“In mezzo alla strada, senza una casa”
Catania, quartiere San Cristoforo. Una donna
“Non so proprio come fare! Mi faranno lo sfratto coatto… con la forza pubblica…, ma io non me ne posso andare da qui perché non so proprio dove andare. Ho chiesto di darmi un po’ di tempo per trovare un’altra casa, ma non me lo hanno concesso. Mi ritroverò in mezzo alla strada, senza una casa! Ho cercato ma non ho trovato niente perché i prezzi degli affitti sono alti, io al massimo posso pagare 200, 250 euro al mese, e poi i padroni di casa vogliono due mesi di caparra e un mese anticipato e io da dove li prendo questi soldi? L’assistente sociale mi ha detto che se trovo la casa per un certo periodo il comune mi potrà rimborsare l’affitto, però il proprietario mi deve fare il contratto registrato ed è difficile trovare qualcuno che te lo fa. Ho anche fatto domanda per avere la casa popolare ma fino a oggi non ho avuto nessuna notizia.”
È Eleonora che parla, trentasei anni e madre di tre figli, un maschio di 19 anni avuto dal primo matrimonio e due bambine di 8 e 2 anni dal secondo.
Con molta dolcezza e pacatezza racconta la sua storia, senza rancori per nessuno se non per quella parte di istituzioni che non fa nulla per affermare e fare rispettare i diritti di tutti i cittadini, specialmente dei più deboli.
– A che età ti sei sposata?
-A sedici anni ho fatto la fuitina ed è nato il primo figlio, poi mi sono separata e dopo alcuni anni mi sono risposata con un altro uomo. È nata la prima bambina che adesso ha otto anni e quando sono rimasta incinta della seconda figlia mio marito mi ha abbandonata e se ne è andato con un’altra donna, e così quando ho partorito ero già sola, mia figlia è nata senza papà. Da allora sono passati due anni e mezzo. La mia bambina più grande soffre di attacchi di epilessia. Anche questa situazione è diventata un calvario per potere avere quello che ci spetta di diritto. Alcuni anni fa le avevano dato il sostegno e poi non so per quale motivo glielo hanno tolto. Ho presentato nuovamente la domanda per l’invalidità, a maggio la bambina ha fatto la visita e fino ad oggi non ho avuto nessuna risposta e quando chiedo informazioni agli impiegati dell’Ufficio Invalidità nessuno mi sa dire a che punto è arrivata la pratica. Mi sono rivolta ai patronati e ognuno mi dice cose diverse. Uno mi dice che la USL ha mandato la lettera e non mi ha trovato in casa, un altro mi dice che la pratica è bloccata e la bambina deve rifare la visita di verifica! Ma perché fanno tutti questi giri? Perché le hanno tolto il sostegno quando la bambina ne aveva bisogno?
– Come fai a mantenerti?
-Io mi sono sempre data da fare per mantenere me ed i miei figli, ho sempre lavorato e continuo a lavorare come badante oppure faccio le pulizie, lavo le scale…ma non è un lavoro continuo e quindi i soldi non bastano mai.”
– Ma il padre delle bambine non ti aiuta economicamente?
-Ogni tanto mi da 15 o 20 euro e poi scompare. Spesso mi ha aiutato mia suocera a pagare le bollette della luce oppure a mangiare, però non può fare molto perché aiuta un’altra figlia. Io non pretendo molto. Ora ho questo problema della casa e vorrei solo che mi dessero più tempo per cercarne un’altra. Io non ce l’ho con nessuno, ma quello che mi dispiace è l’indifferenza delle istituzioni, non è che ti danno aiuto! E quando uno si ammazza sono loro che lo provocano. Non è giusto! Io sono religiosa e Dio dice che bisogna aiutare il prossimo e dobbiamo essere tutti più umani, quando la mia vicina ha avuto bisogno io l’ho sempre aiutata. Allora io vorrei un po’ di aiuto da parte delle istituzioni, non solo per il mio caso ma per tutti perché ci sono tante persone che vivono nel bisogno.