Ma la casta più pericolosa è davvero quella dei politici?
E’ arrivato il momento di fare i conti…
Quando la foga contro i privilegiati e le analisi economiche superficiali fanno perdere lucidità negli obiettivi delle lotte sociali. sprechi, rischia di essere una misura inutile e velleitaria se ci fa perdere di vista i problemi più devastanti legati al dilagare della finanza predatoria.
Il Movimento Cinque Stelle ha presentato una proposta che consentirebbe di tagliare più o meno quarantadue milioni di euro dai costi della politica, e sulla mia bacheca Facebook sono fioriti commenti di segno opposto che si dividono in plaudenti e benaltristi, in altre parole equamente suddivisi tra chi applaude all’iniziativa e chi dice che i problemi sono ben altri.
Il mio giudizio si colloca in una via di mezzo, e considero questa cosa da applaudire sul piano etico ma poco efficace sul piano pratico. E provo a dimostrarlo leggendo i dati economici che sono riuscito a raccogliere al meglio della mia capacità di documentazione, sintetizzati anche nel fumetto “Raschiatutto”, realizzato a quattro mani con Marco Pinna.
● Un’analisi Confcommercio del 28/10/11 dice che la politica spreca 9 miliardi di euro all’anno.
● La “relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2008” della Corte dei Conti dice che “il fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione” ci costa “50/60 miliardi di euro/anno”.
● Il Ministero dell’Economia ha stimato nel 2010 una evasione fiscale di 120 miliardi di euro/anno.
● Il 17 maggio 2011 il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ha parlato di “150 miliardi di fatturato annuo delle mafie”.
● Il supplemento del bollettino statistico Bankitalia del 16/12/2009 ha rilevato che nel 2008 “a prezzi costanti, la riduzione della ricchezza complessiva rispetto al 2007 è risultata pari a circa 433 miliardi di euro del 2008” ma “la dinamica delle attività reali è risultata positiva” (+3%). In breve, 88 miliardi di euro risparmiati sono stati travolti da 521 miliardi di euro persi nel casinò della finanza.
10 ricchi = 3 milioni di poveri
Seguite quei soldi e scoprirete con chi prendervela: “In Italia i 10 individui più ricchi posseggono una quantità di ricchezza che è all’incirca equivalente a quella dei 3 milioni di italiani più poveri”. (Bankitalia, Occasional Papers 115, 02/12).
Ma l’Irpef per i ricchi è sceso dal 72% del 1974 (aliquota applicata a chi guadagnava più di 500 milioni di vecchie lire/anno, che attualizzati corrispondono a 2 milioni di euro/anno) fino al 43% del 2012, il minimo storico di sempre.
Nel frattempo il supplemento al bollettino statistico Bankitalia del 25/01/12 dice che “la quota di individui poveri risulta pari al 14,4% e la percentuale di famiglie indebitate è pari al 27,7%”.
La nostra Costituzione stabilisce all’articolo 53 un principio di progressività fiscale funzionale alla redistribuzione del reddito. Ma l’unico “sacrificio” che non ci è stato chiesto come misura anticrisi è proprio il ripristino di una aliquota del 72 per cento per quei dieci fortunati intoccabili che da soli fanno reddito come i tre milioni più poveri: un’entrata fiscale che permetterebbe di rilanciare l’economia e alleggerire le tasse sui più deboli.
E non ci vengano a dire che quei soldi risparmiati servono a rilanciare l’economia, perchè finora sono stati soltanto bruciati in finanza, per inseguire profitti maggiori in tempi più brevi.
La guerra di chi accumula contro chi tira a campare è invisibile sui mass media, è totalmente assente dal dibattito parlamentare, dove anche il movimento politico più rivoluzionario e agguerrito contro le ruberie si è finora limitato a ragionare sul primo dei dati che ho fornito, quei nove miliardi di sprechi, concentrando le proprie energie sugli stipendi troppo alti dei Parlamentari mentre il vero male oscuro che divora il nostro benessere e le nostre speranze di futuro si chiama finanza predatoria.
Ma per combattere questo cancro con una terapia efficace servono a poco i “cerotti” dei risparmi anticasta (poco impattanti sul piano economico anche se altamente condivisibili sul piano etico).
Bisognerebbe invece separare le banche d’affari dalle banche di risparmio a cui si rivolgono i cittadini, ad esempio con l’introduzione in Italia di una normativa simile al Glass-Steagall Act, la legge Usa che proteggeva i risparmiatori dal fallimento delle banche, purtroppo abrogata nel 1999 dal presidente Clinton (“non c’è niente di meglio di un governo di sinistra per far politiche di destra”…).
Questa legge – riporta Wikipedia – è stata “la risposta del Congresso Usa alla crisi finanziaria iniziata nel 1929 che all’inizio del 1933 mise in ginocchio numerose banche americane. Prevedeva l’introduzione di una netta separazione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento. La ratio di tale provvedimento era di evitare che il fallimento dell’intermediario comportasse anche il fallimento della banca tradizionale, impedendo che l’economia reale fosse direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari. Per via della sua successiva abrogazione, nella crisi del 2007 è accaduto proprio questo, quando l’insolvenza nel mercato dei mutui subprime ha scatenato una crisi di liquidità che si è trasmessa all’attività bancaria tradizionale”.
Sarebbe bastato separare le banche votate alla speculazione da quelle orientate al risparmio per scongiurare la grande truffa del Monte dei Paschi di Siena: un regalo da quattro miliardi di soldi pubblici, possibile non solo per gli intrecci tra il mondo bancario e quello politico, ma anche e soprattutto perchè le banche che giocano d’azzardo sui tavoli della finanza “tengono in ostaggio” i risparmiatori e i loro conti correnti.
Quando le cose si mettono male per gli squali della finanza, per cavarsela basta minacciare di far andare a fondo assieme a loro anche chi ha guadagnato onestamente i propri risparmi, e con questa “offerta impossibile da rifiutare” i governi ci obbligano a tappare di tasca nostra i buchi causati dall’utilizzo spregiudicato di strumenti finanziari senza regole.
Per questa ragione, ciò che andrebbe frenato e combattuto come prima misura di emergenza sono le fughe di capitali all’estero, cioè il casinò della finanza che arricchisce le grandi banche d’affari, per la maggior parte straniere,
Ma i parlamentari a cinque stelle sembrano ancora troppo concentrati sui costi della Politica per studiare i danni della Finanza, e Beppe Grillo si è limitato a proporre sui temi economici una soluzione che non prende posizione: facciamo decidere ai cittadini se restare o meno nell’ euro. Purtroppo però la finanza predatoria è ormai in grado di fare danni enormi sia dentro che fuori dall’euro se lasciata agire indisturbata e senza freni.
E c’è anche un problema di redistribuzione del reddito tale da rendere auspicabile l’aumento delle tasse ai più ricchi per sollevare dai sacrifici le famiglie a basso reddito che finora hanno pagato da soli il prezzo della crisi con più Imu, più Iva, più accise sulla benzina e più tasse sui servizi.
Per questa ragione, mi sembra piuttosto velleitario basare il rilancio dell’economia sulle decine di milioni di euro all’anno che si potrebbero risparmiare tagliando stipendi e rimborsi ai parlamentari, se non si decide prima di aggredire i problemi di una finanza predatoria che sottrae ricchezza per centinaia di miliardi di euro l’anno.
La “foga anticasta” non è cosa buona se distrae da un altro problema che per entità e dimensioni è di quattro ordini di grandezza superiore al problema che assorbe la tua attenzione. Il cancro non si cura con l’aspirina, e se arriva l’ambulanza per un grave incidente, prima si sistemano emorragie e fratture, e poi con calma si pensa a lividi ed escoriazioni.
Se proprio vogliamo semplificare il discorso con slogan di facile comprensione, oltre ai nemici più noti che si chiamano mafie, sprechi, corruzione ed evasione, c’è un nemico più devastante di tutti che si chiama finanziarizzazione dell’economia.
C’è un alleato per combattere questo nemico: si chiama costituzione repubblicana. Ci sono strumenti che si chiamano redistribuzione del reddito basata sulla progressività del prelievo fiscale, c’è un settore di attività legalmente lecite ma moralmente odiose che si chiama speculazione finanziaria, e che va nettamente separato dalla lecita e morale attività di risparmio dei cittadini.
Nel combattere questa battaglia dobbiamo essere consapevoli che il giro d’affari della speculazione ci ha succhiato negli ultimi anni centinaia di miliardi di euro, mentre i costi della “casta” non arrivano nemmeno alla decina.