Le mimose di Bucarest
Anna è la mamma di Rares, un bambino “troppo piccolo” per la sua età…
Questa è la storia di uno degli eroi di cui vi ho raccontato: non conosco il suo nome, la sua età, e la descrizione fisica non è importante. L’ho conosciuta, per caso, durante una delle mie sessioni di animazione clinica nel reparto di ortopedia dell’ospedale Marie Curie di Bucarest, e non ho mai dimenticato il suo sorriso, la sua curiosità, l’energia che ci ha regalato.
Lei è la mamma di Rares, un bambino di 9 anni “troppo piccolo” per la sua età ma con una fantasia e un entusiasmo molto più grande del suo corpo, e forse anche del nostro. Non capita spesso di poter interagire con le madri dei bambini, un po’ per le barriere linguistiche, un po’ perché dopo aver passato così tanto tempo in ospedale, totalmente assorte nella cura dei propri figli (di solito i bambini con cui facciamo animazione hanno un lungo periodo di ospedalizzazione), alcune di loro approfittano delle nostre attività con i bambini per fare una piccola pausa e parlare con le altre donne. Ma questa volta è stato diverso.
Anna (la chiameremo così) è stata con noi durante tutta la sessione, continuamente richiamata all’attenzione da Rares, ansioso di mostrale il pupazzetto di carta, gli origami, la corona e lo scettro magico che abbiamo costruito insieme. Tra un attività e l’altra, tra un wow e un mama mea, nonostante il nostro rumeno un po’ stentato e molto divertente Anna ci ha fatto molte domande su di noi, sul nostro lavoro, sui nostri paesi (insieme a me c’era un’altra volontaria dall’Estonia), con un volto che trasudava curiosità ed interesse, riuscendo con lo stesso interesse e pazienza a raccontarci un po’ della sua storia.
Rares, già affetto da una forma di rachitismo, ha dovuto combattere con un’epatite che lo ha costretto ad un trapianto di fegato; trapianto possibile grazie alla forza di questa grande donna che, mostrandoci la sua ferita, ci ha spiegato di avergliene donato un pezzo. Avrebbero preferito fare questa operazione in Spagna ma il viaggio, così come l’assistenza medica, sarebbe stato troppo costoso, così l’unica soluzione è stata sperare in una buona riuscita dell’operazione in Romania.
Adesso si trovano nella loro piccola e buia stanza d’ospedale, senza bisogno di accendere nessuna luce perché bastava la loro speranza, il loro coraggio, la loro energia, ad illuminarla. Una luce che ci ha travolte ed ha iniziato a far nascere in me la volontà di osservare e valorizzare di più di questi piccoli grandi eroi che ogni giorno migliorano le nostre vite con piccoli gesti e grandi doni.
Anna è solo una delle milioni di donne che oggi giorno donano un pezzetto di se stesse. Ho conosciuto madri forti come rocce capaci di trasformarsi in speranza; incontrato insegnanti pronte a regalare le loro energie per educare e formare, non soltanto istruire; ho visto direttrici di musei quasi piangere di fronte all’abbandono e alla distruzione dell’arte e della cultura…
E poi ho pensato a voi cari amici che state leggendo, ed ho sentito il desiderio di condividere la necessità di far conoscere e apprezzare queste storie, questi eroi, questa semplicità perché attraverso queste possiate riconoscere l’importanza e la bellezza di essere donne.
Grazie Tante Miriana per questa meravigliosa esperienza che facciamo insieme a te