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Mafia e Muos: parenti, amici o “passavamo per caso”?

L’amministrazione di Niscemi è stata sciolta per infiltrazione mafiosa due vol­te in meno di dodici anni, la prima il 18 luglio 1992, il giorno prima dell’assassi­nio del giudice Borsellino e della sua scorta, la seconda il 27 aprile 2004.

“La situazione amministrativa risulta caratterizzata da rilevanti fenomeni di in­stabilità politica, determinati dalla grave situazione dell’ordine pubblico ivi esi­stente, che hanno determinato il susse­guirsi di tre giunte comunali, la prima delle quali è stata presieduta dal sindaco dott. Rizzo Paolo, legato da vincoli di parentela con esponenti della criminalità locale”, riportava il decreto di sciogli­mento a firma dell’allora ministro degli interni, Nicola Mancino.

Il Rizzo, nello specifico, è parente del presunto boss niscemese Giancarlo Giu­gno, quello delle frequentazioni con i ti­tolari della “Piazza Calcestruzzi”.  “Il  23 dicembre 1984, Giugno veniva tratto in arresto in esecuzione di ordine di cattura emesso dalla procura della Repubblica di Caltagirone per associazione per delin­quere di stampo mafioso”, annotava il ministro. “Il 12 gennaio 1986 riceveva notifica del provvedimento di diffida emesso dalla questura di Caltanissetta; il 6 marzo 1991 veniva tratto in arresto per favoreggiamento personale perché sor­preso in compagnia del latitante Barberi Alessandro di Gela, ritenuto personaggio di rilievo del clan Madonia operante in quel comprensorio; il 2 aprile 1991 veniva proposto dal comando carabinieri di Caltanissetta per l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di P.S. con divieto di soggiorno in Sicilia”.

Sull’ex sindaco Paolo Rizzo, pesarono altresì i “vincoli di affinità” con tale Sal­vatore Paternò, denunciato il 18 dicem­bre 1984 alla Procura della Repubblica di Caltagirone per associazione mafiosa.

La sua ingombrante presenza a capo del Comune di Niscemi si protrasse dal giugno 1988 al settembre 1991, il perio­do in cui venne costruita in gran segreto la stazione per le radiotelecomunicazioni con i sottomarini nucleari della Marina Usa. Si tratta di una delle infrastrutture militari più estese del territorio italiano: 1.660.000 metri quadri di terreni boschi­vi e agricoli ad uso esclusivo delle forze armate statunitensi, secondo quanto pre­visto dall’accordo tecnico Italia-Stati Uniti dell’aprile del 2006. Una cessione di sovranità a costo zero.

MUOS/ COSA FA, QUANTO (CI) COSTA

LA PAROLA AGLI SCIENZIATI

Il MUOS (Mobile User Objective Sy­stem) è il nuovo sistema di telecomunica­zioni satellitari per i conflit­ti del XXI se­colo, quelli con i missili all’uranio im­poverito, gli aerei senza pi­lota e le armi nucleari in miniatura, con­flitti sempre più “virtuali”, computerizza­ti, disuma­nizzati. Disumanizzanti.

Consentirà di propagare universalmen­te gli ordini di guerra, convenzionale e/o chimica, batteriologica e nucleare. E fi­nanche quelli per scatenare la guerra al clima e all’ambiente. Collegherà tra loro i centri di comando e controllo delle for­ze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento e gli arsenali di morte sparsi in tutto il pianeta.

La nuova rete di satelliti e terminali ter­restri consentirà di moltiplicare di die­ci volte il numero delle informazioni che saranno trasmesse nell’unità di tempo, accrescendo in modo esponenziale i ri­schi che venga scatenato l’olocausto per un mero errore tecnico.

Il MUOS incarna le mille contraddi­zioni della globalizzazione neoliberista. Elemento chiave delle future guerre stel­lari, avrà effetti devastanti sull’ambiente, il territorio e la salute delle popolazioni. Le tre mega-antenne emetteranno mici­diali microonde che si aggiungeranno all’inquinamento elettromagnetico gene­rato dalla stazione di telecomunicazione di contrada Ulmo.

Un recente studio sui rischi del nuovo sistema di trasmissione satellitare a firma dei professori Massimo Zucchetti e Mas­simo Coraddu del Poli­tecnico di Torino, riporta che nel periodo compreso tra il dicembre 2008 e l’aprile 2010 l’Arpa Si­cilia ha effettuato una serie di rilievi sulle emissioni generate dalla radiosta­zione di Niscemi che hanno consentito di rilevare valori di campo elettrico prossi­mi al valore di attenzione di 6 V/m.

Le misurazioni hanno evidenziato in particolare “la presenza di un campo elettrico intenso e costante in prossimità delle abitazioni, mostrando un sicuro raggiungimento dei limiti di sicurezza per la popolazione e, anzi, un loro proba­bile superamento. In un caso il valore ri­levato è risultato prossimo al limite di at­tenzione stabilito dalla normativa”.

Il Politecnico di Torino ha pure rileva­to che il nuovo terminale per le Stars Wars avrà pesantissimi effetti sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di Comiso, riconver­tito ad uso di civile dopo avere ospitato negli anni ’80 i 112 missili nucleari Crui­se della NATO.

“La potenza del fascio di microonde del MUOS è senz’altro in grado di pro­vocare gravi interferenze nella strumen­tazione di bordo di un aero­mobile che dovesse essere investito accidentalment­e”, scrivono i professori Zuc­chetti e Co­raddu. “Gli incidenti provocati dall’irrag­giamento di aeromobili distanti anche decine di Km. sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è incompren­sibile come non siano state prese in con­siderazione dagli studi pro­gettuali della Marina militare Usa”.

I ri­schi d’interfe­renza investono potenzial­mente tutto il traffico aereo della zona circostante il sito MUOS.

Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di Fontana­rossa (Catania), che si trovano rispettiva­mente a 52 Km e a 67 Km. Sigonella, tra l’altro, è già oggetto delle spericolate operazioni di atterraggio e decollo dei velivoli da guerra senza pilota Global Hawk, Predator e Reaper a disposizione delle forze armate Usa e NATO.

Per gli studiosi del Politecnico, l’irrag­giamento a distanza ravvicinata, di un aereo militare, potrebbe avere conse­guenze inimmaginabili. “Le interferenze generate dalle antenne possono arrivare infatti a innescare accidentalmente gli or­digni trasportati. È quanto accaduto il 29 luglio 1967 nel Golfo del Tonchino alla portaerei US Forrestal, quando le radia­zioni emesse dal radar di bordo detonaro­no un missile in dotazione ad un caccia F-14, causando una violenta esplosione e la morte di 134 militari. Tali considera­zioni dovrebbero portare a interdire cau­telativamente vaste aree dello spazio ae­reo sovrastanti l’installazione del MUOS”.

Gli insostenibili pericoli per il traffico aereo del nuovo sistema di telecomunica­zioni satellitari sono del tutto noti ai tec­nici statunitensi, al punto che sei anni fa fu deciso di dirottare a Niscemi il termi­nale MUOS destinato originariamente alla stazione aeronavale di Sigonella.

A determinare il cambio di destinazio­ne, le risultanze di uno studio sull’impat­to del­le onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne (Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model), eseguito da due aziende statuni­tensi, AGI – Analytical Graphics Inc. e Maxim Systems.

Nello specifico, venne elaborato un modello di verifica dei ri­schi di irradia­zione sui sistemi d’armi, munizioni, pro­pellenti ed esplosivi (il co­siddetto HERO – Hazards of Electroma­gnetic to Ordnan­ce), ospitati nella grande base siciliana. Appurato che le fortissime emissioni elettromagnetiche del MUOS potevano avviare la detonazione degli or­digni, AGI e Maxim Systems raccoman­darono i mi­litari statunitensi di non in­stallare i tra­smettitori a Sigonella.

Anche Filippo Gemma, amministratore di Gm­spazio Srl di Roma (società che rappre­senta in Italia la statunitense AGI), ha confermato l’esito negativo dello stu­dio sull’impatto elettromagnetico. Nel corso dello speciale di Rai News 24 Base Usa di Sigonella. Il pericolo annunciato, tra­smesso il 22 novembre 2007, Gemma ha dichiarato che “una delle raccomanda­zioni di AGI era che questo tipo di tra­smettitore non dovesse essere installato in prossimità di velivoli dotati di arma­mento, i cui detonatori potessero essere in­fluenzati dalle emissioni elettromagne­tiche del trasmettitore stesso”.

Contro il devastante progetto militare – mai discusso in sede parlamentare – si sono pronunciati tre consigli provinciali (Catania, Ragusa e Caltanissetta) e quasi tutti i Comuni vicini alla stazione di con­trada Ulmo.

In un primo tempo anche il Presidente della regione siciliana, Raffaele Lombar­do, si era dichiarato contro il MUOS, poi con un repentino e più che sospetto giro di valzer si è trasformato in uno dei suoi più convinti sostenitori. Ciononostante, comitati spontanei di cittadini, istituzioni e associazioni politiche, sindacali e am­bientaliste stanno moltiplicando gli sforzi per ottenere la revoca delle autorizzazio­ni concesse per l’installazione delle mega-antenne.

Dopo un corteo di protesta a Niscemi il 31 marzo scorso e un presidio a Comiso il 4 aprile in occasione del trentennale della grande manifestazione contro i mis­sili nucleari Cruise, i No MUOS siciliani si ritroveranno a Niscemi il 29-30 aprile e l’1 maggio per una tre giorni di eventi e iniziative di sensibilizzazione.

“L’intero territorio dell’Isola ha già pa­gato altissimi costi sociali ed economici per le dissennate scelte di riarmo e mili­tarizzazione”, afferma Alfonso Di Stefa­no della Campagna per la smilitarizza­zione di Sigonella. “Il recente conflitto in Libia ha consacrato il ruolo della Sicilia come grande portaerei per le operazioni di attacco Usa, NATO ed extra-NATO in Africa e Medio Oriente. Dallo scalo civi­le di Trapani Birgi sono stati scatenati buona parte dei bombardamenti contro l’esercito e la popolazione civile libica. Sigonella è divenuta la capitale mondiale dei famigerati Global Hawk e proliferano in Sicilia e nelle isole minori i radar per l’intercettazione delle imbarcazioni di migranti.

Tutto ciò per perpetuare il mo­dello di rapina delle risorse energeti­che e arric­chire i signori del complesso mili­tare-industriale transnazionale”. Il MUOS, costato già più di sei miliardi di dollari, ha come principale contractor Lockheed Martin, il colosso a capo del dissennato programma dei cacciabom­bardieri F-35. Il dio di tutte le guerre ha sempre lo stes­so volto di morte.

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