INTERVISTA A LUIGI MAZZOTTA DEI RADICALI ITALIANI SULLO STATO DELLE CARCERI
Abbiamo incontrato Luigi Mazzotta, del direttivo nazionale dei Radicali Italiani e membro dell’Associazione Radicale per la Grande Napoli con il quale abbiamo affrontato alcuni temi cari allo storico partito guidato da Marco Pannella come carceri e depenalizzazione delle droghe leggere, in un periodo in cui il dibattito in Italia è molto acceso su questi temi.
I 206 istituti penitenziari presenti sul territorio italiano sono ormai saturi, con più di 62.000 detenuti che molto spesso sono costretti a vivere in situazioni disumane e i quattro suicidi in carcere avvenuti nel primo mese del 2014 sono la dimostrazione di come l’emergenza carceraria sia ormai ad un punto di non ritorno.
Recentemente è stato approvato dal Governo Letta il Decreto Legge Svuota Carceri, un primo tiepido risultato, già però criticato da più parti. Con Luigi Mazzotta siamo partiti proprio da una valutazione del Decreto in questione.
E’ stato da poco approvato il Decreto Legge Svuota Carceri fortemente voluto dal governo Letta. Molte sono le critiche e le perplessità riguardo questo strumento, come per esempio quella del Procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita che ha usato toni molto duri a riguardo. Partendo dall’idea che si è lontani dall’aver approvato un indulto, qual è la sua valutazione rispetto a questo Decreto Legge?
Diciamo che il Decreto Legge Svuota Carceri del Ministro Cancellieri rappresenta una fase iniziale, un impegno riguardo l’eccessivo sovraffollamento che c’è nelle nostre galere ma nonostante ciò è del tutto insufficiente. Riguarda appena 3000 detenuti che dovrebbero uscire da qui fino alla fine del 2014, quando abbiamo dei dati che dicono che ogni mese entrano nelle carceri 1500 persone. Il paese ha, quindi, bisogno di una vera riforma della giustizia e del sistema carcerario. Per far fronte a tutto ciò è necessario adoperare un provvedimento che riguardi l’amnistia e l’indulto come provvedimenti strutturali e di sistema che poi possano consentire l’avvio di riforme alternative alla detenzione e che successivamente possano dare anche il via ad un vera riforma del sistema penitenziario.
Sempre nel Decreto sopra citato, vengono inserite diverse misure alternative al carcere, come l’affidamento in prova, il braccialetto elettronico, la possibilità di scontare gli ultimi 18 mesi di pena ai domiciliari ed altri. Quanto possono essere utili tali provvedimenti ai fini del sovraffollamento carcerario?
Sono dei provvedimenti che dovrebbero essere approvati già da subito, immediatamente. Io direi addirittura che i detenuti che debbano scontare una pena fino a tre anni potrebbero scontarla agli arresti domiciliari. Ci sembra assurdo, infatti, che oggi un giovane che commette un piccolo reato possa finire in carcere, dove lo Stato è criminale due volte, non solo perché questi giovani non vengono aiutati, sostenuti e riabilitati ma addirittura, a volte, rischiano addirittura di ammalarsi gravemente in carcere.
Il carcere di Poggioreale a Napoli è un po’ il simbolo del sistema carcerario malato italiano. Una drammatica situazione di sovraffollamento, con le storie come quelle di Federico Perna, di Angelo Rosciano e di Vincenzo Di Sarno che hanno riempito l’informazione nazionale. In una intervista tempo fa hai dichiarato che “Entrare a Poggioreale equivale ad una condanna a morte”. Come uscire da questo inferno dantesco?
Prima di tutto io ricordo che noi siamo condannati a pagare multe salatissime da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per la violazione di due articoli che riguardano convenzioni internazionali, che sono l’articolo 3 e l’articolo 6. L’articolo 3 riguarda la stato inumano e degradante a cui è sottoposto il cittadino detenuto durante la detenzione e l’articolo 6 riguarda l’irragionevole numero e durata dei processi.
Non solo quindi l’Italia sarà a breve costretta a pagare milioni per lo stato delle sue carceri ma in queste strutture si entra sani e si rischia seriamente di ammalarsi. Sono, infatti, oltre 300 le richieste di ricovero in ospedale da parte dei cittadini detenuti nel solo carcere di Poggioreale, noi lo stiamo denunciando da tempo, questa è una battaglia che vogliamo continuare a condurre dalla parte della dignità umana perché manca uno Stato di diritto in Italia e un detenuto quando si ammala ha bisogno di essere curato, perché il carcere attualmente rappresenta la morte delle pena, in particolare quello di Poggioreale. Molti detenuti sono costretti a vivere in condizioni degradanti e disumane, per cui noi dovremmo assolutamente intervenire con provvedimenti come amnistia ed indulto, per arrivare ad una riforma generale del sistema detentivo.
Donato Capece, segretario del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), ha sottolineato recentemente che in carcere ci sono circa 10.000 tossicodipendenti completamente abbandonati a cui viene somministrato solo del metadone. Non esistono, quindi, percorsi rieducativi o di riabilitazione. Depenalizzare i reati sulle droghe sarebbe sicuramente utile, ma nello stesso tempo inutile se non si affronta il problema all’interno delle carceri. Una tua valutazione su questo aspetto che è una battaglia storica dei Radicali.
Nelle nostre carceri c’è un 30% di tossicodipendenti, di piccoli assuntori e piccoli spacciatori che sono arrivati nelle carceri grazie alle due leggi liberticide che sono la Fini Giovanardi in materia di dipendenza e la Bossi Fini in materia di immigrazione. Queste due leggi hanno consentito un ulteriore sovraffollamento all’interno delle nostre carceri e di conseguenza hanno anche messo in condizione molti giovani di non poter effettuare un percorso di riabilitazione. Quindi di conseguenza lo Stato dovrebbe mandare presso delle strutture adeguate i tossicodipendenti per potersi curare ed essere seguiti costantemente nel loro percorso riabilitativo e non abbandonarli come accade ora. Questa è una battaglia di legalità, di civiltà, una battaglia culturale. In questi ultimi periodi abbiamo visto come in diversi paesi del mondo, come in Uruguay e in Colorado negli USA per esempio, ci sia stata una fase di legalizzazione delle droghe leggere che consentirebbe, se applicata anche in Italia, una drastica riduzione dei ragazzi che oggi entrano nelle carceri per piccoli reati legati per esempio alla cannabis. Un percorso di legalizzazione contribuirebbe di conseguenza anche ad aumentare la discussione, che dovrebbe essere fatta in famiglia ma anche nelle scuole, in materia di droghe.
Hai parlato prima delle multe che l’Italia sarà costretta a pagare. Se non sbaglio anche come Radicali avete presentato vari ricorsi al CEDU?
Certo, abbiamo mandato diversi ricorsi di cittadini detenuti che dovranno essere risarciti per il degrado in cui sono costretti a vivere all’interno del carcere. Inoltre, proprio su questi temi, ci sono stati anche degli appelli forti sia da parte del Presidente della Repubblica Napolitano e l’intervento del Ministro Cancellieri. Anche la Corte Costituzionale si è esposta con una sentenza ribadendo appunto l’intervento che l’Italia dovrà fare in materia di Giustizia e di sovraffollamento delle carceri.
Il giorno 29 gennaio presso il Parlamento italiano è stata calendarizzata una giornata in cui si dovrà discutere di questi interventi che bisognerà fare per forza di cose; noi ci vogliamo augurare che in questo periodo di inizio anno si possano definitivamente applicare per una questione di necessità sociale queste riforme insieme all’amnistia e all’indulto.
Questa battaglia dei Radicali, in sè meritoria, sarebbe più credibile se essi non avessero in più occasioni appoggiato per motivi politici Cosa Nostra, contribuendo così all’incremento del traffico criminale di eroina e cocaina.