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Muos/Le carte segrete “Io faccio Ponzio tu fai Pilato”

Un prefetto, un diplomatico degli Stati Uniti d’America e una sfilza di generali e ammiragli. E un ministro della guerra e un viceministro degli esteri. Forse persino una talpa dell’Ambasciata Usa in un prestigioso istituto pubblico d’Italia.

Tutti insieme appassionatamente per individuare una strategia che consenti alle forze armate statunitensi di aggirare lo stop ai lavori d’installazione del terminale MUOS nella riserva naturale di Niscemi. Sulla pelle e alle spalle di centinaia di attivisti No war che dal gennaio 2013 bloccano gli ingressi della base militare di telecomunicazione con i sottomarini nucleari in navigazione negli oceani per impedire il transito degli operai chiamati a realizzare le mega-antenne del nuovo sistema satellitare Usa.

A fine maggio gli hacker di Anonymus Italia hanno fatto incetta di e-mail e comunicazione riservate del Ministero degli Interni. Oltre 2.600 documenti prontamente messi online che svelano le trattative contrattuali del Viminale per l’acquisizione di apparecchiature d’avanguardia da usare per fini investigativi e l’affidamento al cantiere navale “Vittoria” (Adria, Rovigo) dei lavori di ammodernamento di otto unità libiche nell’ambito dei famigerati accordi di cooperazione militare Italia-Libia per il contrasto all’immigrazione (un contratto da 5 milioni di euro). Ma ci sono pure le informative sulle più recenti mobilitazioni studentesche per il diritto allo studio e contro la privatizzazione di licei e università e le “istruzioni” per la sicurezza dei viaggi del Capo dello Stato. E, dulcis in fundo, i carteggi tra la Prefettura di Caltanissetta, la Farnesina, il Ministero della difesa e l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma. Oggetto il MUOS che deve sorgere in Sicilia.

Il governo italiano è sotto il pressing delle autorità Usa. L’amministrazione Obama è indispettita per il provvedimento di revoca delle autorizzazioni ai lavori del terminale terrestre di Niscemi firmato il 29 marzo 2013 dalla Regione siciliana ma soprattutto invoca un’azione energica contro i presidi e le azioni dirette da parte del Movimento No MUOS. Il 12 aprile, il colonnello B. Tucker, a capo dell’ufficio di cooperazione militare Usa in Italia, invia una e-mail al tenente colonnello Filippo Plini e per conoscenza al generale Luca Goretti (entrambi in forza al Capo gabinetto del Ministero della difesa), lamentando gli effetti del blocco dei cantieri del MUOS.

“Per ogni giorno di sospensione dei lavori, il governo degli Stati Uniti d’America perde 50.000 dollari”, scrive l’ufficiale. “Il sito deve diventare operativo non più tardi del dicembre 2014 per non pregiudicare la missione. In conseguenza di tutti questi ritardi, abbiamo la necessità di tornare a lavorare immediatamente per rispettare questa data operativa”. Due ore prima però, in un’altra e-mail indirizzata al colonnello Plini, il responsabile dell’ufficio di cooperazione militare aveva stimato il danno economico causato dalla sospensione dei lavori tra i 43 e i 53.000 dollari al giorno, “esclusi i costi per il personale”.

“Le azioni degli attivisti – conclude il colonnello Tucker – impediscono che il personale civile faccia ingresso nella base per eseguire la manutenzione degli impianti di radiotrasmissione che nulla hanno a che fare con il MUOS o di altri impianti come quello di potabilizzazione dell’acqua guasto da qualche giorno”.

Le considerazioni delle forze armate Usa mettono in allarme il governo Monti. Le forze dell’ordine sono chiamate alla tolleranza zero contro i No MUOS, mentre vengono attivati tutti i canali periferici per individuare una soluzione “condivisa” con la giunta del presidente Rosario Crocetta per assicurare che riprendano perlomeno le opere di predisposizione delle mega-antenne a Niscemi.

Il 16 aprile, con una e-mail inviata alle ore 8.20 al viceministro degli esteri Staffan de Mistura (oggi commissario straordinario del governo Letta per sbloccare la vicenda dei fucilieri di Marina accusati in India di omicidio), il prefetto di Caltanissetta Carmine Valente risponde ad una serie di considerazioni “sollecitate” dall’interlocutore.

“Dopo la riunione di ieri a Palazzo Chigi sembra che la situazione di empasse in cui ci si trova sull’argomento MUOS possa essere superata, anche alla luce di una conversazione informale avuta oggi con il Presidente Crocetta”, esordisce il prefetto. “Il Presidente in effetti ha manifestato imbarazzo a ritirare la revoca in quanto non sarebbe sostenuta da alcuna motivazione plausibile e perché, alla luce dell’accordo politico raggiunto lo scorso 11 marzo, è stata accettata pubblicamente anche dal Governo nazionale la tesi che le autorizzazioni rilasciate precedentemente dalla Regione Siciliana presentassero vistose lacune sotto il profilo ambientale e sanitario”.

Valente spiega tuttavia di aver percepito che a Palermo “vi sarebbero poche remore a concedere una deroga alla revoca per la prosecuzione di alcuni lavori ben definiti, nelle more della decisione della Commissione istituita presso l’Istituto Superiore di Sanità”. A tal fine, il prefetto suggerisce di far presentare alla Regione siciliana da parte del Ministero della difesa una richiesta di autorizzazione “di un numero limitato di lavori, indicati anche solo di massima, da portare a termine entro il prossimo 31 maggio”, la data prevista originariamente per la consegna degli studi I.S.S. sul rischio elettromagnetico del MUOS.

“Tale richiesta diventerebbe oggetto di una Conferenza di servizi durante la quale la Regione accetterebbe il prosieguo di alcuni lavori in deroga”, conclude Valente.

Mercoledì 17 aprile, alle ore 22.36, il viceministro degli esteri trasmette una raccomandazione al prefetto di Caltanissetta.

“Le sarei grato di tenerlo a mente perché se le liste arrivano, mi sono impegnato a suo nome e alla luce di ciò che ha detto di fare si (sic) che gli operai addetti ad opere non MUOS possano avere accesso alla base”, scrive Staffan de Mistura. In effetti, il viceministro si era rivolto qualche minuto prima a Douglas C. Hengel, vicecapo missione dell’ambasciata Usa a Roma, per concordare l’iter da seguire per ottenere dalla Presidenza della Regione siciliana una deroga al divieto di avanzamento dei lavori nel sito di Niscemi.

“Dear Doug, quanto segue relativamente a quanto discusso nell’ultima info con il prefetto Valente”, esordiva de Mistura. “Per superare le revoche avremmo bisogno con urgenza da parte delle autorità della base o del ministero della difesa italiano una lista che indichi specificatamente che sono necessari nel posto lavori non relativi alle parabole MUOS. Le liste dovrebbero includere il numero stimato di contractor civili richiesti per questi lavori. La lista che deve essere indirizzata formalmente al governatore Crocetta, con una copia al prefetto, consentirebbe a quest’ultimo di essere in una posizione che assicuri quotidianamente il passaggio (a dispetto delle revoche) dei contractor richiesti, per lavori ordinari fino al 31 maggio quando finisce il divieto. Relativamente ai passi legali del ministero della difesa italiano con oggetto le revoche, essi andranno sicuramente avanti con la speranza che verranno accolti dalle autorità competenti”.

Tra i file in mano ad Anonymus Italia compare altresì la nota che lo stesso 17 aprile il diplomatico Douglas C. Hengel aveva inviato al viceministro degli esteri sollecitando una soluzione per consentire l’ingresso dei tecnici e delle imprese appaltatrici all’interno della base di Niscemi.

“Abbiamo la necessità che i contractor del MUOS facciano ritorno al sito per spegnere e altrimenti mettere a sicuro le attrezzature a cui essi stavano lavorando”, scrive Mr. Hengel. “Quando essi hanno lasciato il sito l’ultima volta, si aspettavano di tornare il giorno successivo e così hanno lasciato le attrezzature di monitoraggio e altre cose connesse che non dovrebbero restare in questo stato per lungo tempo. O così mi è stato raccontato. Pertanto i nostri militari a Sigonella lavoreranno con l’ufficio del Prefetto perché alcuni contractor (non so’ quanti) abbiano accesso al sito. Quando ciò accadrà, le persone che ci stanno osservando vedranno i contractor lavorare al MUOS”.

“Voglio farti sapere – aggiunge Douglas C. Hengel – che stiamo per inviare al Ministero affari esteri una nota diplomatica con un documento per asserire il nostro diritto di accesso secondo il NATO SOFA (lo Status of Forces Agreements che stabilisce il quadro giuridico generale sotto cui opera il personale militare Usa in un paese ospite nda), compreso quello dei contractor accreditati come rappresentanti tecnici, alle installazioni militari cedute in uso alle forze armate USA. La nazione ospitante ha l’obbligo di assicurare l’accesso alle persone coperte dallo status SOFA nei siti che ci sono stati ceduti”.

Il diplomatico parla poi dell’intenzione del Movimento 5 Stelle di effettuare un’ispezione parlamentare a Niscemi. “Il Ministro della difesa ha ricevuto oggi una richiesta per una visita da parte di 9 parlamentari di M5S al sito NRTF/MUOS. La richiesta è stata spedita al Ministero Affari Esteri e poi a noi. Noi supporteremo la loro visita”. Hengel spiega infine di seguire con attenzione i lavori del comitato dell’Istituto Superiore di Sanità che analizza i possibili rischi elettromagnetici del MUOS, lasciando intendere di poter disporre d’informazioni di prima mano. “Ieri ho parlato con Carpani al Ministero della salute. Noi c’incontreremo con il ministro la prossima settimana per un aggiornamento sullo studio”.

La persona chiamata in causa è il Capo di gabinetto del Ministero della salute Guido Carpani, già vicedirettore della segreteria generale della Presidenza della Repubblica dal 2001 al 2012 (presidenti Ciampi e Napolitano).

Giorno 18 aprile, alle ore 17.05, il Capo di gabinetto del Ministero della difesa, ammiraglio Vanni Nozzoli, invia un messaggio al prefetto Carmine Valente per delineare le modalità d’intervento presso la Regione siciliana affinché vengano definite le attività operative da autorizzare all’interno della base di Niscemi. “Concordiamo sul fatto che la Difesa è l’interfaccia con gli Usa per i lavori e intenderemmo informare la Regione per il Suo tramite”, scrive l’alto ufficiale. In attachment alla e-mail c’è un documento-bozza stilato in accordo con il viceministro De Mistura e l’Ufficio di Cooperazione per la Difesa (ODC) dell’Ambasciata Usa in Italia che delinea le linee guida da seguire per consentire l’ingresso ai contractor Usa. “Gli operai civili devono poter entrare sempre nel Parco antenne (esistenti ed operanti da tempo)”, vi si legge. “In quanto autorizzato e funzionante serve l’accesso di operai civili per la manutenzione ordinaria”. Per gli impianti MUOS in costruzione, si precisa invece che “gli operai civili devono entrare regolarmente” in quanto “è necessario assicurare la manutenzione e la riparazione di eventuali avarie di impianti di sicurezza e di quanto già realizzato anche per prevenire inconvenienti”. Nel documento si specifica altresì che “sarà cura di ODC preparare elenco e tipologia dei lavori e ditte/operai coinvolte sia per gli impianti NRTF che MUOS”.

“Il montaggio delle parabole e i lavori di costruzione delle torri sono sospesi fino all’acquisizione dello studio ISS (31 maggio) come concordato nella riunione del 15 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”, annota ipocritamente l’estensore della bozza. Poi, alla fine, il testo di protocollo da far sottoscrivere al governatore Crocetta e al Ministero della difesa.

La Proposta dell’attività presso il sito di Niscemi nella attuale situazione a fronte delle revoche emanate dalla Regione Siciliana si apre con l’assunto che “il personale militare US e quello militare nazionale devono sempre poter entrare/uscire dal sito in quanto concessionari/titolari dell’area”. “Il personale civile US e il personale di ditte/operai italiani coinvolti nel funzionamento degli impianti e infrastrutture NRTF devono poter entrare/uscire per le attività quotidiane e la riparazione degli apparati radio, antenne, impianti elettrici, generatori elettrici nonché interventi in occasione di avarie e malfunzionamenti essenziali per la piena funzionalità del sistema”, si legge al punto 2.

Relativamente ai cantieri del MUOS, la proposta di accordo Stato-Regione assicura la completa libertà di ingresso e di uscita del “personale civile statunitense e di quello italiano onde garantire la messa in sicurezza delle costruzioni e dei sistemi” e per “intervenire in particolare in caso di imprevisti, previa tempestiva informazione mediante la locale Prefettura”.

Il protocollo esautora infine la Regione siciliana da qualsivoglia controllo e verifica degli interventi autorizzati. “Il Prefetto competente per territorio sarà preventivamente informato sullo svolgimento delle entrate/uscite, mentre il comandante dell’aeroporto di Sigonella, o suo delegato, assicurerà il rispetto di tutte le restanti attività previste alla NRTF e ai cantieri MUOS”.

Nel tardo pomeriggio del 17 aprile è il prefetto di Caltanissetta a rivolgersi via iPhone al Capo di gabinetto del Ministero della difesa arriva. “Il mio intervento con il Vice ministro De Mistura – scrive Carmine Valente – è servito a chiarire che il passaggio dei civili per la manutenzione ordinaria della base non si è mai interrotto se non quando non siamo riusciti a far passare il messaggio che si entrava davvero per fare quella, mentre lavori al MUOS oggi si potrebbero fare soltanto ottenendo una deroga dalla regione rispetto al provvedimento di revoca”.

Il Prefetto si dice favorevole a che sia il Ministero della difesa a presentare direttamente alla regione una “richiesta per poche attività legate al MUOS senza che queste inficino lo spirito della revoca”. “Tengo a confermarle che l’Assessore Lo Bello la sta aspettando”, aggiunge. “In tal modo eventuali osservazioni è giusto siano sollevate direttamente tra di voi. Sono a disposizione successivamente a farmi parte attiva per la comunicazione alla cittadinanza di Niscemi”. Valente però suggerisce molta cautela per non irritare ulteriormente gli attivisti che presidiano le vie di accesso alla base. “Nel salutarla mi preme far osservare che lavori corposi che implichino l’utilizzo di molti operai civili non sarebbero accettati e sarebbe difficile farlo comprendere alla popolazione. Inoltre consideriamo che il 31 maggio è davvero dietro l’angolo e quindi forse non forzare troppo la mano sarebbe consigliabile”.

Il 18 aprile alle 17.29 giunge l’Ok alla bozza da sottoporre alla Regione da parte del viceministro de Mistura; prima però si registra uno scambio di email sui suoi contenuti tra lo stesso viceministro degli esteri, l’ammiraglio Vanni Nozzoli, il ministro della difesa Giampaolo Di Paola e il diplomatico USA Doug G. Hendel. In particolare, de Mistura suggerisce a Hendel di “estendere il valore e l’utilità” della lista dei contractor da sottomettere all’attenzione della Regione siciliana e della Prefettura di Caltanissetta “oltre che ai lavori di ordinaria manutenzione della base”, anche “ai lavori al cantiere MUOS”.

L’estensione della lista anche MUOS (e di conseguenza la legittimazione delle imprese e degli operai a rientrare nei cantieri del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari) era stato suggerito a de Mistura dal prefetto Carmine Valente. “Stamani ho parlato con l’ass. Lo Bello che sa tutto e aspetta questa lista”, aveva annotato il Prefetto nella tarda mattinata del 18 aprile 2013.

Lo stesso giorno, Douglas C. Hendel mostra comunque una certa irritazione sul fatto di dover interloquire con il governo regionale siciliano.

“Ti risponderò questo pomeriggio”, scrive il diplomatico a de Mistura. “Noi non vogliamo essere visti che negoziamo con Crocetta su cosa possiamo e non possiamo fare. Il nostro accordo sul MUOS e con il Ministero della difesa”.

Il 22 aprile viene stilata dal ministero della difesa la bozza finale da sottoporre alla Regione (Assessorato Ambiente e territorio) per consentire ingressi e uscite ai cantieri MUOS. Il Capo di gabinetto ammiraglio Vanni Nozzoli la invio al viceministro degli esteri, al prefetto di Caltanissetta, all’ambasciata USA in Italia e ai generali Paolo Romano e Luca Goretti. “L’intendimento è di darne conoscenza anche alla Procura una volta definita”, scrive Nozzoli. “Al riguardo chiedo cortesemente una vostra condivisione ovvero eventuali osservazioni prima di procedere. Ciò anche alla luce dei fatti di oggi”. In mattinata avevano fatto ingresso all’interno della base di Niscemi quattro attivisti No MUOS che si erano arrampicati in cima alle antenne del sistema NRTF. Due di essi, Turi Vaccaro e Nicola Boscelli, vengono poi arrestati e condotti a Caltagirone per comparire davanti all’autorità giudiziaria. Il blitz ha fatto infuriare i militari di Sigonella e l’intero corpo diplomatico statunitense in Italia. L’ammiraglio Nozzoli rigira al Prefetto la nota di protesta ricevuta dal vicecapo missione Douglas C. Hengel. “Caro Vanni, è stato pubblicato che quella in corso è stata denominata la Settimana di protesta da parte del gruppo No MUOS”, scrive il diplomatico.

[ v. http://www.nomuos.info/en/la-resistenza-unisce-le-lotte-settimana-resistente-21-28-aprile/ ]

“Dato quanto accaduto oggi, noi chiediamo che venga distaccata una forza militare di sicurezza italiana aggiuntiva per assistere le nostre forze alla NRTF per il resto della settimana. Alcune forze di sicurezza del 41° Stormo erano nel sito oggi e sono state molto apprezzate. Non vogliamo che si ripeta quanto accaduto oggi – siamo felici che nessuno si sia ferito seriamente. Forze di sicurezza addizionali da parte militare italiana possono aiutare a prevenire che ciò avvenga ancora”.

Il successivo 23 aprile il documento viene inviato dal Capo di gabinetto del Ministero della difesa all’Assessore regionale all’ambiente Marisa Lo Bello.

“Illustre Assessore – scrive Nozzoli – le invio una scheda (concordata con VM Staffan De Mistura) con la quale intendiamo formulare una proposta per condividere un quadro chiaro della situazione/esigenze dei lavori/attività nel sito di Niscemi (parte parco antenne esistente e parte MUOS), tenuto conto di quanto concordato nelle riunioni e a seguito delle revoche emesse dalla Regione. Riteniamo che un quadro chiaro e condiviso possa consentire di affrontare meglio la situazione in atto e prevista nei prossimi giorni, contribuendo a istaurare un clima più disteso. Posto che siamo a disposizione per chiarimenti/approfondimenti, qualora condiviso propongo di concordare un modo per ufficializzarlo congiuntamente. Ovviamente il Prefetto è a conoscenza di questa iniziativa”.

Il “contenzioso” con la Regione viene risolto positivamente in tempi record. Il 24 aprile, il prefetto Valente scrive al Capo di gabinetto del ministero della difesa: “Caro Ammiraglio. Ho avuto modo di parlare con l’Assessore Lo Bello, mi ha assicurato che la scheda è condivisibile e che rispecchia esattamente quello che ci eravamo detti a Roma nell’ultima riunione. Stava pertanto preparando una risposta in tal senso”. Il funzionario è però amareggiato per la decisione dei giudici di scarcerare i due pacifisti arrestati a Niscemi dopo essersi introdotti all’interno della base USA. “Apprendo ora che gli ultimi due che sono saliti sull’antenna sono stati scarcerati dal gip di Caltagirone e portati in trionfo a Niscemi”, scrive Valente. “Non è un buon segnale”.

“Concordo sul brutto segnale e speriamo che con una maggiore chiarezza si riduca la tensione”, risponde l’ammiraglio Vanni Nozzolo. “Grazie comunque, caro Prefetto. Trovare la condivisione della Regione è importante per tutti”.

(Ovviamente l’Assessorato all’ambiente e al territorio della regione siciliana, con nota del 3 maggio 2013 a firma del dirigente generale Vincenzo Sansone emette il proprio nulla osta alla bozza di proposta “demandando al Prefetto e al Comandante di Sigonella la vigilanza sulle attività svolte all’interno della base”).

* * *

Paola Ottaviano: “I contenuti emersi dalle mail tra vari soggetti istituzionali, portano allo scoperto da un lato la determinazione da parte del governo a tutelare in ogni modo gli interessi degli Stati Uniti relativamente alla costruzione del Muos, e dall’altro, l’apertura da parte della Regione al completamento dei lavori. Non capiamo che senso abbia completare i lavori per la predisposizione delle parabole, senza installarle, se poi dovesse essere provato che le autorizzazioni non potevano essere in alcun modo concesse. Tutto ciò chiaramente preoccupa la popolazione e i comitati No MUOS, ma nello stesso tempo, la decisione del Tar di richiedere ulteriore documentazione all’avvocatura di Stato per giustificare la legittimazione ad agire del ministero della difesa contro la revoca, fa sperare che andando avanti nella vicenda tutti i nodi vengano al pettine, ponendo fine a questo progetto insostenibile, e mettendo in luce tutte le responsabilità di chi lo ha permesso”.

 

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