Khaled: arrestato senza accuse, liberato a metà
Il giovane italo-palestinese scarcerato ma trattenuto “in osservazione” dalle autorità israeliane. Ed è un nostro cittadino…
Khaled El Qaisi, il giovane italo-palestinese arrestato in Israele il 31 agosto è stato scarcerato, ma con la condizione di restare a disposizione per sette giorni e col passaporto sequestrato; li passerà a Betlemme. “Per una settimana – conferma la moglie, Francesca Antinucci – non può muoversi dai Territori“.
Khaled è un traduttore e studente di “Lingue e Civiltà Orientali” all’Università La Sapienza di Roma. E’ stimato per il suo impegno nella raccolta e divulgazione e traduzione di materiale storico palestinese, ed è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia. Il suo arresto, oltre a colpire un cittadino italiano, è – secondo molti osservatori internazionali – un’altra dimostrazione di uno stato di apartheid vigente oggi in Israele, e di una evidente violazione del diritto internazionale.
Si sono mossi da subito i familiari di Khaled e l’avvocato Flavio Albertini Rossi, che hanno costituito un comitato per la sua liberazione. Numerose le iniziative in tutta Italia, specie nelle Università a partire da La Sapienza, mobilitata con assemblee cittadine. Oltre alle sue condizioni di salute, a preoccupare i familiari è il pericolo – ancora incombente – che dopo un mese di detenzione preventiva ci possa essere un processo altrettanto arbitrario e ingiusto.
Dal momento dell’arresto si sono tenute quattro udienze nelle quali non è stato formulato nessun capo di accusa. L’ultima, il 21 settembre, ha prorogato la custodia cautelare fino al 1° ottobre, quando si è deciso di liberarlo sotto condizione.
Khaled è stato rinchiuso in diverse carceri; l’ultima è stata Petah Tikwa, nota alle cronache per le torture su detenuti palestinesi. Migliaia di prigionieri politici palestinesi si trovano nelle carceri israeliane senza un capo di imputazione, un regolare processo o un’effettiva assistenza legale. Un quadro poco consono all’immagine di un ”baluardo della democrazia in Medio Oriente”.
Fra qualche giorno, comunque, il giovane ricercatore potrà riavere il suo legittimo passaporto e poi rientrare in Italia. E’ il risultato – sia pur provvisorio – della diplomazia italiana in Israele; non certo della politica italiana – specie governativa – che si è guardata dal difendere il proprio connazionale, criticando magari le violazioni di diritto internazionale perpetrate in quest’occasione.. La lunga detenzione di Khaled El Qaisi è il risultato dell’inettitudine del governo italiano a difendere un suo cittadino. A poco sono servite le parole del ministro degli Esterni Antonio Tajani il quale, indirizzi amichevoli al al primo ministro Netanyahu, ha affermato che stava seguendo il caso “con grande attenzione“.
La vicenda di Khaled, in cui – come ha sottolineato Riccardo Neury di Amnesty International – Israele ha scelto di “ignorare la desinenza italo-, trattandolo solo come cittadino palestinese” –influirà sui rapporti italo-israeliani? Difficilmente, ora. Entrambi i paesi, retti da governi di destra, non attraversano il momento più democratico della loro storia. Ma nessuna notte è infinita.