La Libreria diffusa
Una rete di biblioteche popolari nei quartieri: dopo Gapa, Mangiacarte e Librineria ecco quella del Gammazita, a Castell’Ursino
E’ stata inaugurata la biblioteca popolare dai giovani volontari di Gammazita, associazione culturale che dalla primavera del 2013 opera nella piazza del Castello Ursino nel quartiere di San Cristoforo cercando di restituire decoro e vivibilità a questo che è uno dei più bei luoghi di Catania.
Era stato indetto un bando dal Comune rivolto alle associazioni, e i ragazzi di Gammazita hanno vinto con un programma di poche pagine ma tante ottime idee, acquisendo i fondi previsti: in questo modo sono riusciti a dare vita a quattro giorni (dal 18 al 21 dicembre) colmi di iniziative culturali.
Laboratori creativi, presentazione di libri, giochi interattivi, letture, fumetti e burattini, concerti all’aperto tra cui quello di Eugenio Finardi e la proiezione del film “La trattativa”, cui è stata presente la stessa regista, Sabina Guzzanti.
Il Castello di Federico
E’ stato come se il Castello di Federico di Svevia, simbolo della magnificenza passata della città, fosse tornato a splendere, contornato stavolta da una corte di cittadini (piuttosto che di sudditi), che partecipando agli eventi hanno riscoperto come autodeterminarsi sia sempre possibile, purché attraverso atti concreti anziché chiacchiere.
La vera novità è stata tuttavia la presentazione del progetto Libreria diffusa, che prevede la creazione della rete di biblioteche popolari i cui punti nevralgici sono proprio i quartieri meno fortunati, meno felici in cui sono sorte: la Librineria a Librino, la biblioteca GAPA-Giovanbattista Scidà a San Cristoforo e la libreria sociale Mangiacarte (itinerante, ma da poco riappropriatasi di una sede) fanno eco a quella costituita dai ragazzi di Gammazita.
E invece dioperare in un clima competitivo hanno deciso di dare vita a una rete: la loro unione farà una forza che ha tutti i requisiti per diventare portatrice di cambiamenti positivi.
Non è interessante soltanto il fatto che si tratti di biblioteche costituitesi attraverso le donazioni spontanee di comuni cittadini: come ripetono i protagonisti di questa avventura, ciò che più conta è che finalmente si proverà a scrollare la patina di esclusività che, da sempre e in molti contesti, adorna il mondo dei libri.
“Entrando in una biblioteca o in una libreria spesso ci si sente a disagio nel contatto fisico che si stabilisce con il libro. Qualche addetto ti guarda male: hai paura di sporcarlo, di rovinarlo. Ecco: qui non sarà così.” fa uno dei ragazzi di Gammazita. “Non immaginiamo la biblioteca GAPA-Scidà come un luogo silenzioso e severo ma piuttosto vivo, dove le voci dei bambini non vengano censurate ma facciano da sottofondo a un scambio sociale sempre aperto che tenga conto anche e soprattutto dei bambini”, aggiunge un volontario del GAPA.
“Incoraggeremo la conoscenza dei libri attraverso il contatto diretto: saranno i nostri bambini ad aiutarci nella catalogazione dei libri. Li toccheranno con mano scoprendo come sono fatti. Questo sarà il primo passo!” aggiunge una rappresentante della Librineria.
Tutti concordano sul fatto che se c’è il rischio che qualcuno prenda in prestito un libro senza restituirlo poco importa.
Si lavorerà insieme su questo aspetto,ma è comunque un rischio che vale la pena di affrontare se consentirà in qualche modo di affilare le armi della conoscenza in quartieri disagiati come questi, dove di lottare con si finisce mai.
Un unico database online
È la libreria sociale Mangiacarte a proporre il progetto Libreria diffusa in cui saranno coinvolte le biblioteche già menzionate e qualche altra, come quella di Red militant.
Un progetto che prevede un unico database online con tutte le liste di tutti i libri di tutte le biblioteche popolari per agevolare gli scambi qualora un libro che per esempio manchi a San Cristoforo sia invece disponibile a Librino.
Insomma sarà uno di quei casi in cui una rete, invece che imprigionare, libererà: dall’ignoranza, dall’indifferenza e da tutte quelle ostilità che ci impediscono di essere una società migliore.
Scheda/ Sant’Agata
UNA FESTA DI LEGALITA’?
La festa di Sant’Agata è una delle tre più grandi del mondo. Ogni anno il Comune assicura che stavolta andrà tutto bene. Ma com’è andata davvero lo veniamo a sapere sempre dopo. E anche quest’anno…
Da anni si parla delle infiltrazioni mafiose nella festa. Una candelora che si “annaca” e si inchina sotto casa di un boss mafioso è insopportabile, anche perché la disposizione data alle candelore è quella di precedere il Fercolo e non di andarsene ognuna per conto proprio.
I portatori di ceroni, nonostante l’ordinanza di non accendere i ceri, l’hanno fatto lo stessso di prepotenza. Bancarelle abusive da per tutto, nonostante le promesse di un maggiore controllo. Niente bagni chimici, previsti dalla legge.
Eppure il Comitato per la legalità nella festa il 31 gennaio aveva mostrato un cauto ottimismo. Il portavoce Renato Camarda ci aveva anticipato le novità: “isole della legalità” in piazza Palestro e Cavour; un nuovo “capovara” nella persona di Claudio Consoli, vice del precedente e appartenente al “Circolo S. Agata” (in passato sotto osservazione della magistratura per connessioni con le famiglie vicine ai Santapaola); più controllo sulle bancarelle abusive.
Silenzio invece sulla sostituzione definitiva del cerimoniere della festa, l’irremovibile cavaliere Maina, ultraottantenne, da sempre là per volere dei sindaci di destra e centrosinistra. Il venerabile cav. Maina appare sugli atti giudiziari dei pentiti di mafia, che negli anni ’90 lo citano come colui che partecipava alle “passeggiate” delle candelore che facevano “l’inchino” davanti alle case dei boss del quartiere Monte Po.
Un cambiamento vero sarebbe di far entrare nella gestione della festa il Comitato e le associazioni aderenti, insieme a Comune, Prefettura e Arcivescovato.
Dopo la festa, nella conferenza stampa del 14 febbraio, al Comitato c’era meno ottimimo: “Ci aspettavamo una festa più ordinata, ma dobbiamo rilevare che siamo ancora lontani da una soluzione”.
Insomma, prima si parla di una festa senza mafia ed illegalità, e poi si fa una festa con tanta illegalità e mafia. Due facce di una città governata nella menzogna e nell’incapacità di ostacolare mafia ed illegalità. Il “Comitato per la legalità nella festa ” non l’ha capito.
Cara Agata, mi sa tanto che hanno chiuso i cancelli dopo che la mafia è entrata…
Giovanni Caruso
Gapa