Le indagini su Mario Ciancio
E’ vicina la data dei 150 giorni fissata a novembre dalla Procura per approfondire l’in- chiesta a carico di Mario Ciancio Sanfilippo
Ciancio, editore fra l’altro del quotidiano La Sicilia, proprietario lo stabilimento in cui vengono stampati i quotidiani nazionali per tutta la Sicilia, è uno dei massimi imprenditori edili siciliani. Dal marzo 2009 è indagato dalla Procura di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa.
Diversi gli elementi, reali e da accertare, al vaglio dei magistrati.
● Una intercettazione del 2001 in cui un indagato per mafia dice di aver individuato con Ciancio (avrebbe anche “garantito” per le autorizzazioni necessarie ) i terreni per un nuovo centro commerciale. Anni dopo, questi diventeranno edificabili con una variante al piano regolatore.
● Mancata pubblicazione – per «decisione insindacabile del direttore Mario Ciancio » – su La Sicilia dei necrologi del giornalista Giuseppe Fava e del commisario di Polizia Beppe Montana, uccisi dalla mafia rispettivamente nel 1984 e ’85.
● Articoli pubblicati durante le indagini per il delitto Fava sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, ritenuti un tentativo di depistaggio.
● Presunti rapporti col boss Pippo Ercolano, piombato – secondo il collaboratore di giustizia Angelo Siino – nella redazione de La Sicilia per minacciare un cronista.
● Pubblicazione senza commenti della nomina di Angelo Ercolano, incensurato nipote del boss, a capo della Federazione autotrasportatori di Catania.
● Pubblicazione di una lettera (trapelata in circostanze non chiare nell’ottobre 2008) di Vincenzo Santapaola, figlio del boss Nitto, detenuto al carcere duro e quindi impossibilitato a comunicare con l’esterno.
● Aquisizione di una quota del pacchetto azionario del Giornale di Sicilia, che secondo Massimo Ciancimino avrebbe coinvolto anche suo padre don Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo vicino al boss Bernardo Provenzano.
Sotto indagine anche alcune operazioni imprenditoriali di Ciancio, come il centro commerciale «nei territori limitrofi la tangenziale di Catania, direzione Siracusa».
Antonello Giostra, di Scaletta Zanclea, a suo tempo condannato per bancarotta fraudolenta per riciclo di denaro proveniente da usura mafiosa, è indagato con Ciancio per riciclaggio con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa.
Tra i progetti da realizzare con costui, un centro commerciale da costruire a Misterbianco, per il quale Ciancio compra terreni per milioni di euro in contrada Cardinale. A un certo punto sorge l’interesse di un’altra società e di Cosa nostra (secondo la parallela indagine Iblis) a costruire un diverso centro commerciale nella confinante contrada Cubba, l’attuale Centro Sicilia: ma i due soggetti mantengono rapporti cordiali, si accordano e (come emerge da alcune intercettazioni di mafiosi) Cosa nostra si vede costretta a “rallentare” il proprio progetto per il contemporaneo interesse di Ciancio.
Indagate anche altre attività: l’Outlet Sicilia Fashion Village ad Agira, appaltato in associazione temporanea a imprese come quelle di Mariano Incarbone e Sandro Monaco, entrambi imputati per concorso in associazione mafiosa; il “villaggio degli americani”, residence per militari Usa di Sigonella da realizzarsi a fine 2004 presso Lentini, anche stavolta in concorrenza con un progetto simile che interessava, secondo i magistrati, il boss Vincenzo Aiello. Casi che renderebbero «sempre inverosimile la casuale presenza, in occasione della realizzazione di grandi opere, accanto al Ciancio Sanfilippo di personaggi vicini a Cosa Nostra». Come nel caso del centro commerciale Porte di Catania, il primo a essere indagato.
Ma come fa questo Mattarella a complimentarsi con un giornale fatto così, con un direttore che addirittura sembra contiguo alla mafia, e con questi precedenti suindicati di denari nascosti al Fisco e portati all’estero? Non vi pare proprio che siamo al paradosso? E allora non appare evidente l’estrazione del soggetto portato al Colle di chiara formazione di quel partito, fonte sicura di corruzione e malcostume, detto balena bianca, tanto vicino a certe strutture della gerarchia? A proposito perché i radicali, i 5 Stelle e altri movimenti o testate che a parole si dicono laici e democratici non parlano mai degli enormi privilegi della gerarchia, dei voti pilotati a favore di chi si inginocchia e prostra, delle tasse, ici, tarsu etc. non pagate da scuole e istituti cattolici, ma solo da noi, tartassati cittadini anche per loro, nè dell’assenza totale d’informazione su atei, protestanti, ma solo con i mass-media a osannare sempre quel soggetto di Roma, al punto da imbonire e imbottire le coscienze, con una specie di .. ..droga, senza alternativa per una vera crescita civica?