La leggerezza di chi amministra
Catania: il piano di rientro e il teatrino del Consiglio comunale aperto ai cittadini
“Prego, prego, accomodatevi!” i vigili urbani, davanti all’ingresso del palazzo degli elefanti, hanno accolto così i cittadini che hanno partecipato giovedì al consiglio comunale speciale sul piano di rientro.
Non sembravano neanche gli stessi che qualche mese prima hanno impedito l’accesso allo stesso palazzo o quelli che guardavano compiaciuti i poliziotti perquisire gli stessi cittadini che volevano assistere al consiglio comunale di tempo fa indetto ad hoc per chiacchierare sui senza case.
Nella sala consigliare dà il benvenuto la prima slide “Piano di rientro della giunta Bianco 2016-2023”. Il consigliere Arcidiacono ha promosso questo dibattito ed è fiero di introdurlo “Molti comunicati stampa unilaterali rischiano di allarmare, come è successo negli scorsi giorni…” mitiga “sulla base di dati storici e prospettici le partecipate fino al 2017 porteranno un tot di entrate” snocciola qualche dato estrapolato qua e là dal piano di rientro, e si avvale solo di tre tenere slide per sintetizzare quei numeri che pendono sulla città come spada di Damocle.
Poi giunge al dunque “è chiaro che questo piano potrà servire solo alla sopravvivenza di chi ha la responsabilità di governo in modo da lasciare il cerino acceso nelle mani di chi li succederà”. Conclude facendo il suo lavoro: dopo i numeri, dà la colpa a qualcun altro.
Il primo a prendere la parola tra il pubblico è un ex revisore dei conti comunali. La sorte lo ha insignito del cognome Cittadino, di nome e di fatto. “Permettetemi di dire che i vari conclami che arrivano da giunta e consiglio sul piano di rientro lasciano perplessi chiunque. Non è che manca solo il senso di giustizia ma proprio quello di trasparenza!” ha un’espressione canzonatoria “questo piano di rientro redatto con cifre stratosferiche che hanno la pretesa di voler illudere su un futuro prossimo celestiale…Il vostro usare termini inglesi per non fare capire niente, o l’aver presentato i bilanci nella prima metà di agosto quando non veniva nessuno per leggerli, valutarli, votarli… Qualcuno addirittura si faceva il verbale da solo”.
È stato il suo lavoro revisionare i conti del comune, sin dagli anni Ottanta quando gli amministratori cominciavano a spendere follemente e a fare “falso ideologico, e falso in bilancio”. Conclude con un’aria disgustata sull’operato di chi “non si è mai degnato nemmeno di leggerli i bilanci e i documenti annessi”.
Rincara la dose Matteo Iannitti, parlando in nome dell’assemblea pubblica svoltasi qualche giorno prima a palestra Lupo, dove molte erano le associazioni presenti così come pesante è stata l’assenza di molte altre, sia durante l’assemblea che durante il consiglio comunale. Dove sono finite tutte le realtà territoriali che hanno partecipato alla Fabbrica del decoro? Dove sono in questo momento cruciale per la città? Manca la voce di realtà fondamentali come AddioPizzo, Libera Catania, Gammazita, il Comitato San Berillo, l’orchestra Falcone-Borsellino, CittàInsieme… Dove sono?
Michele Valenti domanda “Come consiglieri non vi sentite complici di avere approvato bilanci all’ultimo momento senza neanche averli letti?”. Arcidiacono impallidisce “Ma veramente… in una votazione ci sono stati dodici votanti di cui sette no”. Momento di profondo imbarazzo. Prende la parola anche Reina dell’Osservatorio Euromediterraneo che ricorda come “già dal 1968 avremmo avuto l’obbligo di valorizzare il nostro patrimonio culturale, che non sono solo gli edifici ma tutto quello che contengono”. Parla per qualche minuto soffermandosi su come molti immobili non producono nessun ritorno economico per le casse del Comune ma conclude un po’ come tutti “Il piano di rientro è solo finzione scenica”. Anche quelli di Villa Fazio sono indignati di come “anziché promuovere ciò che facciamo noi giovani, si preveda un taglio netto alle nostre iniziative, specie in un quartiere come Librino”. Molti altri si sono espressi sul piano di rientro, in pochi hanno pronunciato la parola mafia e mafiosi. Noi de I Siciliani e del GAPA l’abbiamo fatto, come sempre.
Alcuni hanno ringraziato devotamente Arcidiacono per la gentile concessione di averci fatto esercitare il diritto di essere cittadini. Si fanno le 20.30. Arcidiacono conclude dicendo che è soddisfatto ma “peccato che siamo stati pochi…”. Fuori, per strada, le facce stanche di chi, senza sapere di avere un debito, ha lottato anche oggi per la sopravvivenza.