“Io gay e mio padre comunista”
“Quando è successo che la sinistra in cui credevo ha tradito i nostri ideali e le nostre aspettative?”
Un po’ di tempo fa, ascoltando il sociologo Asher Colombo presentare la nuova edizione del suo libro Omosessuali moderni, scritto insieme a Marzio Barbagli, e pubblicato da Il Mulino, ricordo una frase molto interessante. Colombo disse: “In passato era più semplice dirsi omosessuali con un padre cattolico che con uno comunista, i cattolici hanno questa strana idea del “perdono” e della “carità cristiana”, per un comunista duro e puro un figlio omosessuale era qualcosa difficile da digerire”.
Io con un padre comunista ci sono cresciuto: uno di quelli che credeva nel partito e ogni tanto metteva in un grosso giradischi un vinile che conteneva Bandiera rossa, apriva le finestre e lasciava che tutta la via ascoltasse, mentre mia madre gli urlava di piantarla. Sono cresciuto con il ritratto di Marx appeso alla parete e l’idea che il comunismo fosse cosa buona e giusta. Ho visto, crescendo, la disillusione negli occhi di mio padre. Anche se non lo ha mai ammesso ho visto che la politica lo ha tradito, anche se mentre la politica gli girava le spalle lui rimaneva saldo nei suoi ideali. Operaio. Proletario. Un uomo che ha sempre anteposto gli altri alla propria felicità.
A mio padre che sono omosessuale non l’ho mai detto apertamente, non ce n’è stato bisogno.
Lo ha capito senza grosse tragedie. Lui, che è sempre stato un uomo schivo, riservato, uno di quelli che cerca sempre di capire come funzionano le cose, ha semplicemente accolto il mio compagno in casa così come aveva accolto il compagno di mia sorella.
Ha le mani d’oro, mio padre. Se gli porti qualcosa che non funziona lui te lo aggiusta, trasforma oggetti inutili in cose utili; io, invece, non so stringere nemmeno un bullone.
Un po’ meno uguale
Siamo diversi, io e mio padre. Eppure ci somigliamo più di quanto siamo disposti ad ammettere.
La morte dell’ideologia di sinistra ha ferito lui così come ha ferito me. Il sogno di un futuro senza classi sociali è fallito miseramente. Non siamo mai stati tutti uguali e non lo saremo mai.
Solo che io che sono frocio mi sento un po’ meno uguale degli altri.
Quando ho raggiunto l’età per votare c’era Rifondazione comunista, era il 1994 e tutti sappiamo come andò. Non si parlava ancora di matrimonio per le coppie omosessuali, non si parlava di tutelare gli/le omosessuali contro l’omofobia, ma l’immagine che mi ero fatto era quella che la sinistra fosse la casa “naturale” per lesbiche, gay, trans e bisex.
La colpa, lo ammetto, è stata anche nostra.
Forse troppo conniventi con una certa idea di politica, ingenui nel credere che la sinistra avrebbe fatto qualcosa di concreto per noi. Qualcuno si è fatto illudere dall’idea che bastasse avere rappresentanti politici omosessuali per cambiare le cose.
Eppure nel duemila il fermento culturale e sociale di questo paese mi aveva indotto a pensare che le cose sarebbero cambiate sul serio.
Mi guardo indietro, ora, per cercare di individuare esattamente qual è stato il punto di rottura.
Cosa resta della sinistra?
Quando è successo che la sinistra in cui credevo ha tradito i nostri ideali e le nostre aspettative? Quando sono venute meno le promesse sui PACS? Quando hanno proposto i DICO? Quando mi sono reso conto che molti politici GLBT si occupavano, come molti altri, di un meschino interesse personale a discapito della comunità? O quando la sinistra ha svenduto il futuro delle nuove generazioni, facendo accordi con chi ha creato ingiustizie sociali e ridotto i diritti?
La disillusione fa male, ma ti permette di avere una visione neutrale.
Cosa resta della sinistra in questo paese? Renzi? Gente che in campagna elettorale parla di diritti per tutti e poi, una volta al governo, fa capire che i diritti non sono una priorità? Uno che sceglie come ministri persone vicine a ideologie che vanno contro i fondamenti stessi della sinistra?
Credo ancora nella lotta
Incredibilmente, oggi, mi rendo conto che non posso scindere il mio essere figlio di operaio, proletario, ex comunista, gay. La sinistra, lo capisco mentre scrivo, non ha tradito solo le persone GLBT. Ha tradito in più occasioni il suo elettorato. Ha tradito i suoi ideali. Il suo mandato.
Non mi chiedo nemmeno più per chi votare perché, di fatto, una sinistra vera oggi in questo paese non esiste più. Esiste un’apparenza, qualcosa che serva a dirsi sempre meno diversa da una destra che non è mai stata al passo con i tempi.
E non credo più alle promesse, agli “io farò”; non credo più alle rappresentanze GLBT in politica, non credo più ai diritti sponsorizzati.
Credo invece ancora nella lotta. Solo che la lotta è qualcosa che costruisci e porti avanti ogni giorno e, francamente, in questo paese non vedo più nemmeno questo.