La guerra fra il cemento e il mare
Il nuovo sindaco di Petrosino è Gaspare Giacalone. Ha lasciato il posto da manager a Londra per amministrare la sua città natale. Il caso del giovane di successo che lascia tutto per tornare in Sicilia fa il giro d’Italia. Giacalone era anche uno dei promotori del Comitato per Torrazza. Ribadisce in campagna elettorale che la spiaggia deve essere di tutti. “Attenzione, noi non siamo contro l’iniziativa privata, ma questa deve essere fatta nel rispetto delle regole e dell’ambiente”.
Con il suo movimento civico Giacalone stravince. Non ha il tempo di festeggiare però, gli fanno subito uno sgambetto senza precedenti. Il giorno della sua elezione, il 7 maggio scorso, l’ingegnere capo del Comune di Petrosino rilascia l’autorizzazione per la costruzione dello stabilimento balneare a Torrazza. Il provvedimento viene chiesto tre giorni prima, un venerdì. Una volta approvato viene consegnato direttamente nelle mani di Licata. Mai vista tanta efficienza.
La nuova giunta di Petrosino riprende in mano le carte della questione Torrazza. Sospende l’autorizzazione alla costruzione del lido per 15 giorni. Chiede ufficialmente alla Regione di rimisurare la spiaggia, avvia anche l’iter per l’esproprio dei lotti di terreno della Roof Garden che sono di interesse pubblico. Non è facile, le due settimane passano e la Regione ancora non risponde. E iniziano i lavori per il lido. Non ci credono i ragazzi del comitato. Occupano la spiaggia, la puliscono. Protestano. “Torrazza deve essere di tutti”. La nuova amministrazione e Licata si incontrano più volte.
Tante parole ma poche soluzioni. La Roof Garden non cede la proprietà, propone addirittura di dare in comodato d’uso gratuito al Comune la parte di spiaggia che non gli serve. Inoltre, secondo quella concessione firmata il 7 maggio, il lido deve essere smontato al termine della stagione estiva. Ma la società vuole una struttura definitiva.
“Io qui porto lavoro, mi sono impegnato anche a chiudere la strada per evitare che i bagnanti respirino smog”. E si scopre che la Roof Garden non vuole limitarsi solo a Torrazza. Che sarebbe interessata anche ad altre zone della costa. Infatti ha presentato un progetto al Ministero dello Sviluppo Economico per un finanziamento di 33 milioni di euro, che vede la realizzazione di un villaggio turistico appunto a Torrazza, un altro tra Biscione e Torre Sibiliana, e a Biesina. Tutte aree vicine.
A sostegno della salvaguardia di Torrazza sono intervenuti anche Slow Food e Legambiente Sicilia, che ha mandato un esposto alla Procura della Repubblica di Marsala chiedendo che si faccia luce sulla poco chiara vicenda riguardante l’iter autorizzativo per la costruzione del lido.
Per gli ambientalisti i punti oscuri del progetto della Roof Garden sono tanti. Innanzitutto le strutture e le soluzioni proposte per la realizzazione del progetto “non hanno per nulla le caratteristiche necessarie e autorizzate di precarietà, smontabilità e stagionalità. Così come i lavori di supporto e propedeutico al loro montaggio. Siamo inoltre in presenza di un vero e proprio ristorante sulla spiaggia – scrive Legambiente – che viene descritto come stabilimento balneare”.
Un altro aspetto poco chiaro evidenziato dagli ambientalisti è la presenza di una discarica nella zona, con probabili rifiuti tossici, ma non si prevede alcuna bonifica. Inoltre “si fa obbligo alla ditta di prevedere e realizzare una rinaturalizzazione dei luoghi e la ricostruzione del sistema dunale nella spiaggia prospiciente ma non risulta alcun piano in tal senso”.
E pensare che Torrazza il rischio di essere cementificata l’aveva già corso 40 anni fa, quando ancora Petrosino era una borgata a metà tra Marsala e Mazara del Vallo. Era il 1971, si voleva vendere un “margio” ritenuto inutile. Corrispondeva all’area protetta. Ebbene, una società di Palermo, chiamata “La Mantide Spa” voleva costruire un complesso alberghiero-portuale per il turismo nautico.
Un progetto enorme in un’area di 170 mila metri quadrati. Il progetto prevedeva un bacino portuale di 50 mila metri quadrati. 30 mila metri quadrati di fabbricati. 500 posti barca, 8 piscine, shopping center, ristoranti, bar, campi da tennis e una spiaggia privata. Un progetto devastante. Viene anche rilasciata la concessione edilizia dal Comune di Marsala nel settembre 1973. Poi non se ne fece più nulla, per fortuna. Anche allora la gente si mobilitò. Disse no allo scempio.
D’estate Petrosino si riempie. Tornano gli studenti dal nord. Torna Pietro con la famiglia. E Franco con la moglie Mirella. C’è anche Lucia con Giulia. Loro vivono a Petrosino. Giulia sguazza in acqua, con i braccioli. Torrazza è soprattutto sua.
perche non parlare del comune che abbandonato questa stupensa spiaggia finiamola —
Noi siamo partiti proprio da questa considerazione. E se abbiamo scritto questa inchiesta è perchè abbiamo il sospetto – fondato – che negli anni la pubblica amministrazione ha abbandonato la spiaggia e l’area umida di Torrazza al suo destino e all’incuria proprio per favorire l’intervento privato…..
Bell’articolo ma ci sono 2 grandi errori: “emigrazione” nel titolo scritto con due “z” :-O e il fatto che Casa La Francesca sia degli anni 80..negli anni 50-60 era già lì!