Le amiche di Goliarda Sapienza
È cominciata un anno fa. L’indirizzo l’avevamo trovato su uno dei suoi libri autobiografici. Via Pistone n.20, Catania. La casa di una scrittrice.
Dei muri nudi, e un portone di legno tanto consunto da immaginare che fosse rimasto lo stesso dai tempi in cui Goliarda vi spingeva i palmi giovani, prima di precipitarsi in cortile e su per le scale.
Un gatto, di una magrezza che nulla aveva a che fare con gli esemplari pasciuti e viziati di piazza Teatro Massimo, ci osservava con occhi scontrosi e indocili, lasciandomi l’immagine che di via Pistone mi sono portata dietro per tanto tempo: un mondo altro, sorprendentemente separato dalla città che conoscevo dai pochi e scarni scalini di via Buda.
Così fino al 15 settembre, quando grazie a Pina Mandolfo e alla Società Italiana Letterate, nell’ambito dell’iniziativa Sulle tracce di Goliarda-viaggio sentimentale e letterario nei luoghi di Goliarda Sapienza, su quella soglia è stata posta una targa: «Questa casa, la strada, i vicoli, Catania, hanno nutrito il genio narrativo di Goliarda Sapienza».
Pochi centimetri di marmo, che però hanno richiesto con gli abitanti del luogo – ai tempi di Goliarda artigiani e «uomini e donne che fanno mercato di loro stessi», e oggi che gli artigiani non esistono più solo questi ultimi – una contrattazione lunga. Che alla fine ha dato l’esito sperato, quello che, ammettendo noi, non solo catanesi perbene – finti, ci avrebbe chiamati Goliarda -, ma donne di tutta Italia, accoglieva di nuovo soprattutto lei, Goliarda Sapienza, la scrittrice cresciuta in via Pistone, ma che poi se n’era andata via e che ci ha lasciati, nel ’96, continuando ad avere l’impressione di essere diventata per quei vicoli familiari una straniera.
Ed ecco il tour sentimentale, percorso come fa Goliarda in Io, Jean Gabin in poche, frenetiche ore. Il laboratorio del saggio puparo Insanguine, che teneva la sua attività quando le famiglie di pupari erano ben 15 in città, ma che con occhio lungo presagiva la morte per l’Opera dei pupi, e che ora è giustamente ospitato in un museo – quanto avrebbe riso Goliarda! -, nato dalla dedizione del figlio Michele. Stanze dove i suoi pupi e le meravigliose scene dipinte ci parlano ancora.
Il cinema King, quella vecchia sala che poi fu il Cine Mirone che proteggeva Goliarda dalle brutture del fascismo nutrendola al calore dei film francesi, un luogo, per noi, dove poter riascoltare la sua voce e osservare meglio i suoi occhi grazie al documentario di Loredana Rotondo, Vuoti di memoria.
Palazzo Biscari, simbolo opulento del barocco catanese, la bellezza del quale la scrittrice ha saputo portarsi dietro almeno quanto il sapore dei vicoli. Lì Elvira Seminara, Giovanna Providenti e Monica Farnetti, studiose, sono intervenute sulla personalità e l’opera di Goliarda, mentre Maria Rosa Cutrufelli, che l’ha conosciuta in vita, ha portato la rara testimonianza di un autoritratto quasi inedito della scrittrice.
Per tutto il percorso, intanto, l’attrice Egle Doria leggeva le pagine di Goliarda, mettendoci contemporaneamente davanti i luoghi e le descrizioni degli stessi. Una meraviglia. S’è conclusa al tramonto, sulle spiagge della Playa, quel mare simbolo inconsapevole della femminilità, metafora di libertà, di fronte al quale Maria Arena fa rivivere un momento del suo spettacolo Io ho fatto tutto questo. Daniela Orlando, che interpreta la Sapienza, consegna a tutte noi le pagine scritte dall’autrice. Goliarda ha ancora tante amiche che vanno a trovarla.
L’ARTE DELLA GIOIA DI GOLIARDA
Goliarda Sapienza (1924 – 1996), nata a Catania da una famiglia di antifascisti, figlia di Giuseppe Sapienza e della femminista e sindacalista Maria Giudice, è stata un’attrice e una scrittrice. Il suo romanzo più noto, L’Arte della gioia, pubblicato postumo da Stampa Alternativa dopo essere stato rifiutato dai maggiori editori nazionali, ha riscosso un successo insperato in Francia, che è arrivato di rimbalzo anche in Italia.
Buongiorno a tutti! Sono Cristiana Raggi, regista e attrice di mestiere.
Vi scrivo perchè sto producendo uno spettacolo su due testi di Goliarda Sapienza (“L’arte della gioia” e “Il filo di mezzogiorno”). Questo spettacolo è vissuto interamente con le sole parole di Goliarda Sapienza: e questo è uno dei motivi per cui è stato fatto, per far sì che più persone potessero entrare in contatto con la scrittura evoluta di Goliarda. In questo momento, sto facendo una raccolta fondi per far crescere e progredire questo spettacolo.
Vi chiedo di aiutarmi a portarlo avanti.
A questo link la raccolta fondi: http://www.produzionidalbasso.com/pdb_1429.html. Mentre al prossimo link, uno degli ultimi articoli usciti: http://www.lavocedellisola.it/2012/11/16/la-faentina-cristiana-raggi-presenta-goliarda/.
Cristiana Raggi
http://www.cristianaraggi.com/goliarda