La guerra della monnezza
Il ciclo dei rifiuti nella provincia di Ragusa è una grande matassa aggrovigliata…
“Ragusa non sa neanche cos’è la mafia. Non lo sa ora e non l’ha mai saputo, neanche in anni particolari. Ritengo che da noi non ci siano mai stati problemi di infiltrazioni mafiose nel settore dei rifiuti e, in generale, nella città di Ragusa”.
A parlare è Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, ora deputato regionale della Lista Megafono di Crocetta. La sua udienza era stata richiesta il 28 ottobre del 2009 dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ed era terminata con una scena sul rimborso per le spese del viaggio, chiusa dal Vicepresidente della Commissione:“Lei non deve avere nessun rimborso. Non credo che lle finanze di Ragusa dipendano da un’audizione del sindaco presso la Commissione parlamentare d’inchiesta”. Qualche settimana prima (il 10 ottobre 2009) l’ex Prefetto di Ragusa, Francesca Cannizzo, relazionava alla stessa Commissione: “ho potuto verificare l’esistenza di situazioni di malaffare, laddove alcune ditte che hanno appalti per la raccolta e il conferimento dei rifiuti si sono rese responsabili di reati in danno delle pubbliche amministrazioni, a volte in concorso con pubblici amministratori”. Una questione ancora aperta.
A destare polemiche è la Busso Sebastiano srl, che gestisce il servizio nel capoluogo e a Chiaramonte e Monterosso.
Giusto Catania, all’epoca dei fatti al Parlamento Europeo, nel 2008 promosse un’interrogazione parlamentare, l’operazione della Polstrada “Trucks” che aveva coinvolto l’impresa ecologica Busso Sebastiano srl, che svolge servizio a Ragusa.
I capi d’imputazione erano “falso pubblico, falsa attestazione di revisione e utilizzo di atti falsi”. Giusto Catania chiedeva se, a fronte di una condanna definitiva, ci fossero stati i requisiti per escludere la ditta Busso dall’appalto. Ma la ditta ha continuato a gestire il ciclo dei rifiuti.
La famiglia Busso è connessa a due diverse imprese ecologiche intestate ai figli di Sebastiano Busso. La Busso Sebastiano srl, titolare Vito Busso; e la Eco.Seib srl, di Giuseppe Busso, le cui vicende giudiziarie meritano un capitolo a parte.
Le polemiche riguardano i metodi della Busso Sebastiano srl per la raccolta differenziata. Tre video hanno testimoniato la negligenza dei dipendenti della ditta che conferivano i rifiuti differenziati in un unico camioncino, annullando l’impegno dei cittadini che differenziavano i rifiuti. Il segretario Cgil Giovanni Lattuca ha parlato di “sciacallaggio mediatico”.
Alla fine di aprile la Guardia di Finanza ha sequestrato una vasca di conferimento della discarica di Cava dei Modicani, dove arrivano i rifiuti raccolti da Busso. Si trova in una zona molto vicina a Cava Misericordia, dove scorrono le acque che forniscono il servizio idrico della città, già protagonista di una grave crisi idrica nei primi mesi del 2013; nè i nuovi dati, emersi dal convegno del Comitato Ibleo Ricerche Idrogeologiche (Cirs), sembrano indicare un miglioramento. Il sequestro era motivato dallo sversamento di percolato indirizzato verso Cava Misericordia.
Sono arrivate denunce sia alla stampa che alle istituzioni: “Ripetutamente ho fatto presente al titolare signor Busso lo stato in cui versa il Centro Comunale di Raccolta: percolato che fuoriesce dai cassoni, rifiuti di umido che rimangono per diversi giorni all’aria provocando odori nauseanti, medicinali scaduti, ricettacolo di topi ormai immuni a tutto; vetro che viene smistato senza adottare alcun sistema di protezione e sicurezza operando manualmente, capannone pieno di carta e cartone, piazzale stracolmo di potatura, legno, materiale ferroso, materassi, divani, frigo etc. tutte queste cose sparse dappertutto, oltre alla mancata disinfestazione.
Ho fatto presente al signor Busso che non era possibile continuare a gestire il CCR in queste situazioni; allora sono stato trasferito”. Queste le parole di Giovanni Laurino, sindacalista e responsabile dei CCR, in una lettera alla Commissione Trasparenza del Comune di Ragusa.
La faccenda è finita in Tribunale. Giovanni Laurino, infatti, era stato licenziato dalla ditta Busso Sebastiano srl per ragioni disciplinari, in quanto dalle sue “gratuite denunce – sentenza 16 gennaio 2014 – di inesistenti irregolarità […] era scaturito un ingiustificato discredito dell’immagine pubblica dell’azienda, sia per l’oggettiva falsità dei fatti denunciati sia per i toni inutilmente polemici”. Nel corso del processo, tuttavia, alcuni testimoni tra cui i sindacalisti Alfio Interlinge e Giuseppe Guastella, confermarono le denunce del Laurino, aggiungendo che tra le mansioni degli operai, c’era anche la raccolta di eternit ed hanno fatto notare come ad ogni denuncia facesse seguito un provvedimen- to disciplinare, denotando la natura discri- minatoria del rapporto tra Maurizio Busso, titolare dell’impresa, e i dipendenti.
La ditta Busso si era difesa adducendo il fatto di non aver mai dato disposizioni simili (allegando una dichiarazione firmata da numerosi dipendenti). Il giudice, però, ha affermato che “non è credibile la spontanea elaborazione e sottoscrizione della dichiarazione da parte dei lavoratori , quando è verosimile che sia stata predisposta dall’azienda e che sia stata richiesta la loro firma”. La sentenza si chiude con l’obbligo di reintegra nel posto di lavoro a carico della ditta Busso, che dovrà pagare anche gli stipendi arretrati.
Ma i soldi alla ditta non dovrebbero mancare. Quando nel 2008 l’impresa ecologica Busso Sebastiano vinse la gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti, lo fece con “un ribasso d’asta – conferma Claudio Conti di Legambiente Ragusa ed ex Assessore all’Ambiente – che è più basso del profitto d’impresa”. Nel corso degli anni, poi, l’Amministrazione di Nello Dipasquale ha rimpolpato le casse della ditta: ad esempio nel 2011, quando (alle porte delle elezioni amministrative) l’ex Sindaco aveva avviato l’intensificazione della raccolta differenziata, ampliandola ai quartieri limitrofi del centro storico (dove fino ad allora si praticava la raccolta differenziata porta a porta). Al fine di garantire il servizio la Busso Sebastiano srl ingaggiò part-time 39 lavoratori, gli stessi che, a febbraio 2010, erano stati suggeriti da Giovanni Lattuca. Fu definita un’operazione a costo zero dallo stesso Nello Dipasquale, il quale con un’ordinanza del marzo 2011, stabiliva che bisognava “essere integrato (per il pagamento delle unità part-time di cui sopra) il canone mensile all’impresa ecologica Busso Sebastiano srl di €63.093,16”, destinando ad ottobre 2011 altri 40 mila euro circa alla stessa ditta. Integrazioni di spesa proseguite anche nel 2012 per un totale di circa 2 milioni e mezzo di euro. Si trattò di “una manovra elettorale – secondo Claudio Conti – cioè io devo far vedere che la città funziona e, quindi, faccio la differenziata”. Qualcuno ippotizzò anche uno scambio di voti, ma nessuno l’ha mai appurato (a differenza del caso Parentopoli riguardante l’ATO Ambiente iblea).
Un sodalizio, quello con l’ex Sindaco Dipasquale, sancito anche dalla lettera che gli avvocati di Busso hanno inviato a Febbraio 2014, all’attuale amministrazione in risposta al lavoro di Claudio Conti, deciso ad applicare le penali, sancite dal capitolato, per il mancato raggiungimento delle percentuali di differenziata.
Capitolato:
2008-09: 25%; 2009-10: 35%
Regione Sicilia:
fino lug.2012: 35%; da 9 luglio 2012: 40%
Busso Sebastiano srl:
2012: 19,87%; 2013: 19,67%
Queste penali sono state al centro di polemiche, soprattutto nel periodo dell’Amministrazione Dipasquale: da una parte Legambiente continuava a denunciare la mancata applicazione delle penali, dall’altra l’amministrazione affermava la totale inesattezza delle tesi ambientaliste. Lo stesso Busso, pur ammettendo le percentuali basse (“intorno al 17%”), si giustificava dicendo che “non c’è in Sicilia nessuna norma che preveda una percentuale da rispettare”. A marzo 2013 il dirigente del Settore Ambiente, che era invece a conoscenza della normativa regionale, ha aperto una procedura di applicazione della penale per mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata pari a circa 1,8 milioni di euro. Ma questi soldi non erano più esigibili dal Comune perché scaduto il termine di notifica.
L’applicazione delle penali (pari, stavolta, a circa € 250.000 per il periodo aprile-dicembre 2013) si è avuta solo dopo le elezioni amministrative del 2013, con l’assessore all’Ambiente Claudio Conti (ora “defenestrato” a causa, pare, di divergenze col Sindaco del Movimento 5 Stelle, Federico Piccitto).
Una guerra (sommersa) dei rifiuti, insomma. Come in tutte le guerre, anche in questa si stringono delle alleanze, come quella che sembra esserci tra la Busso Sebastiano srl e la ditta IGM di Siracusa, gestita da Giulio Quercioli Dessena, Presidente Nazionale della FISE Assoambiente, amico intimo della famiglia Prestigiacomo e del Senatore D’Alì (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, assolto per i fatti successivi al ’94 e prescrit-to per quelli precedenti), i cui rapporti paiono risalire alle gare d’appalto del 2008 (per la raccolta dei rifiuti) e del 2009 (per la gestione della discarica di Cava dei Modicani). Nel 2008 l’appalto vinto dalla ditta Busso, con un ingente ribasso d’asta, fu impugnato al TAR dalla Dusty srl di Catania, arrivata seconda. La IGM, invece, accettò in silenzio il responso della gara.
Allo stesso modo la Busso Sebastiano srl si comportò nei confronti della IGM, quando nel 2009, quest’ultima vinse la gara d’appalto per la gestione della discarica di Cava dei Modicani: non fu presentato nessun ricorso. Un’amicizia particolare, anche alla luce dei nuovi scenari emersi in seguito all’operazione di polizia “Reset”, durante la quale sono stati arrestate 24 persone.
La IGM è stata coinvolta in quanto risultava essere contribuente del sistema col pagamento del pizzo al clan della “Civita”, affiliato ai Santapaola-Ercolano di Catania. A riguardo, l’on. Giuseppe Zappulla del PD, ha proposto un’interrogazione parlamentare, adducendo una “forte preoccupazione ed inquietudine degli ambienti più avvertiti della città, anche e soprattutto alla luce della nuova gara d’appalto che il comune di Siracusa dovrà attivare per la raccolta dei rifiuti urbani”.
L’altra ditta di famiglia è la Eco.Seib. srl, il cui titolare, Giuseppe Busso, è coinvolto in varie vicende giudiziarie: le operazioni di polizia “Trash” e “Full Trash” (cui è legata la matassa Palagonia-Scicli-Modica, ora al vaglio della DDA), che hanno portato ad una condanna in primo grado a 3 anni e 4 mesi per abuso d’ufficio e frode in pubbliche forniture nel primo caso, e il caso di Lipari, dove l’accusa era di concussione in concorso e associazione a delinquere.
Accuse e processi che però non inficiano la sua attività politica: dal 2012 è, infatti, Presidente del Consiglio Comunale del suo paese, Giarratana. Qui a ottobre 2013, è stata incendiata l’auto del Sindaco, Bartolo Giaquinta (ufficialmente per questioni legate ai migranti); incendi dolosi si registrano anche a Modica dove, nel 2010, sono stati dati alle fiamme i cassonetti della ditta Puccia, che aveva sostituito Giuseppe Busso nella gestione dei rifiuti del Comune ibleo.
Fuochi e rifiuti
Quello degli incendi pare un fenomeno largamente diffuso, soprattutto negli ultimi anni. A Pozzallo (dove contendono, nel settore ecologico, GeoAmbiente e Dusty srl) è bruciata l’auto del dirigente del Settore Ecologia del Comune; a Pachino sono bruciati (aprile 2014) due camion della ditta Busso ad Aprile 2014; a Vittoria sono bruciati sette cassonetti (qui, l’estate scorsa, la Sap ha sostituito l’Amiu); a Scicli, dove opera la stessa Eco.Seib srl, le bruciato tre cassonetti; e a Ispica, la cui gestione dei rifiuti è affidata ancora una volta alla Dusty srl.
Segni di guerriglia, che stracciano sempre di più il velo di Maya (o il prosciutto sugli occhi…) dei tanti operatori, amministratori e cittadini che, come l’On. Dipasquale in quell’udienza citata all’inizio, amano immaginare Ragusa come una terra vergine su cui nessun conquistatore abbia mai messo piede, preservandola candida ed ignorante, quando invece è omertosa.