L’attacco alle cooperative
Libera non amministra i terreni: “Noi abbiamo una funzione di promozione dell’opportunità di gestire al meglio i beni confiscati, affiancando le istituzioni coinvolte e promuovendo il riutilizzo con associazioni e cooperative locali. Libera non gestisce il bene, ma ne promuove il riutilizzo”, spiega Davide. È quello che ci hanno detto a più riprese, oltre a Pati, anche Peppe Ruggiero e Salvatore Inguì.
Quest’ultimo è il coordinatore per la provincia di Trapani. A prima vista, ha l’aspetto di un bucaniere: capelli lunghi e ricci, folta barba nera. Poi lo si sente parlare e si rimane affascinati dal suo eloquio distinto e pacato, come un gentiluomo siciliano di primo novecento. Una di quelle figure che si possono trovare a volte nei romanzi di Bufalino o di Consolo: “Libera non gestisce nessun terreno in termini produttivi, aziendali. A noi interessa l’aspetto culturale, educativo”, dice. Al momento sta lavorando per organizzare, proprio sui terreni di Castelvetrano, i campi di lavoro “E…state liberi”, ideati per poter discutere liberamente di legalità, mafia e beni confiscati. Il 12 giugno era proprio a Partanna per firmare l’assegnazione dei terreni che hanno preso fuoco. Una firma che non c’è stata, rimandata dalla notizia dei due incendi:
“Secondo i pompieri non c’è al momento la prova evidente della natura dolosa. Ma questa cosa non deve essere fraintesa, con la calura, col vento di scirocco non è necessario che si faccia l’innesco o che ci sia uso di infiammabile. Dal punto di vista investigativo non c’è la certezza, ma ci sono un sacco di buone ragioni per poterlo pensare. Intanto il fatto che siano scoppiati in contemporanea. Esattamente in contemporanea. L’altra coincidenza è che quello stesso giorno il comune di Partanna avrebbe dovuto assegnarci, sempre in maniera temporanea, i terreni. Tutte queste coincidenze ci sembrano eccessive e un po’ sospette”.
Ma se i terreni di Castelvetrano e Partanna sono stati confiscati nel 2007, come mai non esiste ancora un’associazione che se ne curi? Il perché ce lo spiega Gianluca Faraone, presidente della Placido Rizzotto, una cooperativa molto attiva nel palermitano e nel trapanese, che si sta occupando temporaneamente dei terreni sequestrati ai Sansone:
“Questi terreni hanno avuto delle vicende tribolate perché sono sempre in assegnazioni provvisoria a Libera con contratti di 6 mesi, in attesa della costituzione della cooperativa. Poi ci sono i ritardi che non sempre garantiscono una continuità operativa. Abbiamo avuto altri episodi, altri tentativi di incendi sempre a Castelvetrano (nei terreni sottratti alla famiglia Cascio), ma essendo in quel caso le colture, vigneti e oliveti, in condizioni ottimali, non sono riusciti a bruciarli”.
Gli chiediamo in che condizioni erano i terreni che hanno preso fuoco:
“In condizioni difficilissime, perché prima di essere affidati a Libera erano in stato di abbandono o semi-abbandono; era già da diversi anni che non venivano potati quindi c’era una situazione di difficile gestione del verde e del secco all’interno dell’oliveto”.
Le assegnazioni provvisorie, mi spiega Faraone, non consentono di effettuare interventi risolutivi . Organizzare delle attività durature in sei mesi è evidentemente impossibile. Una soluzione l’affidamento ad una cooperativa (come la nascente cooperativa Rita Atria) che avrebbe davanti a sé un arco temporale di alcune decine di anni per poter operare in tutta tranquillità.
Un affidamento che, di norma, viene concesso. Ma i possedimenti dei Sansone (nonché di altre famiglie mafiose quali i Cascio, i Virga e i Miceli), purtroppo, attraversano quattro comuni: quattro comuni che non vogliono o non riescono a mettersi d’accordo sulle assegnazioni. Tra questi anche il comune di Salemi, commissionato per mafia e celebre per l’amministrazione di Vittorio Sgarbi.
Altri presidi di Libera in Sicilia, Calabria e Puglia vengono minacciati dalla violenza mafiosa. Solo nell’ultimo mese si contano 5 incendi, diverse lettere minatorie e numerosi “avvertimenti”.
La vendita dei beni confiscati, come ha proposto qualcuno, non è una soluzione: “La vendita non è una scorciatoia. Anzi.
Va contro quel principio di riutilizzo sociale per cui è nata la legge”, dicono Peppe Ruggiero e Davide Pati.
Roberto Saviano, il 14 giugno, dichiara: “I beni confiscati alle organizzazioni criminali vanno venduti subito. Il ministro Cancellieri l’aveva già proposto. È necessario riportare allo Stato le risorse saccheggiate, sottraendole alle mafie. Nessuna paura che tornino alle organizzazioni: lo Stato troverà il modo di sequestrarli di nuovo. Ma devono essere venduti, e subito”.
E’ una buona idea?
“Intanto c’è il serio rischio che nessuno se li compri, quei terreni. Ci sono tutta una serie di pressioni ambientali. È stato detto ‘se li comprano i mafiosi, tanto glieli risequestriamo’. Una frase che non sta né in cielo né in terra. Lo sanno bene i magistrati e le forze di polizia quanto costa per loro in termini di risorse, di professionalità e anche di tempo arrivare ad una confisca definitiva. Le indagini patrimoniali, dimostrare che quel bene è davvero di provenienza illecita… Affermare certe cose, indipendentemente da chi le dice, non è corretto. Continuano, certo, quelle criticità che ancora rallentano o ostacolano la destinazione e che devono essere risolte, però la vendita non può essere la soluzione”.
I beni non vanno “riportati allo Stato”, vanno ridati alla gente. Quei terreni vanno curati e fatti fiorire, solo così, un domani, si potranno cogliere i frutti del lavoro di Salvatore, Davide, Peppe, Gianluca e di tutte le altre persone delle cooperative. Solo così ci si può proteggere dalla violenza mafiosa. Non per niente “coltura” e “cultura” hanno lo stesso etimo. C’è urgente bisogno di una cultura antimafia che germogli dalla terra, non dalle pagine dei giornali.