In fila al drive-in
Benedetta Muscato
Occasioni di socialità nell’era del Covid-19.
È lunedì mattina, a Giardini Naxos non c’è molta gente per strada, giusto qualche passante qua e là.
Una lunga coda di macchine si intravede svoltando a sinistra, in direzione del centro commerciale I Gabbiani.
È un drive- in anche se non sembra; solo una volta arrivata la Protezione Civile del paese inizia a prendere forma. Manca ancora il capannone mobile e la troupe di medici bardati da testa a piedi.
Tante macchine popolano il parcheggio che ospita il luogo dove l’Usca Taormina effettua i tamponi di fine isolamento. Nella Panda rossa c’è una famiglia, composta da quattro persone, due adulti e due bambini. La bimba, nel sedile posteriore, è visibilmente annoiata, non fa che guardarsi attorno per passare il tempo. Fa quella cosa che fanno tutti i piccoli, disegna con le dita sul vetro appannato dal freddo e dalla pioggia.
Più indietro, di qualche macchina, un signore sulla cinquantina esce dalla sua auto e indossa subito la mascherina FFP2 rossa. Decide di fare due passi visto che sta aspettando il suo turno. Sembra sorpreso di poter passeggiare, forse non lo faceva da tempo visto che la quarantena ti costringe a stare in casa o in balcone, al massimo, se ce l’hai.
Verso la fine della coda si notano altre persone in piedi accanto alla portiera della propria macchina. Alcuni di loro si scambiano qualche parola: “Io sono stato contagiato da un amico durante una cena ristretta per la vigilia di Natale. Quindi queste vacanze sono state un po’ tristi, io amo stare in famiglia durante le feste”- e l’altro risponde, raccontando la propria esperienza- “Io invece sono stato contagiato da mia figlia che ogni tanto è uscita con gli amici. È sempre molto attenta, ma sfortunatamente questa volta è andata male. In realtà poteva andare peggio visto che abbiamo avuto solo raffreddore e mal di testa noi. È strano avere il Covid, senza pensarci sei parte di quel “bollettino di guerra” che ogni sera il telegiornale trasmette.”