L’arroganza di Bianco
“Se dissenti ti querelo!”
“Ma senta, signor sindaco, non ci sono i presupposti per procedere. Lasci perdere…” immaginiamo così il Pubblico Ministero mentre con aria basita invoglia il sindaco Bianco a non intraprendere una causa persa. “No, no e poi no!” sbattendo i piedi “Nessuno può dire cose contro quello che faccio!
E poi io davvero non sapevo che Ciancio fosse indagato per concorso esterno in associazione mafiosa!” e invece il signor Bianco lo immaginiamo così, con l’aria corrucciata di un bambino mentre prova a dire bugie. Matteo Iannitti – in qualità di esponente di Catania Bene Comune – è stato denunciato dal sindaco per aver espresso la sua opinione. Stessa sorte per il giornalista Marco Benanti, direttore delle Iene Sicule. In occasione della conferenza stampa che si terrà domani 5 novembre alle ore 11.00 al GAPA, in via Cordai 47, abbiamo chiacchierato con Iannitti per farci raccontare nei dettagli questa vicenda.
Dopo che diversi giornali, nel 2015, avevano diffuso la notizia dell’intercettazione tra il sindaco Bianco e l’editore Ciancio sull’affare PUA, Catania Bene Comune ha fatto un comunicato dove chiedeva le dimissioni di Bianco per il suo coinvolgimento in questi affari. Ti aspettavi una querela per questo motivo?
Come Catania Bene Comune abbiamo pestato molti piedi, acceso i riflettori su tante magagne e denunciato parecchi affari illeciti ma mai e poi mai ci saremmo immaginati una querela da un interlocutore istituzionale e politico. Nonostante la forte opposizione a Bianco non potevamo spingerci a credere che un sindaco potesse arrivare a utilizzare la giustizia penale come strumento di intimidazione politica. È gravissimo e intollerabile che un rappresentante istituzionale che nega da tre anni e mezzo il confronto pubblico con le parti sociali, i movimenti e persino il Consiglio comunale sposti in tribunale lo scontro politico e la discussione sulla città.
Nonostante la richiesta di archiviazione della querela avanzata dal Pubblico Ministero, Bianco ha fatto opposizione. Come ti spieghi questo accanimento?
È incomprensibile. Non ha alcun senso querelare un soggetto politico di opposizione che si limita a esprimere la propria opinione, figuriamoci opporsi alla decisione del Pubblico Ministero che dice che non esistono motivi per svolgere un processo. Tale scelta del Sindaco denota esclusivamente una insofferenza al confronto democratico. Chi ostenta un così tale disprezzo verso la democrazia e la libertà di espressione non appare idoneo a rappresentare una comunità.
In un momento così delicato per la città, questa querela è un atto di fragilità oppure è un’intimidazione verso coloro che cercano di fare opposizione dal basso alle politiche antisociali portate avanti dalla giunta Bianco?
Questa querela è un atto di estrema arroganza, il punto più basso toccato dal sindaco Bianco. Da un lato si denuncia penalmente e si trascina in tribunale chi esprime legittimamente la propria opinione, dall’altro si denuncia l’organo di stampa (Iene Sicule e il suo direttore Marco Benanti) che ha avuto la colpa di pubblicare tale opinione. L’atto intimidatorio è duplice: secondo Bianco non bisogna dissentire e la stampa non deve dare spazio a chi dissente. Bisogna pertanto reagire su entrambi i fronti: occorre incoraggiare tutti coloro che intendono esprimere opinioni, proposte, critiche. Occorre che la stampa, come siamo certi, non si lasci censurare.
Pensi che questa sia una lotta esclusivamente di Matteo Iannitti o debba coinvolgere anche tutte quelle associazioni che da un anno a questa parte cercano di opporsi a questo governo di larghe intese e ai possibili intrecci tra mafia, politica e imprenditoria?
Enzo Bianco ha querelato Catania Bene Comune, un soggetto politico. E ci ha querelato per aver parlato di un sistema di potere che domina a Catania, fatto di intrecci tra politica, mafia e imprenditoria. Abbiamo raccontato la storia della città, portando nella discussione politica quello che scrivono i giornali e i tribunali. In questa vicenda è coinvolto chiunque si batte per una città diversa, qualsiasi soggetto democratico che non accetta la denuncia come strumento di intimidazione politica, qualsiasi cittadino che auspica un confronto democratico di idee e opinioni, chiunque crede che chi governa possa (e debba) essere criticato, pungolato, incalzato.
E in più credo che questa vicenda ci dimostri definitivamente quanto sia urgente la creazione di un’alternativa a questa amministrazione. Non si tratta di assaltare il palazzo, di fomentare l’indignazione ma di assumersi l’onere della proposta di un modello amministrativo differente fatto di democrazia partecipata, trasparenza e giustizia sociale. Il miglior modo di opporsi a Bianco e alla sua arroganza, alle scelte scellerate di questa amministrazione, alla pessima gestione della cosa pubblica: diventare comunità, ritornare a un protagonismo politico della gente ed essere alternativa vera e credibile. Una sfida che va assunta in tante e tanti, senza eroi e senza egoismi. Una sfida che la città può vincere.