dal nostro – noioso – racconto di questa giornata surreale una domanda s’affaccia, nostro malgrado: non è che per caso noialtri, sovversivi agita popoli e cattivi cittadini, non abbiamo capito la vera funzione di questa amministrazione? Non è che per caso, su questo povero sindaco e sulla folla felice dei suoi cortigiani, abbiamo sbagliato tutto? Nessuno ha risposto niente, alle sue parole; non c’era contraddittorio ammesso, tutto era assoluto; mentre fuori pulsava una città perfettamente amministrata, felice del suo sindaco e della vita.

Il sindaco Enzo Bianco

Ma poi qualcuno ci ha portato un caffè, ed a un tratto ci siamo svegliati. E siamo corsi via, fuori, via da quel posto ovattato di ipocrisia.

Una volta fuori una sciarra piena di sterpaglie, i palazzoni anonimi di San Berillo “nuovo”, il vociare del popolo inconsapevole che in quel luogo si decideva per loro e per il loro futuro, ci siamo resi conto che i marziani non eravamo noi e che la realtà è quella dura che conosciamo.

Nel suo discorso, il sindaco Bianco, ha pronunciato una sola volta la parola mafia, ma si riferiva, alle amministrazioni precedenti, nessun riferimento ai fatti accaduti negli ultimi mesi, nessuna commento per i consiglieri sospettati di contiguità con i clan mafiosi catanesi.

Insomma, tutto va bene la nostra è una città bellissima che diventerà nuovamente la Milano del sud.

Ma noi sappiamo chi sono i colpevoli, chi sono i corrotti, chi sono i mafiosi, ma non abbiamo le prove ne gli indizi.

Ma noi sappiamo.

 

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