La guerra che s’avvicina
Palestina-Israele. Medio Oriente. Ucraina. Anni Trenta
Le foto di queste pagine – che sono foto di guerra – non riguardano qualche lontano Paese del Terzo mondo: sono scattate a un paio d’ore di aereo dall’Italia, in Palestina-Israele, dove ogni giorno che Dio – o Allah o Jahvè – manda in terra può essere benissimo l’ultimo per ciascuno.
Tecnicamente, è un’occupazione militare, imposta con la minaccia delle armi sulla popolazione civile, e spesso col loro uso effettivo. La guerra potrebbe essere quella del 1967, o del ’56, o del ’48 o anche, secondo alcuni politici locali, quella tra Filistei e Giosuè del 1200 avanti Cristo. Comunque non è mai terminata; noi, a Palermo e a Milano, ottimisticamente c’illudiamo che resti un affare loro e non venga a travolgerci fin qui.
In effetti, la guerra è già arrivata – siamo un confine di guerra – sia nei preparativi che negli esempi. Il ragazzino arrestato, nella foto qui accanto, da una ragazza con elmetto e mitra è poi così lontano?
E quel giovane magro, portato via brutalmente (non credo che alcun magistrato abbia emesso condanne, in questo caso) dai centurioni, è poi così lontano da piazza Tolemaide o dalla Diaz? E’ ovvio che fra poche ore, in qualche stanza sicura, sarà torturato. Non di nascosto come a Genova (ma bisogna vedere cosa sarà Genova fra dieci anni) ma patriotticamente e apertamente, per il bene dello Stato.
Sulla pelle di altri semiti
Il giovane col bambino in braccio, è vittima di rapinatori assassini, o di gente in divisa regolare? Chi tiene le donne schiave dentro le gabbie? Dei selvaggi fanatici, o delle autorità “civili”?
Abbiamo rimosso moltissimo, sulla pelle degli ebrei degli anni ’30, fingendo che Auschwitz fosse colpa esclusiva dei tedeschi: ma, salvo Bulgaria e Danimarca, tutti gli stati della Fortezza Europa furono ferocemente antisemiti.
Adesso ricominciamo a rimuovere, sulla pelle di altri semiti, fingendo che arresti bombardamenti e gabbie siano faccenda esclusiva del governo “israeliano”, d’estrema destra, di Netanyahu.
Croci frecciate e nazisti
Struzzo sotto la sabbia, mentre i passi feroci s’avvicinano, l’Europa s’illude. Nel cuore degli Anni Trenta, in Ungheria e Polonia, marciano apertamente croci frecciate e nazisti. Nel Medio Oriente petrolifero – assegnato da noi “civili” ai più sanguinari tiranni, dai re sauditi in poi – la situazione ci è decisamente sfuggita di mano: ieri con Bin Laden allevato in funzione antirussa, oggi con altri fanatici (vedi le dichiarazioni della Clinton) di analoga provenienza.
L’apprendista stregone corre qua e là, ma i demoni sono tutti ormai fuori controllo. Hanno armi modernissime e uccidono chiunque sia umano. Nessuno ha più il coraggio di affrontarli, salvo i curdi: partigiani e partigiane, garibaldini, male armati e decisi. Muoiono per difenderci tutti. Il loro capo, Ochalan, è in carcere (“terrorista”) da molti anni, e fummo noi italiani a negargli l’asilo e a consegnarlo.
Hitler ride, e noi dormiamo
Fra i califfi, i “banderisti” ucraini e Netanyahu, l’inverno dell’Europa s’avvicina.
Donne, ebrei, palestinesi – secondo i luoghi – sono le vittime prime, ma nessuno che sia civile alla fine verrà risparmiato. I coltelli, le bombe, le cannonate sui condominii, gli appelli all’Islam o all’antierrorismo o alla pura razza tracimano dai telegiornali, ma sono cose virtuali, senza nulla a che fare – noi pensiamo – con la realtà vera.
Hitler, dal fondo del suo inferno, ferocemente sghignazza. E noi europei dormiamo.