giovedì, Novembre 21, 2024
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In attesa del miracolo, l’ordinaria illegalità

Povero il nostro sindaco Bianco, che tenerezza!

Chissà come è stressato per via dei tanti problemi che deve risolvere per ristabilire la sua immagine di bravo sindaco che combatte la mafia e l’illegalità. Deve convincere gli abitanti di Catania che le accuse che gli muovono sono senza fondamenta.

 

A dire il vero ci riesce un po’ male. Infatti davanti alla commissione parlamentare antimafia si è contraddetto più volte, e le omissioni, certamente, non gli hanno fatto fare una gran figura. Che stress! Come se non bastasse quello stesso giorno alcuni consiglieri, di maggioranza e di minoranza, sono stati accusati di presunta vicinanza ad alcuni clan mafiosi di Catania. Che stress! Su queste vicende una parte dei movimenti sociali catanesi, che da tempo mettevano sotto pressione l’intera giunta e consiglio comunale, rincara la dose e attacca Bianco, Ciancio e l’intera classe politica che governa la città. Che stress! E il sindaco avrà pensato – “Come faccio a uscire da questi casini? Bisogna mobilitare i notabili, gli amici e gli amici degli amici.”

Ed ecco che il sindaco mobilita i suoi uomini più fedeli. -“Sì, ci vuole un documento che difenda il mio operato, idea! Chiamate i più influenti notabili di Catania e dite di firmare questo documento da me preparato, che gran colpo!” Detto fatto. Il documento esce in modo discreto ma con un certo effetto, soprattutto nell’ultima parte dove ci si appella, a dimostrazione dell’onestà del sindaco, a due speciali organizzazioni: “LIBERA CATANIA” e “ADDIO PIZZO CATANIA”. Peccato che le due organizzazioni non ne sapessero nulla! Ma queste non si arrabbiano – “Non ne vale la pena smentire, non possiamo buttare un sasso a ogni cane che passa!”

Quel documento è troppo poco, ed ecco che in soccorso arrivano i capigruppo dei partiti presenti in consiglio comunale e, come un solo partito, scrivono un appello in difesa del sindaco. Bastano un paio di giorni e quelle firme sotto l’appello aumentano: professionisti, imprenditori, professori universitari e dirigenti scolastici, insomma la “crema di Catania”. Ma anche questo non basta. I movimenti stanno organizzando una manifestazione antimafia al grido “Fuori la mafia dal comune! Fuori Bianco, fuori Ciancio”.

Ed ecco un’altra idea per fronteggiare quei ragazzacci facinorosi. L’assessore Girlando e D’Agata annunciano: “Ecco siamo pronti ad emanare i primi bandi perassegnare i beni confiscati alla mafia”. Peccato che è solo un annuncio, e che tempismo! Un annuncio a tre giorni dalla manifestazione antimafia per dire ai cittadini e alle cittadine – “Questi manifestano contro la mafia e noi facciamo i fatti contro la mafia!”. Invece annunci, solo annunci. Il povero sindaco ha bisogno di più per convincere i catanesi. Ci vuole un miracolo, e in questa città i miracoli le fa Agata – “bedda e miraculusa!”

Ed ecco che arriva la madre di tutte le feste: Sant’Agata. Quattro giorni che tra folclore, religiosità e paganesimo faranno dimenticare lemalefatte di Bianco. Alte uniformi, vescovo e il sindaco in carrozza, candelore sotto il controllo delle forze dell’ordine, ordinanze per portatori dei ceri e per le bancarelle abusive. Ordinanze regolarmente disattese sotto gli occhi del sindaco, dell’irremovibile cavaliere e maestro della festa commendatore Maina e del Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata. Ma che importa!

Quest’anno abbiamo il capo della polizia di stato dottor Pansa che, sorridente, tra un torroncino e un arancino, fa i complimenti al nostro sindaco e lo ringrazia per l’aiuola fiorita che addolcisce la sede della questura di via Manzoni. Adesso la festa è finita, e il sindaco Bianco dovrà trovare nuovi espedienti per convincere il popolo di Catania che se esiste la mafia lui solo la sconfiggerà. I clamori della festa si spengono la mattina del sei febbraio, la gente stanca e dormiente torna a casa. Lunedì si torna al lavoro in una città senza diritti né legalità. Il popolo nella migliore tradizione popolare ha avuto “festa, farina e forca” ma di queste tre cose il popolo catanese riceverà solo la forca della povertà, dell’ingiustizia sociale e di una mafia sempre presente, perché anche quest’anno Agata, con la morte nel cuore, non è riuscita a fare il miracolo: quello di ridare il diritto alla dignità. Quella dignità che noi tutti e tutte dovremmo riconquistare partendo dal basso, uniti in un fronte comune.

Giovanni Caruso

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