La guerra fra il cemento e il mare
Tutto inizia circa tre anni fa. Con la sua società, la Roof Garden Srl, Michele Licata inizia a comprare vari lotti di terreno che ricadono sulla zona protetta dei cosiddetti Margi e nella spiaggia di Torrazza. Racimola un’area di 18 ettari. Diventa praticamente proprietario di tre quarti della spiaggia.
Già, la spiaggia diventa proprietà privata. Com’è possibile? Questo perché negli anni l’arenile ha subito un processo di erosione e si è via via rimpicciolito. Di conseguenza anche l’area demaniale, quella pubblica, è di fatto più stretta rispetto a quella documentata. Infatti sulla carta sono tracciati ancora i confini degli anni ‘40.
Cosa vuole farci Licata con tutta quell’area? Vuole creare un complesso turistico a ridosso della spiaggia per portarci i clienti del Baglio Basile che è poco distante dalla zona.
Il primo progetto per costruire il lido la Roof Garden lo presenta al Comune di Petrosino a gennaio 2010. Qui iniziano le trafile. Prima il Comune blocca tutto. Poi rilascia un parere di “compatibilità urbanistica del progetto”. Che non è un’autorizzazione ad iniziare i lavori. Servono altri pareri. Tra cui quello della Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani che arriva nel febbraio 2011, nonostante la relazione della Roof Garden sia piena di errori. I progettisti di Licata scrivono che “non sussistono specie particolari di flora e fauna, né il terreno è luogo di nidificazione di specie animali particolari che possano subire mutazioni o danni dalla presenza dell’insediamento produttivo commerciale”.
Insomma, secondo gli ingegneri, non esiste alcun impatto ambientale. Nonostante tutto sia la Soprintendenza che la Capitaneria di Porto di Trapani danno parere positivo per la costruzione del lido. La stessa cosa però non fa la Commissione Comunale per la valutazione di incidenza ambientale che sottolinea le carenze del progetto da sistemare.
La Roof Garden rivede la relazione. Questa volta dal Comune arriva l’ok ma pone alcuni vincoli a Licata. Come la ricostruzione delle dune, il divieto di realizzare soste camper, la chiusura del traffico, il rispetto totale dell’originario ambiente umido della zona. Ma ancora non arriva l’autorizzazione a costruire. Anche l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente dice che quella è una zona protetta e che come tale deve essere trattata. Quindi ancora nessun via.
Nonostante i vari stop le ruspe della Roof Garden accendono i motori. Iniziano i lavori. La prima cosa che fanno è spianare le dune. Quelle di Torrazza erano le uniche dune di sabbia ancora intatte in tutta la costa, adesso non ci sono più. Poi arano il terreno fin dentro la zona paludosa, livellando il tutto per impiantare il lido. I lavori durano poco, i vigili urbani infatti denunciano le irregolarità nel livellamento delle dune. Il cantiere viene prima sequestrato e poi dissequestrato. Il tutto nel giro di 10 giorni. I lavori possono ripartire, ma solo per le opere “non strutturali”.
La Roof Garden integra il progetto specificando che si sta parlando di uno stabilimento balneare in struttura precaria. L’Assessorato regionale dà parere positivo e avanza altre richieste: gli ombrelloni non devono essere allineati, deve essere costruito il cannucciato per il birdwatching e il tutto deve essere rimosso entro il 30 settembre.
I progettisti di Licata però non si fermano. Ad agosto 2011 la Roof Garden, che aspetta ancora l’approvazione del progetto per il lido, presenta un nuovo disegno. È qualcosa di molto grande. Licata ha 18 ettari e li vuole sfruttare tutti. E’ il progetto per un campo da golf, con nove buche e tre laghetti. Alle spalle spuntano anche delle villette a schiera e una grande struttura ricettiva.
La gente di Petrosino rimane di stucco. Aspettavano la bonifica della zona di Torrazza da anni e adesso spunta questo mega progetto della Roof Garden che rischia di privatizzare la spiaggia con l’area dei Margi. I petrosileni si mobilitano. Nasce un comitato spontaneo di cittadini. Vogliono la spiaggia pubblica. Infatti si chiama “La spiaggia di Torrazza è di tutti”. Lanciano una petizione per riappropriarsi di quel pezzo di territorio, che poi è un pezzo di storia di tutti i petrosileni. Firmano anche Dario Fo e Franca Rame. Raccolgono 2500 firme. Non si fermano i membri del Comitato, vogliono adottare la spiaggia. Farne un esempio di rispetto per l’ambiente. “Lasciatecela pubblica, la cureremo noi” dicono nelle diverse manifestazioni che organizzano. Ma soprattutto studiano il caso. Fanno controlli incrociati. Esaminano le caratteristiche della zona.
Il Comitato fa in pratica quello che avrebbero dovuto fare gli enti pubblici preposti alla tutela dell’area. Constatano infatti che i confini dell’area demaniale tracciati sulla carta non sono più quelli reali. Il mare negli anni si è fatto sentire. Serve una nuova mappa della zona. Lo chiedono alla Capitaneria di Porto di Trapani con una documentazione dettagliatissima in cui si mostra come ciò che in senso anche giuridico si può definire spiaggia arriva fin dentro la proprietà di Michele Licata.
Con la perimetrazione dell’area demaniale Torrazza può, anche a livello legale, essere considerata spiaggia e pertanto tutto ciò che ricade all’interno di quell’area diventa pubblico. Ma la Capitaneria risponde picche. La competenza per questo genere di cose spetta alla Regione, che è sempre molto lesta ad elargire nomine e ingrippata negli affari di interesse pubblico. Nel frattempo sempre più gente partecipa alle iniziative del Comitato che chiede all’allora sindaco Biagio Valenti di dare inizio all’iter per l’esproprio delle zone che ricadono sull’arenile.
Arriva la primavera. A Torrazza è tutto fermo. Le dune non ci sono più. Valenti arriva alla fine del suo mandato senza aver avviato l’atto d’esproprio. Petrosino infatti è in fermento. A maggio si vota e sulla questione della spiaggia si gioca una partita determinante. Nei mesi che precedono le elezioni qualcuno avverte movimenti strani. C’è chi dice che Licata avesse già contattato delle figure professionali da inserire nel suo residence.
Nel frattempo la Roof Garden ottiene una concessione edilizia per costruire due casolari in cemento armato all’interno della zona dei Margi. Vuole farci un opificio per prodotti caseari. 9000 metri quadrati di cemento nel bel mezzo della zona protetta dei Margi.
perche non parlare del comune che abbandonato questa stupensa spiaggia finiamola —
Noi siamo partiti proprio da questa considerazione. E se abbiamo scritto questa inchiesta è perchè abbiamo il sospetto – fondato – che negli anni la pubblica amministrazione ha abbandonato la spiaggia e l’area umida di Torrazza al suo destino e all’incuria proprio per favorire l’intervento privato…..
Bell’articolo ma ci sono 2 grandi errori: “emigrazione” nel titolo scritto con due “z” :-O e il fatto che Casa La Francesca sia degli anni 80..negli anni 50-60 era già lì!