Libertà di stampa, la giornata del festival dell’ipocrisia
Alessio Di Florio
“Passata la festa gabbato lo santo” recita la vecchia saggezza popolare. In questi tempi ci sono invece “santi” che vengono gabbati prima, durante e dopo la festa. All’inizio di questo mese, il 3 maggio è stata celebrata la Giornata Mondiale della libertà di stampa. Anche quest’anno si sono succeduti pomposi e roboanti discorsi dalle più alte cariche istituzionali a tante altre occasioni. L’Italia e l’Europa, visti con le lenti di queste frasi ad effetto, dovrebbero essere considerati il paradiso della libertà e dell’indipendenza della stampa, ricchezza tutelata, coccolata e mantenuta in altissima considerazione.
L’Italia è l’unico Stato in Europa in cui ci sono tanti giornalisti minacciati e tutelati da scorte per le minacce di mafie e organizzazioni criminali e l’unico perché minacciato da organizzazioni neofasciste e neonaziste, Paolo Berizzi. È passato sotto silenzio quest’anno l’anniversario dell’attentato a Mogadiscio in cui furono assassinati Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Uccisi mentre stavano indagando sul malaffare nella cooperazione italiana in Somalia e nel traffico di armi e rifiuti. Una verità scolpita nella pietra, certa e assoluta, nessuno ormai metterebbe in dubbio questo fatto incontrovertibile. Tranne in una sede: il Parlamento italiano, la relazione di maggioranza di una commissione d’inchiesta nelle scorse legislature – nonostante le nette evidenze e le circostanze che documentano la loro presenza in Somalia per lavoro e le inchieste di Ilaria Alpi – riportò che si trovavano in vacanza ed avevano subito una rapina.
I social network e l’intero web hanno assunto, in tempi di distanziamento e confinamento sociali, un ruolo informativo sempre più centrale. Nei mesi in cui, l’ultimo rapporto è delle scorse settimane, l’eversione destrorsa, suprematista e neofascista ci inonda di menzogne e bufale i giornalisti e la stampa realmente indipendente – scevra da editori impuri, gruppi di interessi e connivenze con mafie, corrotti e colletti bianchi – ha visto la sua voce sempre più messa in pericolo. Se provi a far conoscere le torture e la persecuzione contro Julian Assange (nulla di nulla, nessuna risonanza mediatica e politica alle manifestazioni per la sua liberazione nella “giornata per la libertà di stampa”), la violenza dell’occupazione israeliana, i crimini neonazisti in Ucraina, gli abusi e i soprusi delle vere dittature latinoamericane, la vera realtà su Cubao Venezuela o, persino, se denunci la violenza del patriarcato o i pedocriminali con forza e gran determinazione quasi certamente verrai spazzato via dai social network. Quelle aggressioni che da sempre avvengono con pestaggi, agguati e attentati e oggi – sul web – sono diventate anche segnalazioni in massa di contenuti o profili. E attacchi informatici. Nelle settimane scorse un attacco, partito da tempo, ha colpito il giornale online WordNews. Finito nel mirino per la denuncia e la lotta alle mafie, alle consorterie massoniche, criminali, ai colletti bianchi, ai corrotti e alle ingiustizie.
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