La propaganda di paura che fa male alla città
Another brick in the wall (San Berillo).
Ventinove ottobre duemiladiciannove. Intorno alle dieci del mattino il centro di Catania viene avvolto dal vento e da un rumore incessante, che impedisce di parlare, di pensare. Un elicottero della Polizia di Stato staziona basso basso sopra il quartiere di San Berillo, le camionette della squadra mobile circondano il quartiere insieme agli agenti della cinofili, a quelli della scientifica. Più di cento poliziotti, tutti insieme.
L’Ufficio Stampa della Questura dirama un comunicato: “l’operazione The Wall s’incardina pienamente nella strategia di controllo del territorio già intrapresa dal Questore Mario Della Cioppa ed è in linea con i quotidiani piani di controllo ordinario e straordinario del territorio e con l’azione, altrettanto significativa, della Procura della Repubblica e si propone lo scopo di riaffermare (ove ve ne fosse bisogno) che nella città di Catania non esistono zone franche o livelli insondabili di illegalità che si contrappongono alle regole del vivere civile e alla sicurezza dei cittadini”. In allegato un video montato dall’ufficio propaganda della Questura.
Cento uomini e un elicottero per mettere a segno nemmeno un arresto. Gli indagati oggetto di misura di prevenzione erano già stati arrestati nei giorni precedenti. Una sproporzionata operazione di polizia con l’unico obiettivo di spettacolarizzare come fenomeno criminale la disperazione dei miserabili di San Berillo.
Pure il Sindaco di Catania, Salvo Pogliese, ingrossa la montatura, anche lui con un comunicato alla stampa. “Un sentito ringraziamento a magistratura e forze dell’ordine per questo nuovo blitz, nel vecchio quartiere San Berillo che ha permesso di arrestare spacciatori e trafficanti di droga anche di origine straniera. Un intervento di bonifica più che mai necessario in una zona in cui i cittadini sono ingiustamente costretti a subire una pesante convivenza con il malaffare e la delinquenza e su cui lo Stato non può arretrare di un metro nel controllo del territorio”.
I trafficanti di droga di cui parlano le Istituzioni della città, che qualcuno giustamente si immagina con le ville con piscina e i suv laccati d’oro, sono “senza fissa dimora” come deve ammette persino la Questura. Durante l’operazione The Wall sono stati rinvenuti “piccoli quantitativi di sostanze stupefacenti”. Ma tanto è bastato per millantare il ripristino del decoro, per parlare di malaffare e addirittura di bonifica. Ma la realtà travolge sempre la menzogna e dopo qualche ora dal blitz San Berillo è del tutto uguale a prima. Disperazione, droga e solitudine
Non poteva essere diversamente. Le macchine della polizia, i cani antidroga, i decreti di espulsione in nessun modo possono migliorare le condizioni degli abitanti di San Berillo, e con loro degli abitanti della città, se non intervengono pure quelle misure volte a salvare le persone dalla marginalità, dalla violenza, dal ricatto della povertà. Questore, Procuratore, Sindaco sanno che loro ruolo dovrebbe essere togliere la disperazione ai disperati, salvare dalla povertà i poveri, dare una casa a chi è senza tetto, dare accoglienza e formazione a chi è solo e senza nulla. Ma preferiscono lo spettacolo della repressione.
Le retate rischiano di essere solo la messinscena di una cinica propaganda, volta a rintracciare il nemico, il mostro, laddove cova il fallimento dello Stato. Potrebbe andare diversamente se solo chi governa e gestisce l’ordine pubblico si ponesse alcune domande. Dove si procurano la marijuana e l’hashish da spacciare dei ragazzi senza tetto, appena maggiorenni e appena arrivati in Italia? Con quali soldi le acquistano, chi gliele fornisce? Chi sta dietro il traffico di sostanze che passa da San Berillo? Le cosche mafiose che dimostrano di controllare capillarmente il territorio catanese che ruolo hanno a San Berillo? E ancora. Cosa fanno le Istituzioni per dare una casa, una mensa, dei bagni, delle docce ai senza tetto di San Berillo? Cosa fanno le scuole, l’Università e i centri di formazione pubblici per offrire opportunità ai ragazzini di San Berillo? Cosa fanno il Comune, la Regione, lo Stato per mettere in sicurezza le vie di San Berillo dal pericolo dei crolli, quale sanzione per i proprietari degli immobili fatiscenti, quale progetto per fare in modo che si possa vivere al sicuro nei palazzi di San Berillo? Dove sono finiti i soldi per il progetto di un centro dei servizi sociali negli immobili comunali di San Berillo?
Associazioni, collettivi, gruppi spontanei di abitanti tentano di alzare la testa, fornire un’altra immagine del quartiere, cercano di trovare un riscatto fuori dagli stereotipi. Cercano di abbattere i muri di ipocrisia e di ingiustizia. Sono un fiore che sboccia nel quartiere, ma non basta. Le istituzioni facciano le Istituzioni, che di odio e paura in città ce ne sono già abbastanza.