giovedì, Novembre 21, 2024
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“Me ne frego!”

L’emigrazione dei giovani, l’età media verso i sessanta, le fabbriche rubacchiate e svendute in Cina, il nord che compra il sud e il sud che per un’elemosina cala le brache…

Delle cose strane che ho visto in questi mesi in Italia, la più strana di tutte è vedere i lettori, ad esempio, del Fatto Quotidiano (Rodotà, Strada, Imposimato…) diventare all’improvviso leghisti. E leghisti di brutta razza (non voglio dire fascisti per non far piangere Travaglio): basta vedere i commenti, non solo i “contenuti” ma anche il linguaggio, gli insulti ecc. “. “A chi l’Italia? A noi!”, “Maledetta Francia!”, “Negri stupratori!”, “Me ne frego!”.

Al di là delle polemiche immediate, c’è da riflettere su un Paese che acclama Mussolini e poi lo appende per i piedi, si esalta per Craxi e poi lo prende a monetine, porta su per Bersani ma un anno dopo fa trionfare Renzi e – nel caso dei nostri amici grillini – acclama Rodotà e Dario Fo e poi si arruola col duce Salvini che li salverà dalle zecche comuniste e dai negri che li invadono a milioni.

Ho l’orribile sospetto che qua il problema non sia più neanche il fascismo (ma quando un paese civile ha un quarto di fascisti per cent’anni di seguito forse qualche problemino c’è), ma qualcosa di più profondo.

Una parte degli italiani, semplicemente, non è in grado di autogestirsi: non riesce a seguire per più di dieci minuti i discorsi “difficili” di un Giolitti o di un Aldo Moro, ha bisogno dello slogan urlato, della patria al balcone, del ” Me ne frego!”. E fin qui ci saremmo: vorrebbe dire semplicemente che l’Italia tutto sommato è più Latinoamerica che Europa, che passa un De Gasperi ogni tanto, ma eccezionalmente, perchè il nostro uomo vero è Peron. Pensando a Rosarno o a Torbellamonaca, uno andrebbe anche più in là e direbbe che in fondo l’Italia non è poi tanto lontana dal Terzo Mondo.

Poi però, purtroppo, viene in mente che l’imbarbarimento d’Italia comincia sempre, periodicamente (Mussolini, Craxi, Berlusconi, Salvini), da Milano: vale a dire dalla parte più “moderna” e “civile” del paese.

E allora i pensieri cominciano a farsi veramente cupi. Sommati all’emigrazione dei giovani, all’età media verso i sessanta, alle fabbriche rubacchiate e svendute in Cina, al nord che compra il sud e al sud che per un’elemosina cala le brache, l’isterismo italiano non sembra più ignoranza e infantilismo, ma semplice menopausa di un Paese.

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