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La travagliata storia di un bene confiscato alla mafia

Il sindaco di Cinisi firma l’ultima delibera: una stanza di casa Badalamenti sarà affidata all’Associazione Peppino Impastato.

 

E’ stato l’ultimo atto del sindaco uscente di Cinisi Salvatore Palazzolo: il 23 maggio, prima di lasciare la carica, che ha ricoperto per dieci anni, ha firmato la delibera con cui viene destinata, in comodato d’uso, all’Associazione Peppino Impastato una parte della casa che fu del boss Gaetano Badalamenti e che i compagni di Peppino Impastato hanno deciso di chiamare “Casa Nove Maggio”, in ricordo del giorno in cui fu ucciso Peppino. Per la verità si tratta di una stanza con un camerino interno in cui è sistemato un bagnetto. Il comodato prevede anche l’utilizzo di quella parte del garage, che sarà disponibile nel momento in cui saranno definiti i lavori di restauro del primo piano, ha una durata di dodici anni e prevede anche l’accesso al locale da Corso Umberto, dal momento che la stanza concessa si affaccia ed ha un ingresso nella strada contigua. Ma riassumiamo la storia di questa vicenda che, con la firma di oggi, non sembra del tutto chiusa.

La confisca e il suo iter
In data 6 maggio 2010 l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con decreto di destinazione n.124 assegnava il bene (215125) sito nel Comune di Cinisi (PA), Corso Umberto 183, confiscato al mafioso Gaetano Badalamenti e trasferito al patrimonio del Comune di Cinisi, il cui piano terra era destinato per finalità sociali e istituzionali all’ Associazione Culturale Peppino Impastato , ed il primo piano a sede della biblioteca comunale. Per la prima volta un bene confiscato era assegnato con una specifica destinazione d’uso decisa non dal Comune, cui era affidato, ma dall’Agenzia di Reggio Calabria, da poco istituita.
La confisca aveva avuto un lungo iter cominciato il 4-4-1985, allorchè i giudici Falcone, Borsellino, Guarnotta e Di Lello avevano emesso il primo decreto di sequestro. I legali di Badalamenti avevano avanzato una serie di ricorsi, sino ad arrivare al provvedimento del tribunale di Palermo del 26-11-07, divenuto definitivo il 4-11-09, che aveva chiuso definitivamente l’iter giuridico di confisca del bene, passato al demanio dello stato, e poi consegnato ufficialmente al Comune di Cinisi. Passavano altri sei mesi per arrivare la consegna ufficiale, dopo che la moglie di Badalamenti, Teresa Vitale, si era preoccupata di svuotare la casa dei mobili e di quant’altro le apparteneva. Passava altro tempo perché il Comune provvedesse all’acquisizione e, poiché lo stabile risultava abusivo, all’accatastamento e al collaudo, ultimato nei primo giorni di maggio 2011.

L’affidamento all’Associazione Impastato
Sin dal 2009 il Sindaco, tramite notizie stampa, aveva dichiarato la sua intenzione di affidare il bene di proprietà di Gaetano Badalamenti all’Associazione Peppino Impastato. Un gesto di coraggio in un paese che ancora rifiuta, in gran parte, di considerare Peppino Impastato suo cittadino.
La dichiarazione ufficiale di affidamento all’Associazione veniva fatta dal sindaco Palazzolo, dal balcone della casa del boss il 9 maggio 2010, alla fine del corteo per ricordare il 32° anniversario della morte di Peppino Impastato. 
Nel frattempo, verso la fine di maggio 2010 Giovanni Impastato, che risultava tra i soci fondatori dell’Associazione onlus Peppino Impastato, creata nel 2002 e composta da compagni di Peppino, presentava le sue dimissioni con motivazioni, causate da incomprensioni reciproche e dava vita all’ “Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, registrata in data 14 luglio 2010. 
Facendo seguito a una precedente richiesta, in data 11-01-2010 l’Associazione aveva presentata al Sindaco e all’Agenzia di Reggio Calabria un progetto per l’utilizzazione del bene, nel quale si indicavano alcune priorità specifiche, come quella di associare alla biblioteca di Cinisi una biblioteca dell’Associazione, comprendente circa 5.000 volumi, oltre quelli di Peppino Impastato, essenzialmente dedicati alla storia del meridione e delle sue lotte di emancipazione. Per il resto si progettava una sala di registrazione, aperta all’uso dei numerosi gruppi musicali locali e un luogo che servisse da punto d’incontro per una serie di iniziative culturali e artistiche, sull’esempio e in prosecuzione di tutto quello che Peppino Impastato aveva realizzato nel 1977 con il Circolo Musica e Cultura. La richiesta includeva anche l’acquisto dell’arredo, ma non pervenne alcuna risposta. Intanto Giovanni Impastato chiedeva con una lettera al sindaco, la gestione, o in subordine la cogestione con l’Associazione Impastato, della casa di Badalamenti. Dietro c’erano stati contatti con il prefetto dei beni confiscati alla mafia (prima Morcone e poi Caruso), i quali si erano dimostrati verbalmente consenzienti a rivedere l’originario decreto di assegnazione. 
Nel frattempo il Sindaco, in tutta una serie di altri incontri con i soci dell’Associazione, non perdeva occasione di dire che tutto era pronto, che le pratiche erano state espletate e che al più presto avrebbe definito l’affidamento con un contratto trentennale.

L’affidamento congiunto
Il 15-06-2011 la giunta comunale di Cinisi approvava una delibera con oggetto: ”Concessione del piano terra di Casa Badalamenti in corso Umberto all’Associazione “Peppino Impastato” e all’Associazione “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”. Dopo una serie di vicende i soci dell’Associazione decidevano all’unanimità di firmare la convenzione , decisi ad evitare di dare all’esterno un’immagine di divisioni e lacerazioni che non avrebbe certamente giovato alla causa dell’antimafia. La firma veniva apposta il 29 giugno e il sindaco, davanti a casa Badalamenti, consegnava ufficialmente le chiavi ai presidenti delle due associazioni. Si scopriva che gli spazi assegnati erano: la stanza con l’ingresso sul corso, una stanzina interna interamente priva di luce e sul retro una mal combinata cucina con un camerino interno. Il garage rimaneva di proprietà del Comune e pertanto l’assegnazione si riduceva a tre stanze, anzi due, considerato che i locali interni erano molto ristretti: tutti i progetti di mostre, dibattiti, cineforum biblioteca, stanza di registrazione per gruppi musicali, andavano in fumo. Pertanto acquistava il sapore di una beffa il servizio, visto sul Tg2 in data 11-07, in cui si proiettavano le immagini della lussuosa scala in porfido e dei locali del primo piano, dicendo che la casa dell’assassino di Peppino Impastato era stata affidata agli amici di Peppino e a Giovanni Impastato, Un’ultima nota: l’assegnazione, che doveva essere fatta, come promesso, per venti anni, è stata invece fatta per dieci.
Per la verità i locali sono rimasti interamente a disposizione delle iniziative organizzate dalle due associazioni , senza particolari motivi di attrito.

I finanziamenti
Nel marzo del 2014 il sindaco convocava il presidente dell’Associazione Impastato, comunicandogli di avere ricevuto un finanziamento, da parte della Regione Sicilia, di 400.000 euro per la realizzazione di un progetto di restauro del primo piano, per la sistemazione della biblioteca e di una sorta di “caffè letterario” che avrebbe dovuto essere collocato nelle stanze del secondo piano, interne alla terrazza. Nel frattempo lo informava che anche l’Associazione Casa Memoria di Giovanni Impastato aveva avuto un altro finanziamento di 120.000 euro a seguito di un progetto per la valorizzazione e l’autosostenibilità dei beni confiscati alle mafie indetto da Fondazione Sud, per la realizzazione di un caffè letterario (un altro!!!) e di una web radio : il finanziamento, a detta del sindaco, sarebbe stato disponibile se a Casa Memoria fosse stata data la piena disponibilità di uno spazio proprio e non la cogestione. E poiché i locali erano stati assegnati con la condizione che fossero indivisi, occorreva procedere a un nuovo contratto di comodato d’uso con la divisione degli spazi. Da parte dell’Associazione non si frapponevano ostacoli, affinchè Giovanni Impastato realizzasse il percorso dei cento passi con le mattonelle o “pietre d’inciampo”, per il quale aveva ottenuto un altro finanziamento, e si poneva solo la condizione di un ingresso da Corso Umberto e della disponibilità del garage.

Il nuovo contratto
Il sindaco accettava le condizioni, ma, al momento della firma, si scopriva che il garage promesso non era segnato nella piantina che delimitava gli spazi e che rimaneva di pertinenza del Comune. Infine, tra rimostranze, promesse, incontri con i tecnici comunali, da qualche giorno è venuto fuori che nel garage sarà sistemato un ascensore per accedere ai piani superiori e che sarà installato un altro corpo aggiunto per contenere i motori e l’autoclave. E’ stato rilevato, da parte dell’Associazione, che possono essere trovate soluzioni tecniche e spazi che non limitino troppo l’area del garage, ma non si è addivenuti a una soluzione definitiva. In pratica una parte dello spazio non sarà più disponibile e l’ipotesi di potere realizzare un locale per incontri, proiezioni, attività culturali varie, sembra allontanarsi, almeno sino a quando non saranno completati i lavori e non si saprà con chiarezza su quanto spazio poter contare. Davanti all’alternativa se lasciar perdere tutto o continuare a disporre di uno spazio, anche se minimo, per incontrarsi, l’Associazione ha preferito firmare, pur riservandosi di sorvegliare l’andamento dei futuri lavori e di intervenire ove si realizzassero ulteriori “scippi” dell’area assegnata. Ma questo sarà un eventuale contenzioso da affrontare con il prossimo sindaco.

Salvo Vitale

salvatore.ognibene

Nato a Livorno e cresciuto a Menfi, in Sicilia. Ho studiato Giurisprudenza a Bologna e scritto "L'eucaristia mafiosa - La voce dei preti" (ed. Navarra Editore).

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