Invece delle case, pezzi di tavola calda
Catania. Non si fermano le proteste dei senza case
“Stiamo lavorando con gli IACP per trovare una soluzione e riuscire ad avere entro fine settembre delle stanze per l’emergenza abitativa” rassicurava il 21 agosto scorso il Capo di gabinetto del Comune di Catania, Beppe Spampinato. In quell’occasione i senza casa avevano occupato i binari del treno, proprio di fronte all’assessorato ai Servizi sociali, in via Dusmet.
Le stesse persone si sono ritrovate venerdì sera davanti al liotru, con striscioni scritti da loro stessi, e tanti cartoni messi a terra come brandine immaginarie, su cui hanno passato la notte. “Enzo Bianco prima di farti votare dimostra quanto vali: rispetta le promesse” c’è scritto su uno, mentre sull’altro troneggia “Abbiamo rispettato le vostre condizioni, ora rispettate le nostre: dateci le case”.
Momenti di tensione nella mattinata di sabato con le forze dell’ordine, quando i senza case hanno deciso di bloccare la sfilata di auto d’epoca. Da mesi – e qualcuno anche da più di un anno – vivono nei b&b: stanze di pochi metri quadrati dove trascorrere le loro già precarie esistenze. “A vent’anni chi lo doveva dire che doveva finirmi così? Guarda, ho tutte le mani screpolate, a furia di lavare le lenzuola a mano. Nel b&b dove siamo c’è il bagno che perde acqua, e se proviamo a dirlo ci dicono che dobbiamo aggiustarlo noi. Ma come? Non lavoriamo. Non ce la facciamo più. Siamo stanchi di stare nei b&b, devono darci una casa” dice Emanuela.
Piazza Duomo sembra una passerella dove ognuno fa sfilare le proprie gioie o dolori, incurante di tutto il resto. In pochi si avvicinano. Una ragazzina di sedici anni chiede di cosa si tratta, poi un’altra signora si ferma, inforca gli occhiali e fa notare gli errori grammaticali sullo striscione “Così è scritto sbagliato, informatevi almeno prima, ormai tutti sanno scrivere!”. Ecco la Catania spietata, che si indigna per gli errori grammaticali e distratta procede a spasso spedito verso altri orizzonti.
Ad un certo punto scende l’avvocato Spampinato che riceve una piccola delegazione di senza case. Tra una chiacchiera e l’altra, li porta al bar comprando pezzi di tavola calda per tutti e rinnovando un incontro per la prossima settimana. “Da qui non me ne vado! Basta pigghiati po’ culu! Non ne voglio mangiare comprato da lui! Le case, ci devono dare le case” urla con più foga Emanuela.
Arrivano altre famiglie, altre carrozzine. La signora Carmela con un bimbo di appena un mese “Sono stata sfrattata perché non potevo pagare più. Sono rimasta incinta dopo tanti anni senza che c’era messo nel conto. Adesso da qualche mese sono nel b&b con i miei figli e mio marito. Nel frattempo ho dovuto lasciare il lavoro per la gravidanza, come facevo? Senza lavoro però non si può stare”. C’è pure il piccolo Marco, che fino a tre mesi fa dormiva per strada insieme ai giovani genitori. È un po’ raffreddato e con la febbre. Ma comincia a puntare i piedini, come se intuisse un lungo cammino. Da un mese sono nel b&b, tra poco nascerà la sorellina. E la stanza diventerà ancora più piccola.
“Queste persone hanno e continueranno ad avere un tetto sulla testa” diceva sempre un mese fa, il Capo di gabinetto Spampinato.