giovedì, Novembre 21, 2024
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MUOS: a un passo dalla fine?

Il MUOS, il sistema di comunicazioni satellitare in costruzione presso la base della Marina americana in territorio di Niscemi (Cl), rialza la testa. Come un mostro sornione sonnecchia, poi improvvisamente dà la zampata. Giovedì 23 gennaio è stata montata la gru che dovrà servire a sollevare e posizionare le parabole, secondo quanto previsto nella tabella di marcia dello Space and Naval Warfare Systems Command (SPAWAR) di San Diego in California, l’ente che si occupa della realizzazione del programma Muos. I No Muos annunciano battaglia e sperano nei ricorsi al Tar di Palermo. Purché i cancelli non si chiudano quando i buoi sono scappati.

 

Chi si rivede: il MUOS. Come un mostro sornione sonnecchia, poi improvvisamente dà la zampata. Giovedì 23 gennaio c’è stata una nuova accelerazione dei lavori al cantiere MUOS nella base della marina americana in contrada Ulmo presso Niscemi. È stata montata la gru che dovrà servire a sollevare e posizionare le parabole. E si sono effettuate alcune prove tecniche, come testimonia il video degli attivisti No Muos di Antenne46.

Stamattina – scrivono a commento del video – un “trasporto eccezionale” è stato scortato dalle forze dell’ordine dentro la base. La grande gru che servirà al sollevamento delle parabole è stata posizionata all’interno del cantiere MUOS. Durante tutto il tempo delle riprese siamo stati guardati a visti da un gruppo di sei militari americani, armati con fucili a pompa, e accompagnati anche da un cane.

UN EVENTO ANNUNCIATO – In verità l’evento non è per nulla sorprendente ed era stato già previsto nell’inesorabile tabella di marcia che dovrebbe portare all’attivazione del sistema satellitare. I lavori al MUOS non si sono infatti mai del tutto interrotti. In questi mesi di relativa stasi gli operai hanno provveduto a montare i contrappesi al basculante della prima torretta e hanno lavorato all’interno della terza torretta.

E che a gennaio ci sarebbe stata un’ulteriore accelerazione lo si sapeva da tempo. Lo scorso novembre la rivista specializzata online «Space news» riferiva che Steven A. Davis, portavoce di Space and Naval Warfare Systems Command (SPAWAR), in una e-mail del 14 novembre, aveva dichiarato che le antenne sarebbero state sollevate in posizione a metà gennaio. Siamo dunque solo leggermente in ritardo.

Lo Space and Naval Warfare System Command (SPAWAR) di San Diego in California, è l’ente che si è occupato della realizzazione del programma Muos, ed è il maggiore comando di ricerca ed ingegneria di US Navy nel settore dei sistemi di guerra e C4ISR e dello sviluppo dei sistemi spaziali e di sorveglianza sottomarina. SPAWAR è pure uno degli enti militari maggiormente coinvolti nelle operazioni di spionaggio ed intelligence contro obiettivi nazionali ed esteri.

Secondo i calcoli fatti da Davis a novembre, ci sarebbero voluti 14 mesi per completare il progetto, una volta ripresi i lavori. Un lasso di tempo assai risicato: è previsto infatti che il Muos sia pienamente operativo entro il 2015. Ma il portavoce di SPAWAR si mostrava fiducioso, ritenendo che, a meno di ulteriori ritardi, il sito di Niscemi sarebbe stato completato in tempo.

LE INIZIATIVE NO MUOS – Nel frattempo i comitati No Muos affilano le armi e si mobilitano. Sabato 22 febbraio è previsto un presidio presso la prefettura di Caltanissetta, per contestare i provvedimenti che hanno colpito attivisti No Muos. Sabato 1 Marzo è annunciata a Niscemi una grande manifestazione che si dirigerà verso la base di contrada Ulmo. E si persegue anche la via giudiziaria.

Il 23 gennaio scorso l’associazione antimafia Rita Atria ha depositato un’opposizione contro la richiesta di archiviazione della denuncia presentata lo scorso agosto, in merito alla cosiddetta revoca della revoca della regione Sicilia relativa alle autorizzazioni ai lavori del Muos. Il 27 marzo si attende inoltre il pronunciamento del Tar di Palermo in merito alla domanda di sospensiva cautelare presentata dal Comitato regionale siciliano di Legambiente. Lo stesso giorno si attende la risposta a un ricorso analogo presentato dal comune di Niscemi.

Il 9 novembre 2013 il tribunale amministrativo ha difatti accolto la richiesta di Legambiente, riconoscendo l’esigenza cautelare, stabilendo tuttavia che il ricorso avrebbe dovuto essere trattato nella stessa udienza già fissata il 27 marzo 2014 per la trattazione del ricorso presentato dal comune di Niscemi nel 2011. Quella del Comune di Niscemi è una richiesta cautelare formulata nel primo ricorso del 2011, all’interno del quale è stata effettuata la verificazione del Prof. Marcello D’Amore dell’Università La Sapienza di Roma, che aveva riscontrato gravi vizi dei procedimenti di autorizzazione.

La relazione finale di D’Amore presentata il 24 giugno 2013 ribadiva le stesse critiche e rilievi d’insostenibilità ambientale del MUOS e della base NRTF formulati a suo tempo dai professori del Politecnico di TorinoMassimo Zucchetti e Massimo Coraddu, consulenti a titolo gratuito del Comune di Niscemi.

Secondo l’avvocato Nello Papandrea, legale che assiste nei procedimenti al TAR il Coordinamento dei Comitati NO MUOS:

 il ricorso nel merito è veramente molto forte in quanto il verificatore ha riscontrato vizi gravissimi nell’istruttoria delle autorizzazioni. Vizi che non possono essere sanati dal successivo studio dell’ISS che è estraneo alle autorizzazioni stesse.

Mentre il “MUOStro” tenta ostinatamente di alzare la testa, si accende la mobilitazione e si infiamma la protesta. Si spera solo che non si chiudano i cancelli dopo che i buoi sono scappati.

 

POSIZIONATA LA PRIMA PARABOLA – Proseguono infatti a ritmi forzati i lavori al MUOS. Il 23 gennaio è stata montata la gru e il giorno dopo è stata già posizionata la prima parabola.

«Que­sta mat­tina, poco dopo mez­zo­giorno, è stata innal­zata la prima para­bola del MUOS, il sistema bel­lico sta­tu­ni­tense che ser­virà per la guerra totale auto­ma­tiz­zata mediante droni ed elet­tro­nica, per­met­tendo agli USA di col­pire e por­tare morte e distru­zione a loro pia­ci­mento senza nep­pure più rischiare qual­che pro­pria vita umana. Quelle altrui — ovvia­mente — non contano». Così il prof. Massimo Zucchetti commenta amaramente venerdì 24 gennaio sul «Manifesto» l’avvenuto posizionamento della prima parabola.

 

«Ieri mat­tina – continua lo scienziato bordeline, come ama definirsi Zucchetti – c’è stato l’arrivo della grande gru, che oggi è ser­vita per sol­le­vare la prima para­bola. Nei pros­simi giorni le altre due. Poi le prove d’accensione. Poi l’uso. Era que­sto l’ultimo tas­sello, il resto del sistema è già pronto ed attende le para­bole in Con­trada Ulmo per andare a regime».

Zuchetti assicura che l’opposizione al MUOS con­ti­nuerà «con una inces­sante bat­ta­glia giu­di­zia­ria, sup­por­tata dai nostri dati tec­nici, e dalla lotta non­vio­lenta ma ferma della popo­la­zione. Fino a quando gli USA valu­te­ranno che i costi per restare saranno più alti di quelli per andar­sene». Poi una battuta per stemperare l’amarezza: «Un amico avvo­cato oggi ha com­men­tato, davanti alla foto della prima para­bola: “Costerà loro di più quando le dovranno smon­tare”. È que­sto il giu­sto spirito».

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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