La guerra fra il cemento e il mare
Petrosino: una piccola cittadina sul mare, terra d’emigrazzione. Ha un’unica ricchezza: la bellissima spiaggia, il cristallo del mare…
Pietro ha 49 anni, è partito dalla Sicilia appena trentenne per il Veneto. Ogni estate torna nella sua città natale, Petrosino, in provincia di Trapani, a passare le vacanze. Lucia ha una bambina di 6 anni, Giulia, le sta insegnando a nuotare dove ha imparato lei da piccola, a Torrazza.
Franco e Mirella sono pensionati. Stanno in Emilia Romagna, ma i vecchi amici e i parenti sono rimasti qui, a Petrosino. Quando possono tornano, per le vecchie compagnie e per andare al mare. Per andare a Torrazza.
È una piccola cittadina sul mare, Petrosino. Si trova a metà strada tra Marsala e Mazara del Vallo, nella punta estrema della Sicilia occidentale. Come tutti i piccoli centri siciliani soffre di una grande emigrazione giovanile. Non ci sono industrie. Ma produce tanto vino. La più alta quantità di vino per abitante di tutto il Paese.
E poi c’è Torrazza. Una spiaggia non molto grande. 800 metri di lunghezza. Ai turisti piace molto però. Il mare è cristallino. La sabbia fine. Più al largo i fondali sono unici. Ma Torrazza non è solo la spiaggia. L’arenile è solo una parte di una zona molto più ampia e di grande importanza ambientale a livello internazionale. È una zona Sic – Zps, ossia Sito d’interesse comunitario e Zona a protezione speciale. La spiaggia in sostanza fa parte di una vasta area umida di interesse comunitario. È stabilito dalla Convenzione Ramsar.
La zona in questione è la ”Laghi Murana, Preola e Gorghi Tondi, Stagno di Pantano Leone, paludi costiere di Capo Feto e Margi Spanò” e ricade nei comuni di Petrosino e Mazara del Vallo. Secondo un decreto del Ministero dell’Ambiente la zona “rappresenta un complesso ambientale significativo e peculiare per la conservazione di molte entità animali”. Per chi vi si avventura può trovare, dipende dalle stagioni, anatre selvatiche, tartarughe, fenicotteri e altri esemplari. Un piccolo paradiso. In una costa, quella che da Marsala arriva a Castelvetrano, violentata negli anni dal cemento selvaggio.
La storia di Torrazza è quella di una comunità legata ad un territorio. Ma è anche una storia di negligenze, di furberie. Di come le amministrazioni negli anni se ne siano fregate di quello che succede in un posto così particolare. Di come questo posto possa essere comprato. Rischia di non essere più di Franco, Mirella, Pietro. Neanche della piccola Giulia.
E dire che stiamo parlando di una zona protetta. Succede spesso, infatti, che posti come questi non vengano valorizzati. Che vengono lasciati in preda agli scalmanati guastatori ambientali. Ogni tanto nell’area protetta dei cosiddetti Margi, alle spalle della spiaggia, spuntano piccole discariche abusive. E la spiaggia, piccola com’è ha subito anche lei i suoi scempi. Proprio in mezzo c’è un catafalco in cemento. Quello che resta di una casa, dall’orrendo design, costruita con regolare concessione nei primi anni ‘80.
Recintata, murata e abbandonata. Appartiene al notaio Eugenio Galfano, ex sindaco di Marsala. L’ha ereditata dal suocero, il notaio La Francesca. È un pugno in un occhio e nessuno ha mai pensato di demolirla. Anche perché, per quella specie di casa, sono stati richiesti dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto del Belice. Incredibile.
A pochi metri c’è un’altra casa. È bianca, con le persiane azzurre, le palme ed il prato verde. Roba da cartoni animati. Costruita proprio sulla spiaggia, nel 2003. È di Antonio Vanella. Faceva parte del Pd di Petrosino. Suo fratello Andrea si è candidato a sindaco alle ultime amministrative, senza molta fortuna. La sua casa sulla spiaggia, Antonio Vanella, se l’è costruita quando era presidente del Consiglio comunale, con tutti i pareri e le autorizzazioni necessarie. Nel 2007 arriva un nuovo sindaco, Biagio Valenti. Decide di cambiare tutto all’interno degli uffici. Allontana dall’Ufficio tecnico il dirigente Pietro Giacalone, più volte sotto processo per abuso d’ufficio, è stato anche condannato a 10 mesi di carcere per aver rilasciato illegalmente una concessione edilizia. Valenti dà mandato ai suoi assessori di controllare tutte le carte del Comune. Si scopre che per la casa di Vanella il Comune aveva rilasciato la concessione edilizia senza chiedere la Valutazione d’impatto ambientale. E hai detto poco. Ma il più deve ancora venire.
Negli ultimi dieci anni, in tutta Italia, il numero degli stabilimenti balneari in quelle che erano spiagge libere è più che raddoppiato. Petrosino non fa eccezione. L’area protetta di Torrazza fa gola. La spiaggia, come dicevamo, è piccola e suggestiva. E rischia di non essere più pubblica.
C’è un imprenditore di Marsala che si chiama Michele Licata. È proprietario delle maggiori strutture ricettive della zona: il Delfino, il Delfino Beach Hotel, la Tenuta Volpara, il Baglio Basile. È uno degli imprenditori più attivi sul territorio.
perche non parlare del comune che abbandonato questa stupensa spiaggia finiamola —
Noi siamo partiti proprio da questa considerazione. E se abbiamo scritto questa inchiesta è perchè abbiamo il sospetto – fondato – che negli anni la pubblica amministrazione ha abbandonato la spiaggia e l’area umida di Torrazza al suo destino e all’incuria proprio per favorire l’intervento privato…..
Bell’articolo ma ci sono 2 grandi errori: “emigrazione” nel titolo scritto con due “z” :-O e il fatto che Casa La Francesca sia degli anni 80..negli anni 50-60 era già lì!