Mafia e antimafia in tempo d’elezioni
Cosa c’è al centro di tutto, cosa determina gli equilibri di potere più profondi? Che cosa divora il Sud e insanguina la Nazione? Qual’è la battaglia politica da cui tutto il resto dipende? Che cosa bisogna chiedere prima di tutto ai politici e (quando ancora c’erano) ai partiti?
Per molti anni il cuore politico del Sud non ha avuto palpiti, ribellioni, sussulti. Inerte, la gente ha capito che non valeva più battersi per gli immensi problemi collettivi. Era inutile, spesso pericoloso, sempre ridicolo. Per campare si potevano soltanto scegliere gli uomini di potere o le correnti di partito che ti davano maggiore garanzia di efficienza, non era una lotta ideale di moltitudini, ma una oscura, spesso miserabile sottomissione di individui, ognuno per risolvere il suo problema. Dipende anche da questo la glorificazione di tanti imbecilli, disponibili tuttavia alle infinite, piccole corruzioni personali.
E nemmeno la mafia è un caso: nasce dalla convinzione che almeno il mafioso può risolvere il tuo problema umano e tanto vale essergli amico, o almeno non essere contro di lui.
Da questo punto di vista l’appiattimento del voto su posizioni che da decenni sembrano indeformabili, non significa certo coerenza politica ma letargo dell’anima popolare nel Sud. Questa anima popolare del Sud formata da milioni di individui, ognuno dei quali, lapidariamente, si fa i cazzi suoi! Per chi detiene il potere, questa è la condizione politica privilegiata.
L’assenza politica dello Stato
E tuttavia stavolta potrebbe essere diverso! Non che questa anima, improvvisamente acquisti coscienza del suo compito storico, e si levi intrepida e romantica, a rivendicare il ruolo del Sud nella evoluzione della nazione, né che possano verificarsi sconvolgimenti elettorali tali da influenzare il futuro dei governi nazionali o regionali, ma almeno i partiti stavolta non potranno più mentire su alcuni problemi di tragica attualità. Che sono problemi siciliani ma stanno anche nella pelle di tutti gli italiani. I seguenti: l’assenza politica dello Stato provoca lo scoramento dei cittadini; lo scoramento la vigliaccheria collettiva; dalla vigliaccheria germina fatale la mafia. Questo è un teorema!
Nella massoneria, nelle banche…
La mafia! Essa è dovunque oramai. Ha divorato le energie produttive del Meridione, sta insanguinando tutta la nazione.
La mafia è nelle pubbliche amministrazioni, nella massoneria, nelle banche, nella giustizia, negli enti locali, nei parlamenti. La mafia controlla l’amministrazione di intere province, decide quale opera pubblica s’abbia da fare e da chi debba essere fatta, e quanti miliardi debba costare.
La mafia controlla i mercati, le iniziative economiche, i commerci. La mafia governa centinaia di migliaia di miliardi per lo smercio della droga nel mondo. La mafia è padrona di Palermo e incalza su Catania e la Sicilia orientale. La mafia ha ucciso tutti i migliori siciliani: Terranova, Costa, Basile, Russo, Giuliano, Mattarella, La Torre che hanno osato opporsi in nome dello Stato.
Esiste una legge antimafia che certo non ci sarebbe se Pio La Torre non avesse pagato con la vita la colpa di averla proposta, e il generale Dalla Chiesa non si fosse fatto uccidere per averla voluta applicare prima ancora che fosse approvata. È’ una legge micidiale contro la mafia perché, attraverso le indagini nelle banche, consente veramente di ferire il cuore oscuro della mafia. Appunto per questo è micidiale: soprattutto per coloro che passano per galantuomini, o capipopolo, e hanno sotterrato nelle banche il marchio della loro mafiosità.
Ogni partito deve prendere posizione
Ogni partito deve assumere posizione: cioé deve spiegare attraverso quali costanti azioni, nel parlamento, nella giustizia, e in qualsiasi altro luogo di dibattito pubblico, intende pretendere e garantire l’esercizio della legge antimafia.
I Siciliani, giugno 1983