Le cifre della cementificazione
C’era una volta la “Regione Verde d’Europa”. Ma ormai quasi tutto il verde si è trasformato in grigio…
In Abruzzo la superficie urbanizzata è grande quanto 85.000 campi di calcio. Una cifra che fotografa la Regione che si vanta ancora di essere la “Regione Verde d’Europa” ma dove prevale sempre più il colore grigio. Il grigio del cemento che avanza sempre più ma anche il grigio delle cricche, delle infiltrazioni mafiose e di chi ricicla nella speculazione edilizia proventi illeciti.
Su questo torneremo nei prossimi articoli, così come sui tentativi di ridurre le tutele delle Riserve Sirente-Velino e del Borsacchio, del Parco Nazionale della Costa Teatina di cui non si riesce a vedere la fine dell’iter istitutivo. Ma soprattutto approfondiremo quello che gli ambientalisti definirono alcuni anni fa il “sistema Montesilvano”, l’espansione di Francavilla che ha portato addirittura a dedicargli un neologismo (la francavillizzazione), la discussa e discutibile scelta di realizzare più centri commerciali in Val Pescara.
Il 29 ottobre 2010 il giornalista de La Stampa Giuseppe Salvaggiulo, venuto a Pescara per presentare il suo libro “La Colata”, dichiarò che “L’Abruzzo segue un modello che sta letteralmente impoverendo l’Italia” e gli amministratori “nei fatti hanno premiato pochissimi costruttori a svantaggio della qualità della vita dei cittadini”.
Nell’occasione il WWF Abruzzo, che aveva invitato Salvaggiulo in Abruzzo, realizzò un dossier sul “consumo di suolo” nella Regione.
Tra le tantissime denunce leggiamo che Navelli e S. Pio delle Camere sono assediate da capannoni industriali ed artigianali sparsi, autorimesse e strade degne di periferie di metropoli (vedi il raddoppio della SS. 17)”, mentre le “aree costiere sono fragilissime, segnate dell’erosione e dall’impossibilità di evolvere naturalmente a causa della cementificazione imperante”.
Attraversare la costa abruzzese è vivere un viaggio a tratti surreale. Ci si aspetterebbe di vedere il mare, le spiagge, magari i trabocchi amati anche da Gabriele D’Annunzio. Invece si può proseguire per decine e decine di chilometri senza vedere null’altro che cemento, cemento e ancora cemento.
Oltre il 60% delle coste abruzzesi è antropizzata. Da Vasto a Francavilla, sulla costa teatina, l’espansione edilizia appare senza freni e senza regole. A metà settembre del 2012 il ciclone “Cleopatra” diede una prima devastante anteprima di quello che è accaduto un mese fa. Uno dei Comuni più colpiti fu San Vito Chietino, dove fu richiesto lo “stato di calamità naturale”.
Nell’estate precedente fu sequestrato un importante complesso edilizio in riva al mare mentre da diversi anni rimane in piedi un “mega resort di lusso a pochi passi da una zona di altissimo valore ambientale” su “una superficie di 200.000 mq. (140.000 nella delibera comunale 29/2011) di cui 130.000 interessati da 612 camere, seconde case, centro di talassoterapia per 9000 mq., sala meeting per 1000/1500 posti, centro culturale, 9 ristoranti, anche per banchetti, attrezzature sportive, piscine”.
Nei giorni del ciclone Cleopatra le attiviste e gli attivisti di Zona22 fotografarono quella che definirono una “spregiudicatezza edilizia” che si annoda “a doppio filo ai disastri” appena avvenuti.
Nelle loro foto furono immortalati “un grosso cilindro di cemento, interrato sotto la stradina che conduce alla calata, attraverso il quale un piccolo rigagnolo d’acqua, che una volta era un torrente, termina la sua corsa verso il mare attraverso i ciottoli della spiaggia” e “Al di là della Statale Adriatica, immediatamente a Nord dopo il ristorante “La Scogliera” (ex “Greco e Levante”),” in fase di conclusione “uno dei tanti enormi complessi residenziali spuntati come funghi sul territorio sanvitese, molti dei quali edificati lungo le rive di fiumi e fiumiciattoli, che purtroppo hanno il risaputo vizio di sfociare a mare” denunciando che “la collina è stata praticamente trasformata in una scala, alla cui base è stato realizzato un piccolo parcheggio “pubblico”, esattamente a strapiombo sul corso d’acqua” il cui letto è stato letteralmente strozzato dagli argini riforzati per difendere tale complesso.
Durante le piogge “l’enorme mole d’acqua scesa a valle, prendendo velocità, si è infiltrata tra gli argini scorrendo sotto il parcheggio, provocando uno smottamento di dimensioni allarmanti, con vistose crepe sull’asfalto appena finito, e una parziale fuoriuscita di numerosi massi dell’argine sinistro.
La ditta realizzatrice dell’opera, per ovviare a questo increscioso inconveniente, ha pensato bene di scaricare lungo il letto del fosso qualche simpatica decina di metri cubi di calcestruzzo fresco fresco”.
Negli stessi giorni il consigliere comunale di Pescara Maurizio Acerbo contestò l’autorizzazione alla costruzione di un nuovo complesso edilizio a ridosso della costa definendolo un enorme favore a due costruttori e in via di autorizzazione solo grazie ad “un’interpretazione assai forzata e illegittima del decreto sviluppo (legge 70/2011)”.
Nella Finanziaria regionale 2012, fu approvata una moratoria all’autorizzazione a nuove cave, nelle more di un Piano Cave che attende da 30 anni di essere realizzato. Nei mesi successivi nulla, o quasi, si mosse per redigere finalmente questo prezioso strumento territoriale. Mentre si svolse un vero e proprio stillicidio di dichiarazioni contro la moratoria, nel quale si contraddistinse la CISL (sostituitasi addirittura ai difensori di un indagato, chiedendo ripetutamente ed energicamente che venissero levati i sigilli ad una cava sequestrata dalle forze dell’ordine per sospetti di violazioni
di legge).
Non si è mosso quasi nulla perché qualcosa, dopo mesi e mesi di attesa, avvenne: l’assessore alle attività produttive Alfredo Castiglione annunciò l’affidamento a professionisti qualificati dell’incarico di redigere il Piano.
Uno dei professionisti sicuramente è qualificatissimo e conosce benissimo il settore: è il Presidente Nazionale di Assomineraria, l’organizzazione confindustriale della quale fanno parte gli imprenditori del settore cave. Praticamente i “cavatori” si devono scrivere da soli le regole … Tutto questo in una Regione dove all’epoca vennero censite 596 cave (più della Lombardia, ferma a 558, e del Veneto, fermo a 566).
Il consigliere regionale di Prc Maurizio Acerbo denunciò nel febbraio 2013 il tentativo di aggirare i vincoli paesaggistici con modifiche ad hoc del relativo piano regionale, portando ad esempio di questo modus operandi la costruzione di strutture alberghiere nel 2004 a Francavilla e del centro commerciale Megalò a Chieti, denunciando che si stava tentando di ripeterlo nuovamente per un centro commerciale in Provincia di Teramo.
La nuova legge regionale sull’edilizia, approvata nel novembre 2012 e contestata dalle associazioni ambientaliste (e in Consiglio da Maurizio Acerbo), è stata definita da alcuni l’avvio di un vero e proprio far west: consentiti aumenti del 50% delle volumetrie degli immobili e del 35% della superficie degli stessi, favorendo in più unicamente gli investimenti privati e tralasciando gli obiettivi pubblici di riqualificazione urbana.
L’urbanista Piero Ferretti scrisse che se “progetti edilizi” contrastano “con evidenza le scelte compiute attraverso un piano attuativo di iniziativa pubblica” “paradossalmente” viene incentivato, compromettendo “l’attuazione degli scenari di riqualificazione prefigurati dall’ente pubblico”.