Il Vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro: se la Chiesa non santifica don Peppe Diana lo santifichiamo noi
Raffaele Nogaro ora è un uomo anziano. Non cammina più a piedi per la città come faceva una volta, ma all’appuntamento con la memoria di Don Peppino Diana non vuole mancare. Così mezz’ora prima dell’incontro dedicato al parroco ucciso dalla camorra lo vado a prendere presso la sua residenza nel centro di Caserta a due passi dal palazzo arcivescovile. Quando arrivo è già lì ad aspettarmi impeccabile nel suo abito scuro e quando lo chiamo Monsignore, mi ammonisce: Paolo mi hai chiamato Monsignore, ma io non sono signore di nessuno. Comincia così il vibrante pomeriggio fitto di emozioni in memoria di Don Peppe Diana.
L’appuntamento è quello del Festival dell’impegno civile “Le terre di don Peppe Diana” che è ormai giunto alla sua terza edizione e quest’anno il tema è “Storie per bene”. Si tratta dell’unica rassegna interamente realizzata all’interno dei beni confiscati alla camorra promossa dal Comitato don Peppe Diana e dal Coordinamento provinciale casertano di Libera. Tra le tante iniziative in programma, il 30 giugno il Festival ha fatto tappa nel capoluogo della provincia di Terra di lavoro, con un faccia a faccia tra il Vescovo emerito di Caserta, Monsignor Raffaele Nogaro, per l’appunto, ed il giornalista Raffaele Sardo. Un faccia a faccia che si è tenuto presso il bene confiscato alla camorra dove ha sede l’Osservatorio Nausicaa, nato per sostenere le vittime dei reati, del bullismo, dello stalking e per la prevenzione della dispersione scolastica e gestito dall’ATS “Occhi aperti”. Tema dell’incontro è stato “Il riscatto delle nostre terre dopo la testimonianza di don Peppe Diana”.
All’incontro è intervenuto un folto gruppo di cittadini casertani con in testa il sindaco Pio Del Gaudio, che in serata, terminato il faccia a faccia, a sorpresa, ha postato sul suo profilo Facebook un messaggio con il quale ha preannunciato che chiederà al Consiglio comunale di Caserta di conferire al Vescovo emerito la cittadinanza onoraria.
Raffaele Sardo ha efficacemente introdotto la discussione, mettendo in evidenza tre istantanee che hanno caratterizzato il recente passato del territorio casertano ed in particolare l’immagine di Renato Natale che la sera dell’8 giugno, dopo essere stato rieletto sindaco di Casal di Principe, si è recato davanti alla chiesa dove don Peppino fu assassinato per dedicare la vittoria all’amico trucidato dalla camorra. La seconda immagine che Raffaele Sardo ha fornito è quella della moglie di Francesco Schiavone che con le sue tre figlie abbandona Casal di Principe. Ed infine la fotografia di Antonio Iovine che si pente ed invita gli altri camorristi a fare altrettanto, perché la camorra a Casal di Principe non esiste più.
“Sono stati anni molto duri e di don Diana sono stato testimone perché lo ha voluto il Signore”, ha esordito Monsignor Nogaro. “In quegli anni guai a parlare di camorra. Quando arrivai a Caserta, qualche sacerdote della mia chiesa mi disse: se lei parla di camorra, noi non la seguiamo. Io, invece, ho continuato a parlarne, perché la camorra è la vergogna di questa terra. La camorra ha corrotto le coscienze ed anche nella Chiesa era apertamente sostenuta ed accompagnata. Per me, invece, era una vergogna. Io ne parlavo già da quando ero a Sessa Aurunca dove mi parve persino che qualche prete ne fosse affiliato”.
Poi il vescovo va col pensiero a don Diana: “Quando arrivai a Caserta, il vescovo Gadda mi fece conoscere don Diana che a quel tempo era suo segretario e mi disse: qui c’è un pazzo come te. Io sono preoccupato per lui perché fa affermazioni che non sono per lui. Da quel giorno diventammo amici ed ogni volta che passava da Caserta mi veniva a trovare”. Fa vibrare le coscienze Monsignor Nogaro quando richiama la famosa lettera di don Diana dove disse che la camorra è il nichilismo dell’umanità, perché il principio dell’amore per il prossimo lo ha trasformato in principio contro l’uomo, affermando la sopraffazione. “Dopo l’assassinio di don Diana”, ricorda il vescovo, “scrissi un libretto dove dissi: che bella morte, grazie don Diana. Lo dissi e lo scrissi perché quello del suo assassinio è stato il momento della resurrezione delle nostre terre”. Stimolato dal giornalista, Monsignor Nogaro ha ricordato quando il Corriere di Caserta pubblicava articoli diffamatori della figura di don Peppe. “Ricordo che la chiesa di Aversa non era in grado di fronteggiare quei titoli a tutta pagina e le dichiarazioni dell’allora procuratore di Napoli Agostino Cordova, mentre la chiesa di Caserta era tenuta lontana. Tuttavia, davanti a quelle menzogne e davanti al dolore della madre, sentii il dovere di difendere don Peppe. Lo difendevo senza argomenti, ma lo difendevo perché lo conoscevo. E dissi a Cordova che si doveva vergognare di aver pronunciato parole così offensive della sua memoria e del suo impegno”. Poi inevitabilmente il ragionamento cade sul processo agli assassini di don Diana, dove sia l’avvocato parlamentare Pecorella che il presidente della Corte fecero in modo che Monsignor Nogaro si sentisse e apparisse come un imputato e non come un testimone. Rievocando quei momenti, Nogaro ha affermato: “Dopo un’ora e mezza di domande insidiose, mi alzai in piedi e dissi: ‘Qui sembro un imputato, mentre quelli che vi parlano sembrano collusi’. In quella occasione, lo so, non mi comportai da vescovo, ma da uomo che difende un altro uomo”. Infine, soffermandosi su un eventuale processo di canonizzazione del martire di Terra di lavoro, Nogaro ha detto: “Non mi interessa San Peppino, ma mi interessa la santità del popolo, perché don Peppino poteva anche essere un prete indisciplinato, ma pregava. Pregava allo stesso modo in cui oggi prega Papa Francesco e se la chiesa non lo canonizza, allora vuol dire che lo canonizziamo noi”. A conclusione del faccia a faccia, alla domanda se l’elezione a sindaco di Casal di Principe di Renato Natale possa rappresentare uno stimolo al cambiamento del Paese, l’anziano presule ha risposto: “C’è ancora presente una mentalità mafiosa, dove la gente cerca il favore al posto del diritto, ma l’Italia si solleva solo con la cultura”.
È un grande. È un vero seguace di Cristo. Grazie Monsignore.
Padre Raffaele Nogaro, il riferimento costante, non solo spirituale, della Caserta “resistente” alla camorra che ha sempre ispirato l’impegno civile dei Cittadini per la difesa del bene comune (ambiente, università, migranti, ecc.) anche quando bisognava contrastare apertamente la complicità di partiti ed istituzioni orientati a favorire interessi … indicibili!