giovedì, Novembre 21, 2024

Le scarpe dell’antimafia

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L’amaro del Boss

Ci siamo messi in viaggio trai beni confiscati alla mafia in Sicilia. Decine di migliaia di terreni, palazzi, alberghi, case, aziende, conti correnti. Per raccontare cos’è oggi la mafia. E combatterla. Non ci bastavano i convegni, le liturgie e le commemorazioni. Odiamo l’ipocrisia. Avevamo bisogno di fare qualcosa di utile: esigere l’utilizzo sociale dei soldi dei mafiosi. Esigere che i beni confiscati non siano abbandonati o lasciati nelle mani di chi ha subito la confisca. Denunciare le cose che non vanno. Così abbiamo deciso di metterci in marcia.

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Le scarpe dell'antimafia

La mappa dei tagli del Governo ai beni confiscati alla mafia

Noi abbiamo realizzato una mappa di tutti i progetti approvati. In giallo tutti quelli approvati e finanziati, in rosso quelli approvati per cui non sono bastate le risorse. Oltre 400 progetti. Altrettante storie di umiliazioni e di sofferenze, di potere criminale e violenza. Ogni punto sulla mappa è la storia di un clan mafioso, del suo traffico di droga e armi, delle sue estorsioni, dei suoi omicidi. Ogni punto sulla mappa è un’opera costruita con la sopraffazione, con i soldi sporchi della mafia. Ogni punto sulla mappa racconta anche la storia di una reazione, di vittime che denunciano, di poliziotti che indagano, di magistrati che confiscano. Ogni punto sulla mappa poteva infine raccontare la storia di un riscatto, di una conversione, di una vittoria dei cittadini sulla mafia.

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“Silenzio di tomba”. Mafia e beni confiscati alle pendici dell’Etna

A Randazzo abitano tanti siciliani con la schiena dritta, alcuni molto coraggiosi altri molto prudenti. Li andremo a incontrare sabato 30 settembre, in carovana, con ragazze e ragazzi che vogliono ribellarsi alla mafia e ai vecchi e nuovi cavalieri. Alle 17,30 saremo in piazza Loreto, a Randazzo, per un’assemblea pubblica, aperta a tutte e tutti.

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Il geometra e l’elefante

“Ma comu – sbotta il geometra Russo – che ci mancava gente esperta su ‘sti faccende? Mi ricordo, non tanto tempo fa, i carusi… come si chiamano… ah, sì, i Siciliani, i Siciliani giovani anzi, quelli che fanno i giornalisti e parranu sempri di Pippo Fava…”. Puru iu mi ricordu – fa Liotru” – passarunu dda piazza col camper con scrittu “Scarpe dell’antimafia” e poi, beddu grossu, “I soldi dei mafiosi a chi lavora”.

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Duecentocinquanta milioni per i beni confiscati

Per un mese con un camper sgangherato abbiamo girato la Sicilia, per raccontare le storie dei beni confiscati. Quelle belle e quelle brutte. Quelle dei coraggiosi che trasformano i beni confiscati in bellezza e quelle dei mafiosi che continuano a occupare, o distruggono, le case confiscate. “Vogliamo i soldi dei mafiosi” abbiamo detto e gridato in decine di piazze siciliane, ai tavoli istituzionali, nelle assemblee con decine di associazioni e cooperative. Adesso i soldi ci sono. Quelli del Piano Nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dal programma Next Generation dell’Unione Europea. Duecentocinquanta milioni di euro.

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