giovedì, Novembre 21, 2024
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“L’ora della trasparenza”

C’è qualcosa che non va nel mondo variegato dell’anticamorra napo­letana…

 

All’ombra dei clan, delle cosche, delle famiglie malavitose c’è un esercito di “professionisti della legalità” che pro­spera. Non si capisce di cosa campano. Sta di fatto che hanno entrature in Enti, Istituzioni, Fondazioni. Volti noti e stagionati che negli anni hanno co­struito un vero e proprio monopolio dell’industria anticlan.

E’ la “lobby del bene” che in Campania, e in particolar modo a Napoli, legittima­mente opera. Chiariamo: tutte brave per­sone ma la domanda resta senza risposte: qual è il vero contributo che si dà al con­trasto alla camorra?

Solo l’interrogativo provoca reazioni stizzite e iraconde. Nell’anticamorra come nella camorra è meglio non parlare di cer­te cose. La verità può costare cara. Se il re è nudo occorre dire che è vestito.

Prendiamo un esempio banale, l’asso­ciazione Libera. In Campania come altro­ve è governata sempre dalle stesse perso­ne. L’elezione per il ricambio dei rappre­sentanti degli organismi interni sono pro­forma o al più nominati. Non c’è un limi­te di mandato, non c’è un limite di età, nei fatti non esiste mobilità interna. Sembra una gestione feudataria con vassalli e val­vassori. Ma qualcuno potrebbe dire : vab­bè è una associazione, saranno pure fatti loro.

E’ vero fino a un certo punto. Libera in particolare gestisce molte attività e spesso i rappresentanti eletti proforma occupano posti nei cda di Fondazioni e altri sogget­ti, sottoscrivono protocolli con Enti locali, partecipano a finanziamenti di progetti, sono promotori di iniziative retribuite, percettori di consulenze ben pagate. Come è chiaro capire e intuire non sono argo­menti di lana caprina.

Non sono argomenti da trascurare

A pelle occorrerebbe – in generale – più trasparenza. Capire chi fa cosa e come lo fa e con chi lo fa. Avere sottomano bilanci con entrate e uscite. Poter leggere il detta­glio del bilancio e non cifre che magica­mente pareggiano e fanno 0 a 0. Qui non si gioca una partita di pallone ma è in gio­co la credibilità di parte di un mondo. E’ solo la punta dell’iceberg.

Prendi il Consorzio Sole (Sviluppo Oc­cupazione Legalità Economica) , un pro­getto sorto nel 2003 all’interno della Dire­zione Legalità e Sicurezza della Provincia di Napoli per occuparsi del recupero, riu­tilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata e alla loro assegnazione a cooperative sociali diretto dalla sociologa e tanto altro Lucia Rea.

Un consorzio che è riuscito a tessere e organizzare una bella rete di amicizie e collaborazioni : associazioni, fondazioni, gruppi, cooperative sociali, federazioni ma soprattutto nomi pesanti (presunti tali) dell’anticamorra arruolati come consulen­ti, esperti e collaboratori.

Modalità disparate

Le modalità sono le più disparate: pro­getti, missioni, incarichi diretti, contratti­ni, determine, seminari, work shop, tavole rotonde. Una grande partita di giro.

Eppu­re il procuratore aggiunto di Reg­gio Cala­bria Nicola Gratteri è stato chiaro e netto: “Non possiamo tollerare che ci sia gente che lucra e che dell’antimafia fa un me­stiere. Ci sono condotte che non hanno ri­lievo penale ma sono moralmente ripro­vevoli. Nella lotta alla mafia bisogna es­sere seri, non ci sono ma e non ci sono se”.

La chiarezza del procuratore

Se questo era il rischio, ora si è in una fase diversa, già conclamata. Se accenni al tema, se inviti a una riflessione, se poni il problema, se solleciti un autocritica se ti vabbene ti accusano di possedere “livore” e di essere “scemo”. Ecco, sei stato bolla­to, messo all’indice, timbrato a fuoco e in­serito di diritto in una blacklist.

Se una parte del mondo dell’anticamorra non cambia si rischia di avere un ceto di professionisti, una classe di azzeccagarbu­gli avvezzi alla retorica autoreferenziata, alle chiacchiere formato panna montata, alle lacrime incorporate, agli anniversari perpetui. E’ solo un’illusione pedagogica, una pretesa educativa, una presunta supe­riorità morale/moralistica. La verità è sco­moda: l’anticamorra va ripensata.

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