Le mamme di Niscemi
“Da qui saranno comandati i droni, e io non voglio essere complice di nessuna guerra”
“Certo, tutti siamo preoccupati dagli effetti sulla salute che hanno avuto e che continuano ad avere le antenne, ma io mi sono trovata in crisi quando i miei bambini di dodici anni e mezzo e dieci anni mi hanno chiesto come mai il nostro governo permetta queste cose. Mi sono trovata spiazzata dalla semplicità con cui i bambini vanno al sodo. Questa è una bella domanda”.
Ed è così che Angela, una delle tante mamme di Niscemi, rompe il ghiaccio. Sì perché quando ci siamo sentiti, mi aveva confessato che non sapeva che cosa scrivere. “Non ho molta dimestichezza col computer”, mi aveva detto. Dopo pochi minuti, però, si è lasciata andare, come se stessimo parlando da buoni amici seduti a un tavolo, in un bar, sorseggiando qualcosa di fresco.
“Ho sempre cercato di dire la verità ai miei figli, in maniera comprensibile ma verità e ora? Nelle nostre famiglie la frustrazione sta anche in questo: cercare di restituire una serenità persa. Mio figlio mi dice: ‘Ma se fanno male il presidente non può farle mettere! È cattivo.’ Vai a spiegare… ‘Sapete che la mamma e tante altre persone stanno lottando per questo? Vedrete che la spunteremo’, così rispondo”.
Angela scrive di getto, senza sosta, è inarrestabile. D’altronde già aveva espresso tutta la sua rabbia e la sua preoccupazione a Niscemi, parlando alla folla, impugnando il microfono, con una bandiera NoMuos attorno alla vita, come una rivoluzionaria d’altri tempi.
Le tante mamme No Muos sono delle rivoluzionarie in fondo. Lottano con tutte le loro forze contro le antenne: “Ora i miei bambini vedono la polizia in tenuta antisommossa pronti a spintonare e, se necessario, anche arrestare la loro madre che è solo preoccupata per la loro salute. Che dire di più…non c’è pace nelle nostre famiglie, niente serenità. Hanno ucciso la speranza”.
“Mi spavento – continua Angela – perché non so che tipo di messaggio passa dare il genitore, in questo modo è frustrante e avvilente. E cosa rispondi? Come lo spieghi? Allora stai lì, a dire che ci sono accordi militari, che queste cose servono per la difesa, i talebani, le torri gemelle, ma non sono credibile. Perché non è la verità”.
La battaglia per la terra di Niscemi è cosa dura. Qui si combatte contro gli americani e, tristemente, contro molti italiani. Mica è cosa semplice.
Concetta, nel riferire il bollettino di guerra, ha scritto che la lotta “procede lenta e con tanta fatica. Ci sono troppe cose nascoste e risposte che non arrivano, quindi capiamo che la situazione è molto complessa”.
“Se montassero il Muos – contiua – io e la mia famiglia ci trasferiremmo altrove. L’ottimismo, in questo momento della nostra storia, è un’utopia. Lotterò con tutte le mie capacità e forze per non permettere, a chi ci prova, di distruggere il mio progetto di felicità con la mia famiglia”.
Le parole di Concetta non lasciano nulla al caso, soprattutto quando rievocano ciò che è successo nel recente passato: “Certo che abbiamo avuto paura! Soprattutto per ordini dall’alto e, a tutti i costi, dovevano passare operai e materiale nonostante la revoca. Ho avuto molta apprensione per le mamme che caparbiamente bloccavano militari americani e operai”.
Il timore più grande, però, è indubbiamente un altro. Il timore per una guerra futura, per una pace che potrebbe essere brutalmente assassinata e a Concetta preme precisare amaramente che “la paura più grande, oltre a un incremento di onde elettromagnetico che produrrà il Muos, sarà un terribile sistema di guerre che il Muos stesso potrebbe scatenare. Da qui saranno comandati i droni, ed io non voglio essere complice di nessuna guerra. Poi, penso molto spesso che possa essere un bersaglio per attacchi terroristici”.