sabato, Novembre 23, 2024
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“Ma anche se so’ pecora, sappiate, che co’ ste cose nun me spevantate”

Un’altra libreria incendiata nella città dei Casamonica e di Casa Pound

“La cosa che più mi ha colpito venendo qui è l’odore di bruciato”, dice Valerio, uno della libreria Pecora Elettrica, ai microfoni del Fatto Quotidiano. È la mattina dopo l’attentato e Valerio ha gli occhi azzurro cielo e un maglioncino color vinaccio.

Non è la prima volta che succede: il venticinque aprile qua in via delle Palme a Centocelle, a Roma, i fascisti, o mafiosi, o gente comunque che non ama i libri e lo stare insieme, avevano usato la stessa tecnica di ora, come dimostra il liquido infiammabile ritrovato dentro.

“C’era stato un altro attentato qua di fronte, venti giorni fa – fa Danilo, uno dei proprietari – Il presidente del Municipio si presenta solo oggi”. “Uno degli attentati peggiori a Roma”, dice l’assessore alla Cultura del Terzo Municipio. “Le associazioni non bastano più, ci vuole un presidio delle istituzioni, deve intervenire la Magistratura” dice Christian Raimo.

Eh, già: a parte gli attentati incendiari, il reato di apologia del fascismo qui è di fatto abolito. Casa Pound, qui occupa illegalmente un palazzo da anni, e quando le forze dell’ordine sono andate a controllare uno squadrista ha minacciato “Che vogliono, un bagno di sangue?”.

Stavolta è toccata a “Pecora Elettrica”, la prossima volta potrebbe toccare a un’altra delle librerie indipendenti e democratiche con questa fissazione fuori moda dei libri e della cultura: a Roma, a Catania, in qualunque città. Nessun luogo civile, in questo stato, può essere sicuro di non essere nel mirino.

Accanto al locale semidistrutto di “Pecora Elettrica”, dei ragazzi hanno attaccato un manifesto con una poesia. Eccola.

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