La distilleria Bertolino si sposta: un buon affare
La “premiata” distilleria Bertolino, costruita a due passi dal centro urbano di Partinico, è classificata come ”industria insalubre di primo livello”
Distilla quasi l’80% del vino siciliano d’ammasso, incassa i contributi della Comunità Europea, inquina, ma guai a dirlo, la terra, le falde, il mare del Golfo di Castellammare.
Costruita negli anni ’30 da Giuseppe Bertolino, che, secondo voci non provate sarebbe stato autista di Al Capone, secondo altre più documentate sarebbe stato un componente della cupola mafiosa degli anni ’60, quella che era una “quarara”, dietro la guida spregiudicata della figlia Antonina, si è progressivamente ingrandita con una serie di costruzioni più o meno abusive, più o meno sanate, diventando, stando a quel che si dice, la distilleria più grande d’Europa. Anni di lotte, manifestazioni, denunce, interventi della magistratura, non sono serviti a molto: il mostro è rimasto là ad ammorbare l’aria con i suoi scarichi. Telejato, la piccola televisione privata di Pino Maniaci, è stata il bersaglio preferito, con oltre un centinaio di denunce, ma sono finiti in tribunale anche politici, privati cittadini, ambientalisti
Adesso finalmente è stato stipulato un accordo tra il Comune e la titolare, Donna Nina: la distilleria si sposterà in contrada Sant’Anna, a sei chilometri dal paese: Tutti contenti: Partinico è salva ,grazie alla solerte opera dell’Amministrazione, i Partinicesi non sentiranno più i mefitici odori, la battaglia è stata vinta, e i pochi ambientalisti che non ci vedono chiaro, si lamentano perché non hanno capito l’importanza di questo grande gesto, oppure perché sono abituati a cacare sempre dubbi, oppure ancora perché sono i soliti comunisti che ce l’hanno col Comune e con la coraggiosa donna imprenditrice che dà lavoro a una quarantina di persone. Su questa generale strategia informativa che stanno portando avanti le due forze in causa, il Comune e la Bertolino, sembrano passare in secondo ordine i punti dell’accordo e quello che essi nascondono. Diamoci un’occhiata:
Punto uno: “il comune si impegna ad approvare le varianti al PRG per la delocalizzazione”: quando si parla di varianti al PRG bisogna sempre stare attenti: si presume che ci siano motivazioni o pressioni forti, in grado di rimettere in discussione le linee guida stabilite per quel che riguarda la pianificazione urbanistica e la definizione delle varie zone del territorio comunale. Molti Consigli Comunali sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose legate alle modifiche ai PRG. Già una prima variante di grande importanza è stata fatta, con il cambio di destinazione di Contrada Margi, che da area artigianale è diventata, in parte, area commerciale, per consentire l’insediamento di un futuro grande centro commerciale, la cosiddetta Policentro Daunia, si dice con la benedizione di Dell’Utri, ma si tratta delle solite malelingue.
Punto due: si chiarisce subito dove si vuole arrivare: “la variante verrà approvata e disciplinata attraverso la dichiarazione di pubblica utilità”. Ciò vuol dire che, per pubblica utilità, si potrà procedere a qualsiasi tipo di esproprio, anche se il proprietario non è consenziente, ricorrendo a qualsiasi banale motivazione tecnica. Bisogna stare attenti a vedere cosa c’è dietro questa pericolosa decisione: potrebbe nascondere il fatto che i proprietari dei terreni vicini alla costruenda nuova distilleria potranno essere espropriati , o addirittura che i proprietari delle aree limitrofe alla vecchia distilleria potrebbero subire ridimensionamenti di proprietà nel caso di viabilità nuove o aree adibite a verde pubblico.
Punto tre: Il passaggio diventa sempre più chiaro quando si legge: “l’area dove sorge attualmente la distilleria verrà trasformata in zona da zona d2 a zona di espansione residenziale, direzionale e commerciale con indici conformi a quelli delle zone circostanti, non inferiore a 1,5 mc-mq” . Il contrappeso a questo importante passaggio è dato da una successiva condizione: “Nella zona di Viale dei Platani la Bertolino Spa dovrà realizzare un’opera di pubblico interesse da concordare con l’amministrazione dopo il rilascio del certificato di agibilità” Il che, in parole povere significa: tu certifichi l’agibilità di quello che avrò costruito e io ti do il contentino, che ne so, di un gabinetto pubblico, o di una bella fontana al centro dei miei palazzi.
E andiamo al punto centrale, cioè all’utilizzo finale dell’area dismessa: si tratta di oltre 70.000 mq. che, col coefficiente di edificabilità pari, se non superiore all’1,5 mc x ogni mq significa la possibile realizzazione di edifici per circa 150.000 mc, pari a circa 450 appartamenti e a un insediamento di 1.800 abitanti.