“Niente, non è successo niente”
Avete mai sentito parlare di Milazzo? No? Meno male. Perché esattamente un mese fa, il 27 settembre 2014, questa “ridente cittadina sul Tirreno” per alcune ore ha rischiato di finire sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per un terrificante incidente petrolchimico, alla fine rientrato. “Ci ha salvato la Madonna” dice don Peppe Trifirò, il vecchio parroco che da anni si batte contro l’inquinamento della locale mega-raffineria. Forse. Ma se anche le autorità preposte le dessero una mano (controllo dei livelli chimici, serbatoi non a ridosso delle case, piani d’evacuazione adeguati e tutto il resto) forse non sarebbe male
“IL PROBLEMA DI MILAZZO? LA PUBBLICITÀ!”
di Riccardo Orioles
“Quello che ci vorrebbe è una bella campagna pubblicitaria nazionale, per far conoscere a tutti le bellezze della nostra bella città! La gente deve smetterla, appena si dice Milazzo, di pensare alla raffneria! Il cielo, il sole, il mare, questo bisogna dire per il turismo!”.
Già. Il fatto è che dalla sera in poi Milazzo è praticamente isolata dal resto del mondo e d’estate, di notte, è pieno di turisti che bivaccano alla stazione di Messina, in attesa dei primi treni del mattino. Neanche ripartire da Milazzo via treno è tanto facile, con la stazione a casa del diavolo, un paio d’impiegati superstiti che s’arrabbattano alla meno peggio, il bar della stazione sbarrato e sostituito da un paninaro e un clima da film giapponese dopo il passaggio di Godzilla.
Ci sono vari pezzi di spiaggia ancora liberi (a pochi metri da uno hanno appena costruito un magnifico palazzone da cinque piani) e il mare, se non sei un perito chimico con le tue provette appresso, ti sembra buono. Sul lungomare, una robusta statua di Luigi Rizzo (l’eroe cittadino, con Garibaldi) minaccia col pugno alzato la Raffineria: è l’unico milazzese che osa farlo. “E’ successo qualcosa?” dicono, riluttanti, tutti gli altri.
Il risveglio del mostro
Dicevamo Godzilla: e anche qui, stando attento, senti l’aria del mostro. Lo sanno tutti, in realtà, non c’è bambino o vecchio milazzese che non sappia benissimo che cosa stia dormendo là sotto. Ma è meglio non sfruculiarlo. Casomai si risveglia…
Il mostro s’è risvegliato varie volte in passato, la peggiore è stata il 4 giugno del ’93, all’ora della pausa-pranzo aziendale.
Il pranzo arriverà con quindici minuti di ritardo, quel giorno, alla mensa della Raffineria, così invece dei soliti 200 operai alle 13.20 ne uscirono solo sette. L’esplosione del Topping 5 li disintegrò in un baleno: qualche scheggia d’acciaio fu ritrovate a cento metri.
Perciò ora, quando la notte fra il 27 e il 28 settembre le fiamme hanno raggiunto il cielo, i milazzesi non hanno perso un istante a catapultarsi dal tetto e fiondarsi mezzo vestiti per la strada. Per andare dove? Il piano d’emergenza della raffineria, chi ha la fortuna di conoscerlo, prevede che in caso di guai bisogna chiudere ermeticamente le finestre e non fare mosse sbagliate. E poi? Te ne scappi? Scappi dove? Quali vie? Quali istruzioni? Non ce n’è.
Così, mentre i coraggiosissimi pompieri e operai lottavano per salvare il paese da una mezza Fukushima, i milazzesi che non erano imbottigliati negli ingorghi pregavano tutti i santi che conoscevano, e bestemmiavano tutte le autorità esistente; a San Filippo, a poche decine di metri dai serbatoi (gli puoi tirare un sasso dalla finestra di casa, se ti va: ma non ti consiglio di farlo) bestemmie e preghiere erano più tremanti e più forti.
“La Madonna ci ha salvato, la nostra Madonna della Catena!” disse poi padre Peppe, il buon parroco che da anni lotta contro l’inquinamento diquesto e degli altri mostri. La Sacelit, con l’amianto, ne ha fatti fuori centoventi, fra operai e mogli e figli: l’ultimo, Giuseppe Gitto, è morto pochi giorni fa; e ancora (denunciano Maio e Ginatempo di Zero Waste) qua non hanno ancora fatto il Piano Protezione Amianto!
Sono un sacco le cose che non hanno fatto: per l’amianto, per la raffineria, per la centrale a carbone, per tutto. Ma perché?
La migliore risposta l’ha data un candidato sindaco locale, più lucido – involontariamente – dello stesso Carlo Marx. “La raffineria è un’azienda, ha detto nel comizio, e lo scopo delle aziende è fare profitti. Dire alle aziende di riconvertire è idiota! Le aziende restano finché fanno un euro di profitto, poi chiudono e se ne vanno”.
Ecco perché l’idea diffusa qui, è di non disturbare Godzilla. Se si arrabbia, chiude e se ne va… In realtà, tutti i Godzilli d’Europa – ramo raffinerie – hanno chiuso o stanno chiudendo a uno a uno. Non è più un affare, raffinare petrolio da questo lato del ciclo: meglio farlo laggiù. Perciò un bel giorno anche qui, nella terra bruciata, non resteranno che gli escrementi di Godzilla: “Io so’ io, dirà Godzilla andandosene, e voi non siete un c***. Perciò, affari vostri!”.
Ma non sarebbe meglio cominciare a organizzarsi subito, i lavoratori di Godzilla, e cominciare finché s’è in tempo a legarlo, ad accordarsi coi contadini, a imbavagliargli il fiato? Eh, facile a dirsi.
Poi, chi lo sa, forse è anche peccato. Al povero prete di qua, quello che ce l’ha con l’inquinamento, sta arrivando – dicono qualche “benedizione” non tanto benevola dalla Curia… Don Camillo aveva un vescovo di buon senso, ai tempi suoi, e poteva contare su Peppone. Ma ora…
Promemoria
COME VORREMMO SALVARCI LA PELLE
Le associazioni e i comitati ambientali di Milazzo e Valle del Mela, e parecchi amministratori locali, hanno elaborato un Memorandum per il diritto alla vita, alla salute e alla sicurezza sul lavoro.
Eccone i punti essenziali:
- Coordinamento di tutti i Comuni della zona per prendere sempre insieme – e col concorso di associazioni e comitati – ogni decisione a carattere ambientale;
- Definire subito il Piano di Emergenza Comprensoriale;
- Immediata rimozione dei pericolosissimi serbatoi adiacenti alle case;
- Coinvolgere i Comuni nelle procedure di autorizzazione industriale;
- Comunicare con pubblicità e chiarezza i risultati dei controlli sanitari e ambientali;
- Creare una rete di monitoraggio vera e completa; stanziare con priorità i mezzi per l’adeguato funzionamento di Arpa;
- Screening tossicologico su vasta scala;
- Progetto per lo sviluppo alternativo della, col contributo di università, ordini professionali e associazioni ambientaliste;
- Dissalatore per evitare le acqua di falda;
- Piano di Risanamento della zona, con serie attività di bonifica e riqualificazione;
- Finanziamento del Registro Tumori;
- Potenziamento delle strutture sanitarie per patologie croniche ed emergenze;
- Accertamenti periodici sulla percezione di rischio ambientale;
- Introduzione del concetto di Valutazione di Impatto Sanitario.
Invitiamo tutti i Comuni della zona ad appoggiare questi obiettivi e a non consentire alla Raffineria e alle altre industrie a rischio di realizzare nuovi impianti, e di richiedere periodiche ispezioni straordinarie (Ispra/ Arpa /Ctr); e a elaborare con le associazioni, i comitati e la cittadinanza la pianificazione degli interventi da realizzare a carico delle industrie presenti.
Richiamiamo inoltre tutte le forze politiche e sindacali al dovere di sostenere con serietà, disinteresse e determinazione la lotta delle popolazioni per il diritto alla salute e alla vita, senza tentare di scatenar guerre fra poveri in nome di un diritto al lavoro che può essere sostenuto realmente e senza false promesse solo dai movimenti democratici, non certo dalle multinazionali basate sulla sola logica del profitto.
Hanno firmato il Memorandum: padre Giuseppe Trifirò, Associazione Abc Sikelia, Associazione Consumatori Siciliani; Italia Nostra di Milazzo; Associazione Il Maestrale; Associazione Adasc, Comitato Luciese Salute e Ambiente; Coordinamento Ambientale Milazzo-Valle del Mela , Comitato Lenzuoli “27 settembre”, Comitato Respiriamo Monforte; Comitato Tutela Ambiente- Archi; Isde; Tsc, Ucid.
Non ha firmato, pur restando impegnata sui temi ambientali, l’Associazione Zero Waste.
Hanno contribuito con un documento di richieste e denunce i ragazzi del Liceo d’Arte “Guttuso”, dirimpettai della Raffineria e particolarmente esposti ai suoi miasmi.