Il senso di responsabilità
Definire teste di minchia gli elettori prima delle votazioni non funziona. Perciò bisogna riprovare. Trovar qualcosa di simpatico da dire”
Riprovò ancora, davanti allo specchio. Sguardo intenso, volto serio ma non funereo, espressione di una virile preoccupazione e non certo di un’adolescenziale disperazione. «Penso che il popolo italiano abbia dimostrato in questi anni una grande maturità» e annuì, come per affermare una profonda verità.
Si guardò ancora nello specchio e sentì le mascelle contrarsi. Strinse i denti e con indice e pollice finse di massaggiarsi le tempie (cosa che comunque non bisognerebbe fare: mai nascondere il proprio volto, può venir percepito come segno di insincerità), si schiarì la voce, tossì, simulò un bruscolino all’occhio, poi un accesso di tosse, un attacco asmatico una polmonite fulminante una Tbc istantanea una congiuntivite una paresi forse sintomo di chissà cosa, ma alla fine capitolò. La risata gli scappò. Nemmeno questa volta c’era riuscito, era un passo molto difficile.
“E ora cosa pretendete?”
«Teste di minchia» : avrebbe voluto dire. Altro che grande maturità, grande saggezza, grande responsabilità, ma quale!: teste di minchia ecco cosa siete. Ma come minchia avete fatto, voi deficienti di italiani, a votare quel delinquente, quel depravato quel malfattore finto come una moneta da tre euro? Come minchia faceste? E ora, ora che stiamo nella merda cosa pretendete? Che non sia colpa vostra? Che sia colpa della casta, della Merkel, della zanzara tigre, dell’Euro, dell’anticiclone delle Azzorre? Di chiunque, ma non vostra? Teste di minchia siete e teste di minchia resterete.
Il guaio, però, era che definire teste di minchia gli elettori nel corso dell’ultimo appello prima delle votazioni non viene considerata, in genere, una tattica vincente. Doveva riprovare, mantenersi serio. Crederci. Sì, crederci: quello è il segreto.
“Penso che il popolo italiano…”
Ancora davanti allo specchio, aggiustatina alla cravatta. Schiarimento di voce. «Penso che il popolo italiano abbia dimostrato in questi anni una grande maturità». Ci credeva: era vero. Il popolo italiano è maturo e responsabile. Saggio, è il termine giusto. Controllò la sua espressione allo specchio: seria, assertiva. Credibile. Ottimo, passiamo oltre.
«Penso che solo il grande spirito di sacrificio dei padri e dei nonni abbia permesso la sopravvivenza di tanti giovani senza lavoro…»
“Ma chi se ne frega, tanto io evado”
Seeh, ‘sta minchia. Prima i nonni e i padri si sono pappati tutto, poi danno qualche briciola ai propri figli e pretendono la medaglia d’oro al valore. Senso di responsabilità? Ma quale? Hanno distrutto le coste di un paese per costruirci le loro villettine abusive. Si rovina il paesaggio? E cosa me ne fotte? Mica è mio il paesaggio! Le tasse sono alte, il debito esplode? Ma chi se ne frega, tanto io evado. Responsabile? Popolo responsabile? Ma quale? Quello danese, forse.
No, così non andava. La sua espressione tradiva un certo disgusto, e tutti concordano sul fatto che non sia opportuno schifare i propri potenziali elettori.
Si ricomincia. Aggiustatina alla cravatta, respiro profondo, sguardo intenso. «Penso che il popolo italiano…».