Mafia Capitale
Quanto costa una delibera? Quanto una perizia? E un emendamento? O una sentenza? O un appalto? Tutti atti pubblici, tutte decisioni pubbliche.
Mafia Capitale ci spiega che sono tutte in vendita. Che si trova sempre qualcuno disposto a farne mercato. Qualche brava persona, certo, può essere indisponibile. Ma “loro” troveranno sempre, il modo di non passare proprio di là.
Aggireranno l’ostacolo, troveranno il modo di cambiare di etichetta o di categoria il progetto da finanziare, per farlo ricadere sotto le giuste competenze. O faranno promuovere/rimuovere il reprobo, il riottoso perché si occupi di altro. O faranno avocare la decisione da un superiore più comprensivo. Tutte cose a loro volta da comprare. Una sentenza per annullare un atto politico sacrosanto (per esempio di limitazione delle sale gioco in una città). Ma anche, al contrario, un atto politico per annullare una sentenza sacrosanta. O da una parte o dall’altra il corrotto, il venduto si trova.
E dietro di lui trionfa sempre un clima di indulgenza, la voglia di farsi i fatti propri, l’amor di quiete, perché ormai è legge non scritta che la carriera spetta di diritto solo a chi non combatte i disonesti. L’onestà è tollerata, la lotta alla disonestà no. Ecco che cosa viene fuori dallo scandalo romano, sommato con lo scandalo dell’Expo, con lo scandalo del Mose, con gli scandali che come oceano limaccioso travolgono la pubblica fede dalle contrade d’Italia.
Perché stupirsi?
Perché stupirsi se la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata imperano in tante nostre pubbliche amministrazioni succhiando soldi che non esistono mai per i bisogni e i servizi sociali o per creare imprese e posti di lavoro, ma ci sono sempre, accidenti sempre!, per predoni e malfattori?
Se le decisioni pubbliche sono per principio in vendita, è ovvio che se le compri chi ha più soldi. E che nessun funzionario, giudice, politico, nel momento in cui si fa corrompere, si porrà il problema se le sta vendendo a un corruttore non mafioso o a un corruttore in rapporti con la mafia.
Dove tutti incontrano tutti
Basterà poi che il prezzo da pagare nel gioco degli scambi sia in parte anche di voti, che qualcuno chieda cioè i pacchetti di voti sicuri di ‘ndrangheta o camorra, per traghettare con assoluta naturalezza i poteri mafiosi dentro la grande arena pubblica. Nel “mondo di mezzo”, dove tutti incontrano tutti.
Ecco la ragione per cui gente con la quinta elementare, che non solo non parla l’inglese, ma nemmeno si esprime in italiano, ma parla solo il dialetto calabrese o il romano della suburra, può comandare su una città, anzi, sulla Città eterna o sulla ex Capitale morale.
Smettiamola dunque con i nostri alibi ammuffiti. Con l’idea che la criminalità che avanza sia vincente perché sofisticata, nulla più “coppola e lupara” ma smoking e studi all’estero, così da darci qualche giustificazione, perché ci starebbe sconfiggendo gente che il denaro ha spinto su un altro, superiore pianeta.
A comandarci sono i boss che non sanno nemmeno come arrangiarsi durante uno scalo aereo a Parigi o i malavitosi che parlano e bestemmiano come “il Cecato”. E’ la fase suprema della corruzione: mettere una civiltà millenaria alla mercé di caproni e pistoleri.