martedì, Dicembre 3, 2024
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In macchina verso Troina per la mostra di Robert Capa

Troina è lontana, sembra irragiungibile. Provate ad immaginare, tanto per rendere l’idea, la disastrata Catania-Palermo. Ora immaginate una statale nell’entroterra siculo.

Tutto è un incantevole paesaggio verde. Attraversiamo un ponte dove sotto scorre tra le roccie il fiume Simeto, così non lo avevamo ancora visto.

Sarà perché presi dalle bellezze naturali dei luoghi o dalla rabbia di incontrare l’ennesima discarica abusiva ai lati della strada, che sbagliamo il bivio.

Non si vedono auto ed umani, ma mandrie al pascolo e coltivazioni aperte e facilmente raggiungibili. Incrociata la statale si prosegue attraverso paesaggi aridi e silenti. Il giallo della terra spaccata dal sole, un cielo azzurro violento e pennellato di nuvole.

Ora esiste una strada, prima solo sentieri. Eppure i tedeschi e poi gli americani arrivarono fin qui con i loro muli, con i loro carri armati, ed anche a piedi. Con il caldo feroce, la sete, la fatica. La guerra li ha spinti fin dentro il cuore rurale della Sicilia del 1943.

Con loro c’era il fotoreporter Robert Capa, il quale immortalò la cruenta battaglia di Troina che avvenne tra il 31 luglio ed il 6 agosto, tra un gruppo di tedeschi rimasti nella cittadina ed un gruppo di soldati americani che avanzavano verso Messina.

Gli americani che vanno verso Messina, quel gruppo di tedeschi lasciati lì a Troina… A sentirla così sembra più una coincidenza che un’intenzione.

Entriamo a visitare la mostra. Settantotto dei suoi scatti della seconda guerra mondiale dalla Sicilia ad Anzio, passando per Troina, sono qui esposti. E’ storia. Rivediamo luoghi appena percorsi in macchina ed alcuni angoli del paese. Ciò ci coinvolge doppiamente e ci emoziona.

Cosa racconta Capa in queste foto? Racconta la gente, le macerie, la gente nelle macerie. La paura negli occhi, il momento dello sparo, la caduta, la morte. La fame, le file, la tragica quotidianità della guerra.

Ma non c’è un soldato americano “cattivo” in queste foto o male accolto dalla popolazione. Ci sono però due giovanissimi soldati tedeschi ritratti dopo la cattura con un tale smarrimento e paura negli occhi, da non riuscire a trasmettere rancore anche a chi li ha veramente odiati.

Il racconto finale è l’inutilità e il dolore della guerra che, come da copione, ci perseguita sempre ed ancora.

“La battaglia fu lunga, data la posizione strategica del paese” ci racconta un cittadino. “Il luogo è ideale, si vede tutto da quassù. Che poi… Liberazione… ma quali Libberazioni? Li cristiani cascavunu comu li pira!”

Il paese venne ridotto in macerie dai bombardamenti e morirono centinaia di civili tra anziani, donne e bambini.

Visitata la mostra e il centro storico di Troina (qui fu costruita la prima cattedrale normanna di Sicilia), ci dirigiamo verso Catania attenti a non sbagliare percorso stavolta. Anche perché, in caso contrario, sarebbe meno affascinante e molto più rischioso, vista la scarsa, quasi inesistente, illuminazione stradale.

Non bisogna essere piagnoni e disfattisti però. È pur sempre una condizione migliore di quella del 1943!

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