La cassa è la nostra trincea
La situazione dei dipendenti dei supermercati durante il Coronavirus.
“Noi facciamo tutti i giorni orario continuato, dalle otto alle sette mezza, usando mascherine e guanti per proteggerci, ma vorremmo ridurre le ore di lavoro giornaliere.” spiega Valerio, banconista siciliano. “Come categoria ci sentiamo poco tutelati, per questo abbiamo parlato col nostro datore di lavoro, per delle precauzioni maggiori, ma senza un decreto possiamo fare ben poco.”
I lavoratori dei supermercati sono costantemente in prima linea da quando il governo ha dichiarato tutta l’Italia zona rossa. Per loro, però, non è cambiato molto: riempiono i vari reparti e passano i prodotti sui rulli delle casse come sempre, ma ora hanno paura: “Non siamo sereni quando lavoriamo, perché ci sono acquirenti che entrano senza guanti o mascherine e quando glielo facciamo notare, ci rispondono “Non ce li ho”; chi lo sa se sono solo sprovvisti o negligenti.” – continua Valerio – “La società non ci considera “eroi” come infermieri, medici o farmacisti. Sappiamo di svolgere un lavoro diverso, ma anche noi siamo a rischio quotidianamente.”
E sul rapporto coi clienti racconta: “Nei supermercati può essere complicato gestire la clientela, perché capita di dover far aspettare pure venti/venticinque persone fuori, al freddo, per molto, finché chi è dentro non abbia finito.” E il loro comportamento delle volte non aiuta: “C’è chi fa la spesa con calma, si aggira tra gli scaffali, confronta i prezzi e si chiede se sia meglio farsi una carbonara la sera o comprare il petto di pollo per stare leggeri, mentre fuori la gente attende.” – prosegue Valerio – “Altri, invece, fanno tutto in fretta e furia, sperando di tornare a casa il prima possibile. Vedo anche gente che riempie i carrelli fino a scoppiare, mentre c’è chi viene, anche più volte nella stessa giornata: prima comprano un etto prosciutto, poi ritornano per il pane e, un’altra volta ancora, per il parmigiano; noi li “rimproveriamo” ricordando come il decreto preveda di fare la spesa, se possibile, una volta alla settimana, ma non ci ascoltano.”