Luogo della memoria dimenticato
Bagheria è una città piena di arte e di cultura ma tristemente famosa per la sua forte componente mafiosa che ha impoverito e distrutto il tessuto sociale.
Nella zona periferica a nord della città, vicino lo svincolo autostradale, sorgono gli ex magazzini dell’industria del ferro (ICRE ) appartenenti ad uno dei capo mafia bagheresi N.G. che durante gli anni di piena attività di cosa nostra servivano da quartier generale e purtroppo, dalle confessioni del pentito Giuffrè, un campo di sterminio della mafia, in cui venivano condannati e giustiziati coloro che dissentivano o non pagavano il pizzo.
Un’insegnate di liceo R.A. racconta che la gente che viveva a ridosso dei magazzini la notte vedeva le luci accese e sentiva i suoni macchinari; questo per impedire che si udissero le grida dei torturati. È ancora presente per terra una grata dalla quale venivano fatti defluire l’acido e i resti dei corpi; persone sparite senza lasciare traccia.
E allora che cos’è questo luogo, se non un luogo della memoria e una tomba in cui poter ricordare ciò che è avvenuto e non deve più avvenire?
Eppure in Sicilia o meglio nella mia città alcuni personaggi hanno perso la memoria.
È datato 09 settembre 2016 un comunicato del Comune, con il quale si avvisava la cittadinanza che tutte le “oasi ecologiche” presenti in città, (più simili a discariche che ad oasi) venivano chiuse e in cambio i cittadini non serviti dal porta a porta potevano andare a conferire tutta la loro raccolta differenziata presso la nuova eco stazione, gli ex magazzini del ferro, l’ICRE.
Forse c’era un errore, ma com’era possibile che venisse utilizzato un luogo della memoria come oasi ecologica?
Sdegnati, contatto come circolo Legambiente, e scriviamo una e-mail di denuncia, chiedendo supporto per un’azione congiunta all’associazione Libera.
Nel frattempo riceviamo telefonate di insegnanti indignate, che vogliono intraprendere un’azione contro questa scellerata decisione, tra di loro la voce di chi vive proprio vicino all’ICRE racconta che ormai il luogo è ridotto ad una discarica e che l’aria nei dintorni è talmente pestilenziale da costringerla a chiudere le finestre di casa. Ci racconta di camion che arrivano per scaricare spazzatura e cittadini che consegnano, all’operatore all’ingresso, sacchi di differenziata, compreso l’umido, che vengono accatastati all’interno del magazzino.
Alle polemiche l’Amministrazione risponde che l’ICRE non sarà soltanto una eco stazione ma alcuni locali verranno utilizzati per attività culturali inerenti la raccolta differenziata.
L’associazione Libera insieme ad un comitato cittadino hanno aderito alla nostra proposta, insieme decideremo le azioni da intraprendere per riportare quel luogo al suo stato precedente.
Oltre allo sdegno e alla tristezza però ci siamo chiesti chi possa aver partorito una simile idea?
Si tenta di cancellare la storia di Bagheria, di ciò che vi è accaduto. Dimenticando coloro che sono spariti e che per questo moriranno una seconda volta, seppellite dalla “munnizza”.
Sicuramente potevano esserci altri luoghi in cui fare una eco stazione ma non un luogo della memoria.
La mafia agisce attraverso legami profondi per addormentare le coscienze; se cancelliamo la memoria essa agirà sempre indisturbata.