Messina corrotta, città infetta? Messina emuli Rometta
Etica e politica, due facce della stessa medaglia che da secoli accendono dibattiti eterni e senza fine. Segno che, comunque, l’argomento è molto sentito. Il caso “gettonopoli” a Messina ha riacceso la partecipazione, soprattutto sui social, e non mancano gli indignati, i forcaioli e i giustizialisti. E, ovviamente, gli avvocati difensori.
Come spesso accade nei fatti di rilevanza mediatica, tutti si sentono in dovere di dire la propria. Sull’effettiva partecipazione, però, si potrebbe scrivere la commedia umana di Balzac, indagando vizi e virtù di tutti coloro che rappresentano in qualche modo la res pubblica. In questo calderone ci siamo interrogati, trascendo l’elemento penale, su cosa effettivamente si possa fare per eliminare l’antico vizio dello “scaldare la sedia”: l’esempio più importante ci è stata fornito da un comune della provincia di Messina, Rometta, che, con il nuovo sindaco Nicola Merlino, ha eliminato il gettone delle commissioni e dimezzato le indennità, inaugurando un nuovo corso fatto di trasparenza, legalità ed efficienza: parole che sembrano desuete e arcaiche e che fanno venire il mal di stomaco a tutti coloro che pensano che “panza e presenza” assolvano tutti. Della linea completamente opposta è, quindi, il comune della provincia messinese: “C’è un limite a tutto” ci racconta il vice sindaco Salvatore La face, “una cosa è riscaldare la sedia, essere inefficienti e inadeguati e un’altra cosa è firmare è darsi alla fuga. In questo caso, infatti, si configura il reato di truffa. La verità è che nel registro non è previsto l’allontanamento. Il consiglio comunale deve avere il coraggio di cambiare il regolamento e la gente deve sapere che si può fare. Noi, come primo atto, abbiamo pensato a diminuire i costi della politica, per ridarle un valore etico. Tuttavia, purtroppo, non posso che constatare che questo è un problema che affligge tutta l’Italia. Quando fui assessore alle infrastrutture della provincia, venivo convocato in alcune commissioni per essere sentito su argomenti che riguardavano la mia delega. Le prime volte capitava che, non appena la commissione si si insediava, alcuni consiglieri si allontanavano subito, altri dopo aver svolto il proprio intervento. Quando dovevo replicare e rispondere sull’argomento trattato, accadeva che mi trovavo a rispondere al segretario verbalizzante e al presidente. Dopo la prima e la seconda volta, chiesi prima di iniziare se avessero intenzione di aspettare la mia replica, perché, diversamente, sarei andato via subito insieme a loro”.
Dal comune alla provincia, dunque, le cose non cambiano e il vizio della fuga sembra addebitabile a un cromosoma storto, “tipico di chi fa politica”. L’altra domanda che poi bisogna farsi è se le sedute preventive delle commissioni, oggi, incidano davvero sulla risoluzione dei problemi che attanagliano Messina. Una città che la cui mala gestio vanta opere incompiute, svincoli cadenti, spazzatura ovunque, rubinetti a secco, baracche che ci ricordano ogni giorno che non facciamo parte dell’Europa.
Insomma speriamo che, alla fine, qualcuno si accorga che non bastano solo misure penali, ma anche buon senso e pragmaticità. Cose che, di solito, non si ottengono con una firma e con uno stato di polizia, ma con la riscoperta dell’amore per la città.