La distilleria Bertolino si sposta: un buon affare
Tradotto in soldoni ci troveremmo davanti a introiti di circa 15 milioni di euro, con agevolazioni, snellimento di procedure, possibilità di utilizzazione del suolo pubblico, negate di solito ai comuni cittadini, o concesse a pagamento, dopo attese e pressioni.
E’ presto ancora per parlare, perché non è stato presentato alcun piano di lottizzazione: questa condizione avrebbe dovuto essere una parte integrante dell’accordo, la cui approvazione è di competenza del Consiglio Comunale, al fine di delineare le caratteristiche e la strutturazione della nuova area urbana, gli spazi pubblici, il verde pubblico, i parcheggi e soprattutto l’adeguamento e la funzionalità di un previsto sistema viario con l’attuale sistema stradale che, comunque, in quella zona andrebbe interamente rivisto.
C’è ancora un problema non preso in considerazione: il computo complessivo dell’area da destinare ad espansione urbana nel PRG dovrà tenere conto di quella della ex-distilleria: in tal modo non tutte le periferie che presentano caratteristiche idonee potranno essere destinate ad area di espansione urbana, creando, in tal modo, una disparità di trattamento.
Andiamo alla delocalizzazione: se ne parla da una ventina di anni: addirittura vennero stanziati settanta miliardi, ma non se ne fece niente. Altri miliardi vennero stanziati per un maxi depuratore alla foce del fiune Nocella: non se ne fece niente. Donna Nina ha fatto alcuni tentativi di trasferimento a Campobello di Mazara e a Termini Imerese, ma senza molta fortuna, anche per le proteste degli abitanti del luogo. Da più di una decina di anni nel PRG di Partinico è stata individuata una zona, in contrada Sant’Anna, lontana dal centro abitato, dove la Bertolino possiede una vasta area. Nel 2009 la signora Bertolino, preso atto che la Comunità Europea nel 2012 avrebbe sospeso gli incentivi per la distillazione e reso poco remunerativa un’attività da sempre assistita da pubbliche sovvenzioni, ha sollecitato un primo incontro con l’Amministrazione di Partinico, conclusosi adesso, dopo tre anni di trattativa. Non è stato ancora presentato un progetto di massima, cosa che verrà fatta nei prossimi sessanta giorni. Il termine “delocalizzazione” non è preciso: ben poco sarà trasferito del vecchio impianto: dovrebbe trattarsi di “un nuovo impianto industriale per l’estrazione di biomasse vegetali di alcole per la produzione di bioetanolo da destinare al mercato dei carburanti verdi, nonché per la trasformazione di biomasse vegetali per la produzione di energia termica ed elettrica, mantenendo alcune produzioni tradizionali, come l’alcole per l’industria alimentare.
Il processo di dismissione della distilleria è uno dei tanti momenti di crisi e di smantellamento del sistema industriale siciliano, dalla Sicilfiat di Termini all’Enichem di Gela. In linea di massima, anche se ci sono molte altre concause, si sta pagando il prezzo di un sogno fallito, perché non più remunerativo, a causa del surplus da destinare alla protezione mafiosa. L’alcool è comunque un mercato che ancora tira bene, che resiste alla concorrenza americana e che, nell’immediato futuro, come già in Brasile, potrebbe costituire un’alternativa alla costante crisi dei carburanti petroliferi.
Punto quattro: l’accordo, che sembra essere stato scritto direttamente dalla titolare della distilleria, o da qualcuno che lavora per lei, si preoccupa subito della fornitura idrica: “Il Comune s’impegna a chiedere al Consorzio di Bonifica Palermo 2 l’assenso per la fornitura idrica per il nuovo impianto”. Sarà l’acqua del potabilizzatore di Cicala o direttamente quella della diga Jato?: il dubbio non è chiarito neanche dal successivo impegno: “entro 120 giorni dal via libera della fornitura idrica la distilleria dovrà presentare il progetto definitivo, a totale carico dell’azienda, compresa la realizzazione della strada d’accesso adeguata al fabbisogno industriale” .
Si noti che in tutto ciò, per un singolare atto di magnanimità,: “la distilleria, parallelamente alla condotta di approvvigionamento idrico per la sua attività, ne realizzerà un’altra da destinare ad uso di servizio pubblico per l’area industriale”: vuol dire, si presume, che, se in zona nasceranno altre fabbriche, potranno usufruire di questa seconda condotta, a pagamento, altrimenti essa resterà chiusa. Nessun accenno al problema delicatissimo dello scarico delle acque utilizzate per il funzionamento: finiranno dentro la diga, magari falsamente depurate, con la possibilità di andare incontro a un disastro ecologico, oppure saranno incanalate per essere sversate a mare?
Riassumendo: Il Consiglio approva questo accordo di massima, supponiamo, con i tempi che si conoscono, entro un mese o due; Il Comune chiede al Consorzio l’assenso per l’acqua; entro 60 giorni verrà presentato, da parte della distilleria, un progetto di massima; entro 120 giorni da tale assenso la distilleria presenta il progetto definitivo. In pratica, fra sei mesi, dopo avere lavorato per l’ultima stagione di vendemmia, la Bertolino dovrebbe essere in grado di iniziare i lavori: non sono previsti i tempi di costruzione, ma è scritto che “entro 30 giorni dalla messa in funzione del nuovo impianto dovrà essere avviata la chiusura, la dismissione e la bonifica del vecchio”. Per altre destinazioni e altri affari, se l’età e le condizioni di salute della signora o dei suoi eredi lo consentiranno.