Manifestazione Euromediterranea No Frontex
In ricordo della più grande tragedia nel Mediterraneo dal secondo dopoguerra
Il 18 Aprile 2015 dalle coste libiche parte un peschereccio con un enorme carico umano, raccoglie le fragili speranze di chi è scappato dalla guerra, dall’oppressione, dalla fame. Sono almeno ottocento: vengono dall’Eritrea, Senegal, Siria, Somalia, Sierra Leone, Mali, Gambia, Costa d’Avorio ed Etiopia
Intorno alle 24:00 della stessa sera, a duecento chilometri da Lampedusa, la nave è in difficoltà, manda una richiesta di aiuto. Ma nessuna imbarcazione governativa viene mandata in loro soccorso, l’operazione Mare nostrum per il salvataggio dei migranti in mare, che avrebbe previsto questo intervento, viene sostituita nell’agosto del 2014 dall’Operazione Triton per la sicurezza delle frontiere.
Quindi, nel 2015, quel carico umano non è più un problema dell’Unione Europea: oltre le trenta miglia dalle sue coste, circa cinquanta chilometri, dà meno pensiero della spazzatura che sporca le spiagge del Mediterraneo, è un problema del mare e delle sue leggi. Così il Comando generale delle Capitanerie di porto intima a una imbarcazione qualsiasi nelle vicinanze, una barca portoghese, di prestare aiuto come previsto dalle regole di navigazione. Non ci riuscirà. Durante l’avvicinamento il peschereccio e il suo carico si ribalteranno: sopravvivranno solo ventotto persone. Questo era il carico della nave: esseri umani.
A distanza di un anno, per non dimenticare la più grande tragedia nel Mediterraneo dal secondo dopoguerra, e contro la sua continua militarizzazione, nel fine settimana del 16 e 17 Aprile, Catania sarà sede di una grande manifestazione euromediterranea per chiedere l’apertura di corridoi umanitari col nord Africa e il Medio Oriente, un’inversione di pensiero sulle politiche di immigrazione che punta all’istituzione del diritto d’asilo europeo.
Catania è la città che ha visto l’arrivo dei ventotto superstiti del 18 aprile 2015 sotto grandi riflettori mediatici, ed il suo porto conta trenta sbarchi, ma c’è un’altra ragione per volere qui questa manifestazione. Nel cuore del suo centro storico, l’ex monastero di Santa Chiara è diventato, per volontà politica dell’amministrazione comunale, sede operativa di Frontex, distaccamento di Varsavia. Ristrutturata a spese della Regione per diventare area culturale, a pochi passi dal Castello Ursino, viene sottratta alla cittadinanza e ai turisti per essere trasformata in zona militare.
La sede Frontex coordina le operazioni Triton verso le aree degli sbarchi: da Catania partono gli hot spot mobili verso il canale di Sicilia, col personale militare che prenderà il posto delle autorità italiane per gestire le operazioni di identificazione, prendere le impronte digitali, anche con la forza, smistando le persone tra richiedenti asilo e migranti economici, nell’assoluta violazione delle convenzione internazionale sulla richiesta d’asilo. Anche il coordinamento in mare è gestito da Catania, col conseguente aumento di navi militari ai suoi moli. Questi “uffici” potrebbero anche essere utilizzati per tenere sotto stato di fermo possibili informatori o scafisti degli sbarchi, quindi avere il valore di luogo di detenzione. Possibilità non smentita da Frontex. La Sicilia viene ancora una volta militarizzata per la sua posizione strategica: dopo il Muos, i droni, Sigonella, i depositi di armi, i radar di Lampedusa.
“Da questa due giorni ci aspettiamo che nasca il nuovo movimento No Frontex in Sicilia, come a Niscemi è esploso un grande movimento No Muos, con una larga partecipazione della popolazione locale scesa a manifestare insieme agli attivisti.” Il desiderio di Alfonso Di Stefano della Rete Antirazzista Catanese è di ampliare i movimenti No Borders attivi in tutta l’Europa.
A partecipare alla manifestazione No Frontex di giorno 16 ci sarà anche Carovane Migranti, il progetto che si ispira alla Caravana de Madres Centroamericanas che, da oltre dieci anni, insieme al Movimiento Migrante Mesoamericano cerca gli scomparsi alla frontiera tra Messico e Stati Uniti. Oltre gli italiani, i centro americani e i messicani, la carovana sarà composta da una onduregna e una delegazione algerino-tunisina che fa parte di un’associazione dei familiari scomparsi nel marzo 2011, cinquantaquattro migranti, sulla cui sorte lo Stato italiano non è in grado di dare alcuna informazione.
Così come per la tragedia del 18 Aprile 2015, ancora oggi, a trecento metri di profondità nel mare, come uno dei tesori dimenticati del Mediterraneo, quasi quattrocento cadaveri aspettano che venga dato loro un nome. Nelle prossime settimane la Marina militare italiana potrebbe portare a termine la campagna per il loro recupero. Identificare le vittime è importantissimo per gli orfani e le vedove, non solo per ragioni affettive. Dopo il naufragio di Porto Palo nel Natale del ‘96 si è visto come, soprattutto per la legislazione asiatica, una donna non può avere la pensione da vedova finché non viene identificato il marito defunto.
Domenica 17 al Cara di Mineo ci sarà un incontro etnico, proposto proprio da Carovane Migranti, che in occasione della prima carovana del 2014 incontrarono gli immigrati che considerano uno spaccato della tragedia dell’emigrazione a livello planetario, essendoci rappresentanti di tutto il mondo, così come considerano il Muos una nuova frontiera di guerra contro il nord Africa e il Medioriente. Il pomeriggio l’incontro proseguirà con le testimonianze delle madri centroamericane sui desaparecidos delle frontiere.
Kouceila Zerguine, della delegazione algerina, è l’avvocato che unisce le famiglie di migranti morti o scomparsi per raggiungere le nostre coste: “Vi ringraziamo per averci dato la possibilità di essere qui e far ascoltare la nostra voce, perché fino a questo momento ci siamo sentiti ignorati non soltanto dalla politica ma anche dalla società civile. Sono temi su cui stiamo lottando da soli, contro queste organizzazioni e i loro meccanismi.”
Scheda Programma:
Sabato 16 Aprile
Ore 9,30/13 Workshop c/o Palestra Lupo (piazza P.Lupo 25)
Frontex pratiche di opposizione; Dispersi e pratiche di identificazione degli scomparsi e degli annegati.
Ore 9,30/13 Workshop c/o CoMe FA – Casa di quartiere (via Opificio 6, San Berillo)
Libere da violenze e militarizzazioni; Guerre militarizzazioni ruolo della Turchia e questione curda.
Ore 15 Manifestazione, partenza dal Porto
Ore 18 Assemblea c/o GAPA via Cordai 47
Domenica 17 Aprile
Ore 10 Incontro Interetnico di fronte al Cara di Mineo
Ore 18 assemblea cittadina sul naufragio del 18 aprile e sui desaparecidos delle frontiere c/o Palestra Lupo, piazza P.Lupo 25
Info-adesioni: catanianofrontex@gmail.com