giovedì, Novembre 21, 2024
-rete-Cronaca

Indagato il sindaco di Falcone (Me) Santi Cirella

L’affidamento di parte dei lavori per la rimozione dei fanghi dell’alluvione del 2008 che inondò Falcone ad un imprenditore ritenuto mafioso, ha provocato l’emissione di 8 avvisi di garanzia a conclusione delle indagini effettuate dai carabinieri.

Le informazioni di garanzia con le quali si ipotizza il reato di abuso d’ufficio in concorso, firmate dal pm Francesca Bonanzinga, sono state notificate al sindaco di Falcone Santi Cirella, 49 anni; agli assessori comunali in carica tra dicembre del 2008 e maggio del 2009, Paquale Bucolo, 53 anni; Sebastiano Calabrese, 51 anni; Francesco Giuseppe Cannistraci, 58 anni; Mariano Antonino Gitto, 47 anni.

Indagato per lo stesso reato anche fimprenditore che ha beneficiato dell’affidamento dei lavori di ripristino a seguito dei danni alluvionali dell’autunno del 2008, il presunto boss di Terme Vigliatore Carmelo Salvatore Trifirò, 42 anni, attualmente detenuto in carcere per effetto di una serie di operazioni antimafia scattate nella primavera del 2008 con l’inchiesta’Vivaio”. Nell’inchiesta sono finiti anche, per avere reso false dichiarazioni per ottenere i lavori, l’ imprenditore Michele Pino,44 anni, attuale sindaco di Oliveri e Celestino Pitì, 63 anni, imprenditore di Patti. Al sindaco Cirella ed ai 4 assessori in carica all’epoca dei fatti, così come al presunto boss Trifirò, si contesta il reato di abuso d’ufficio in concorso. Secondo le contestazioni mosse dal sostituto della Procura di Patti Francesca Bonanzinga che ha coordinato le indagini e inviato gli avvisi di garanzia, in occasione dell’alluvione dell’11 dicembre dl 2008 che seppellì Falcone sotto una coltre di fanghiglia, con ordinanza del 14 dicembre del 2008 n. 30 a firma del sindaco Santi Cirella e con successive delibere di approvazione dei lavori adottate in due occasioni dalla Giunta municipale, la n. 203 del 31 dicembre del 2008, nella cui seduta erano presenti il sindaco con tutti e quattro gli assessori e n. 59 dell’8 maggio 2009, in cui erano presenti il sindaco Santi Cirella e solo gli assessori Pasquale Bucolo, Sebastiano Calabrese, Mariano Antonino Gitto, quale ditta “precettando esecutrice dei lavori di intervento di trasporto di pietre con pala gommata e autocarri a seguito dell’alluvione per il ripristino della normalità”, la ditta individuale di cui risulta titolare il presunto boss di Terme Vigliatore Carmelo Salvatore Trifirò. L’ordinanza con la quale si precettava la ditta sarebbe stata adottata – secondo l’accusa – nonostante Trifirò, in quel momento in carcere, risultasse già notoriamente “gravato da precedenti penali e all’epoca sottoposto a misura della custodia cautelare in carcere a seguito di ordinanza del Gip del Tribunale di Messina per l’operazione antimafia Vivaio”. Con l’adozione degli atti – secondo le conclusioni a cui è giunta il pm Francesca Bonanzinga – “intenzionalmente procuravano a Trifiro’ un ingiusto vantaggio economico consistito nell’affidamento di lavori per un ammontare pari a 7O mila 660 euro” (Fonte Gazzetta del Sud).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *